Nepal - Hanno fondato una ong, hanno aperto una locanda e un centro per la formazione nel settore turistico. Il motto delle sorelle Chhetri è “Ogni donna che desidera cambiare la propria vita merita la speranza di un futuro migliore”
Di Pietro Maria Elisa Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2008
Al rientro da un trekking nel circuito dell’Annapurna, ho sostato alcuni giorni a Pokara, cittadina nepalese sul lago Phewa, abituale luogo di transito dei turisti. L’escursione era stata straordinaria, ma qualcosa non aveva funzionato: le difficoltà di una ragazza e la dubbia affidabilità di una guida. Cercando agenzie di trekking per nuovi viaggi, fui attratta da un invito ad ingaggiare guide donna. Le pareti dell’ufficio erano ricoperte di articoli apparsi su testate internazionali, lettere di apprezzamento, premi e menzioni al merito, persino dei reali inglesi. Con molto garbo, Dicky mi presenta l’agenzia Three sisters Adventure Trekking, specializzata in servizi turistici women friendly, gestita insieme alle sorelle Lucky e Nicky Chhetri. Le tre pioniere del trekking femminile sono note nel mondo per promuovere l’emancipazione delle donne nepalesi con corsi di formazione e opportunità di lavoro nel settore del turismo sostenibile. Intraprendenti e determinate, come evoca il cognome, quello della casta dei guerrieri, sono nate e cresciute in India, ma hanno deciso di vivere nei luoghi d’origine familiare.
L’idea maturò negli anni Novanta, con l’apertura di una locanda e un viaggio di studio sulle attività montane nel Nepal occidentale. La frequentazione dei turisti favorì la raccolta di osservazioni e confidenze. Le donne riferivano disagi affrontati nei trekking, a volte molestie e violenze causate o favorite dalle loro guide. La visita nell’occidente del paese svelò la condizione di donne ai margini della sussistenza, costrette al lavoro nei campi, lasciate a casa con anziani e bambini dai compagni andati in cerca di fortuna. In un sistema che le sfrutta e le discrimina, sono abituate alla fatica e oppresse dai carichi familiari, sottomesse ed emarginate; espulse dal mercato del lavoro ufficiale; sottopagate o non pagate affatto. Il Nepal, come altri paesi in via di sviluppo, vive molte contraddizioni, anche riguardo alle donne, per una tradizione degenerata nei secoli in chiave maschilista, perciò la parità dei diritti resta sulla carta, benché turismo e rapporti con l’India abbiamo favorito un certo progresso.
Le sorelle Chhetri risposero offrendo sicurezza ai turisti e aiuto alle nepalesi. Fondarono l’organizzazione non governativa Empowering the Women of Nepal con un centro per attuare un programma di formazione e avviamento al lavoro delle donne nel settore turistico, proprio accanto alla locanda. Il motto parla chiaro:“Ogni donna che desidera cambiare la propria vita merita la speranza di un futuro migliore”. Non è stato facile vincere stereotipi, resistenze e diffidenze locali, ma i riconoscimenti hanno abbattuto molti pregiudizi. Anzi, agenzie rivali stimano le guide donna per bravura e competenza.
Ai corsi accedono donne da tutto il Nepal, di ogni casta e condizione, spesso vedove o divorziate. Trovano ospitalità nel centro e maturano esperienza sul campo, prima come portatrici, poi come guide insieme a una collega esperta. Ricevono subito una paga pari ai dipendenti pubblici, più elevata di molti uomini nepalesi. Teoria e pratica uniscono allieve e veterane nei corsi di aggiornamento itineranti e agevolano la reciproca formazione, sul modello del mentoring. Lo sviluppo delle abilità si accompagna alla crescita umana, migliora la consapevolezza delle capacità personali, rafforza il senso di sicurezza e rende le donne indipendenti, una risorsa per se stesse e per il paese.
Le lezioni valorizzano doti femminili e comprendono elementi tecnici, di primo soccorso, medicina ed educazione ambientale, per sensibilizzare turisti e gestori dei rifugi anche alla salvaguardia dell’ambiente. Ogni anno le ragazze celebrano la giornata della donna organizzando la pulizia del lago, lanciando un esemplare messaggio ecologico. Imparano anche storia, cultura e geografia, perciò dicono di sentirsi “ambasciatrici” del loro paese.
Recentemente, al centro si affianca un ostello che accoglie orfane o giovanissime in difficoltà, incontrate durante le escursioni, sottratte così a miseria e lavoro minorile. L’organizzazione riesce a sostenerle coi proventi delle attività turistiche, fino a farle diventare guide o al termine degli studi che sono libere di scegliere. E’ stato emozionante ascoltarle una ad una, mentre fanno progetti per il futuro, con lo sguardo fiero e sereno, grazie all’operosità delle Chhetri. Al momento dei saluti non ho potuto nascondere la commozione. L’abbraccio a Dicky, come a una sorella, è un vivo ringraziamento. Entusiasma e conforta che così lontano, in un contesto di sottosviluppo economico e umano, sia sorta una così grande impresa, ma soprattutto riscontrarne il successo.
(Foto di Maria Elisa Di Pietro)
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