Trieste Film Festival: apertura con Agnieszka Holland e Radu Jude
La sezione ‘Wild Roses’ del TFF sarà dedicata alle cineaste della Germania contemporanea. La manifestazione si terrà dal 19 al 27 gennaio al Teatro Miela e al Politeama Rossetti
Mercoledi, 10/01/2024 - Sta per iniziare, con una doppia apertura, il 35. Trieste Film Festival, con partenza il 19 gennaio al Teatro Miela e il 23 gennaio al Politeama Rossetti, rispettivamente con i film ‘Do Not Expect Too Much from the End of the World’ di Radu Jude e ‘Green Border’ di Agnieszka Holland.
Complici le esigenze di programmazione dei teatri che lo ospitano, il 35.TFF (in programma dal 19 al 27 gennaio) torna a sdoppiare l’apertura della manifestazione, cogliendo l’occasione per dare il giusto risalto a due titoli che hanno segnato l’ultimo scorcio della scena cinematografica del 2023, imponendosi dalla loro prima apparizione festivaliera (a Locarno e a Venezia) tra i grandi film europei dell’anno.
Il 19 gennaio la programmazione del Teatro Miela si inaugura con Do Not Expect Too Much from the End of the World di Radu Jude, che è al tempo stesso un film teorico sul cinema e una critica esplosiva al cinismo del capitalismo moderno: un’autentica opera-mondo, prossimamente nelle sale italiane con I Wonder Pictures, attraversata da ironia, sferzate moraliste e citazioni colte, che conferma il talento di un cineasta, il rumeno Radu Jude (già Orso d’oro a Berlino, e stavolta Premio speciale della giuria a Locarno), tanto originale quanto inclassificabile.
Il 23 gennaio sarà invece il Politeama Rossetti ad accogliere il secondo film di apertura del festival, quel ‘Green Border’, Premio Speciale della Giuria all’ultima Mostra di Venezia e dall’8 febbraio al cinema con Movies Inspired e Circuito Cinema, che segna il grande ritorno di una maestra del cinema europeo, la polacca Agnieszka Holland. Un film scomodo e giusto, che racconta - attraverso un potente bianco e nero, segnato da una durezza a tratti difficile da sostenere - il dramma dei migranti che si affacciano all’Europa (in questo caso dal confine tra Bielorussia e Polonia), cercando un’accoglienza che i governi hanno dimenticato, e una solidarietà di cui solo singoli individui, spesso illegalmente, sembrano essere capaci.
Nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, il Trieste Film Festival è il primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell'Europa centro orientale: da oltre trent'anni rappresenta un osservatorio privilegiato su cinematografie, autrici ed autori spesso poco noti – se non addirittura sconosciuti – al pubblico italiano, e più in generale a quello “occidentale”.
Nell’ambito del Festival, il tradizionale appuntamento con ‘Wild Roses’, la sezione del Trieste Film Festival che ogni anno fa il punto sulle cineaste di un Paese dell’Europa centro-orientale (dopo Polonia, Georgia e Ucraina, le cui cinematografie sono state evidenziate negli anni passati) sarà dedicata nella 35. Edizione al cinema tedesco, con una selezione – realizzata a cura della Executive Director della Berlinale Mariëtte Rissenbeek – degli sguardi femminili più interessanti della Germania contemporanea.
In programma 13 titoli di altrettante autrici: si tratta di film spesso premiati in giro per il mondo, ma anche di opere meno note, in grado di svelare nomi (ancora) da scoprire per il pubblico italiano, che – come afferma Nicoletta Romeo, direttrice artistica del Trieste Film Festival – «ci mostreranno un Paese moderno, inclusivo, multiculturale e lontano dagli stereotipi».
A guidare la delegazione tedesca sarà Margarethe von Trotta, ospite a Trieste per presentare il suo nuovo film, ‘Ingeborg Bachmann – Journey Into the Desert’ (presto nelle sale italiane distribuito da Movies Inspired). Un’autrice simbolo del Neuer Deutscher Film, Leone d’oro a Venezia nel 1981 con ‘Anni di piombo’, testimone insieme a Ulrike Ottinger (di cui si vedrà ‘Paris Calligrammes’) di una generazione di maestre di cinema ancora in piena attività.
Altri nomi familiari al pubblico dei Festival internazionali saranno protagoniste del ‘Wild Roses’ 2023: Maren Ade, la rivelazione di Cannes 2016 che col suo ‘Vi presento Toni Erdmann’ fece conoscere al mondo Sandra Hüller; Valeska Grisebach e Angela Schanelec, con i loro lavori più recenti (rispettivamente ‘Western’, visto sulla Croisette nel 2017, e ‘Music’, migliore sceneggiatura all’ultima Berlinale); Maria Speth, Orso d’argento per ‘Mr. Bachmann and His Class’, e Maria Schrader, Premio del pubblico agli European Film Awards con ‘Stefan Zweig: Farewell to Europe’; Emily Atef con il suo ritratto di un’inedita Romy Schneider in ‘3 Days in Quiberon’.
E ancora, il talento cosmopolita di Ana-Felicia Scutelnicu (‘Anishoara’) e Ayse Polat (‘In the Blind Spot’), e l’audacia di Nicolette Krebitz (‘Wild’), Nora Fingscheidt (‘System Crasher’) e Frauke Finsterwalder (‘Sisi & I’).
«Wild Roses rappresenta una vera ispirazione - spiega Mariëtte Rissenbeek - pensando a cineaste anticonformiste e coraggiose, e a film che mi stimolano, divertono ma che trovo anche difficili o scomodi. Non c’è rosa senza spine». Il focus ‘Wild Roses’ è stato realizzato con il sostegno di German Films, Goethe-Institut Rom e DeutschZentrum Triest.
L’immagine del Festival, dedicata allo sguardo dei più piccoli, è stata realizzata dal fotografo ucraino Oleksii Furman (i cui lavori sono stati pubblicati da TIME, New York Times, Washington Post, Al Jazeera America, 6MOIS, Der Spiegel, The Guardian, De Standaard e Financial Times) e colpisce chi la vede per la sua preziosa componente di fiducia e speranza, catturata attraverso uno scatto che coglie l’inesorabile e potente richiamo all’energia e alla vita e che ha la forza di sprigionarsi naturalmente, il più delle volte a dispetto dal contesto (Concept by Claimax, foto: Oleksii Furman).
Anche nel 2024, inoltre, come ormai tradizione, si è rinnovata la collaborazione tra il Trieste Film Festival e il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), che ancora una volta ha scelto il palcoscenico del Politeama Rossetti per premiare, all'inizio del nuovo anno, i migliori titoli usciti nelle sale nell'anno appena trascorso.
Due i riconoscimenti, al miglior film italiano e al miglior film internazionale: tra gli italiani, a "imporsi" come il più votato nel referendum promosso dal Sindacato tra tutti i propri soci è stato ‘Rapito’ di Marco Bellocchio, già premiato nel 2020 per ‘Il traditore’, mentre ‘Pacification’, di Albert Serra, è invece il miglior film in assoluto fra tutti quelli distribuiti in sala nel nostro Paese nel corso del 2023.
A votare è stata la commissione incaricata di segnalare i Film della Critica (28 quelli di quest'anno), composta da Pedro Armocida, Paola Casella, Massimo Causo, Adriano De Grandis, Francesco Di Pace, Fabio Ferzetti, Beatrice Fiorentino, Federico Gironi, Roberto Manassero, Raffaele Meale, Paolo Mereghetti, Anna Maria Pasetti, Cristiana Paternò, Giulio Sangiorgio, Sergio Sozzo.
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