Venerdi, 29/03/2019 - Si indicavano nell'articolo “12 paesi in cui le donne sono trattate peggio degli animali”, appunto i luoghi delle violenze efferate sulle donne. Ma se leggiamo i tipi di violenza, possiamo dire che nessun Paese è esente da esse, violenze che per il codice penale e civile sono punibili, ma all'interno delle pareti domestiche stranamente l'uomo scrive le sue leggi. Dispotiche, crudeli. Impunibili perché la donna tiene il gioco del silenzio, come le è stato insegnato da piccola. Come le dicono gli stessi figli: “mamma, ma quello è nostro padre”. Dimenticando però che è un padre violento. Perchè non si dice al proprio padre: “quella è nostra madre, non le puoi fare questo”. Intolleranza per chi denuncia nella sua stessa famiglia, tolleranza e copertura per chi delinque, per chi viola le leggi e ne fa di proprie.
Ma vediamo quali sono questi Paesi. Le ragazze Pakistane, si legge, possono subire punizioni fisiche e psicologiche se non ubbidiscono ai comandi del marito. Anche nelle nostre tiepide case italiane succede questo, solo che i la parola comando viene sostituita con “questioni poste dal marito” alla moglie. Se sgarra scattano le punizioni corporali, umilianti (stare chiusa fuori per ore) verbali. La parola “puttana” si trova in tutti i casi di denuncia delle donne, spiega il “pool famiglia” Fabio Roia, giudice di Milano.
Yemen: le donne vengono educate a curare e venerare i loro mariti. E perché, di cosa ci scandalizziamo, forse che in Occidente non avviene? Non ci mettono una bambola in bracco mentre sappiamo appena sillabare le parole e ci dicono: “preditene cura sempre?”. Quando ci viene tolto poi questo ruolo, per qualsiasi ragione, il mondo ci cade addosso, specialmente se è corredato di offese (Non sai pulire, non sei una buona madre ecc.)
Arabia Saudita: ci sono numerose restrizioni i questo paese, primo fra tutti non uscire di casa se non col consenso o accompagnamento del marito. Succede anche nei paesi e città italiane, nei piccoli centri, Carosino, Fragagnano, Lizzano, Taranto. Tante le donne che per uscire di casa devono concordare orari, restrizioni, strade che devono percorrere, ora di ritorno, e continui spostamenti in cui sono accompagnate e riprese, anche se sono dotate di automobile.
Guatemala: donne picchiate fino a morirne. E da noi? Il bollettino di guerra che indica i femminicidi è una risposta.
E anche se non si muore le violenze fisiche e psicologiche rimangono sulla carne delle donne, e non stiamo parlando di Paesi in via di sviluppo ma dell'Italia. Alcune di noi sono addestrate come si fa con l'addestramento per cani. Chi scrive ha una associazione a Carosino (TA) che contrasta la violenza sulle donne: “Donne in fermento”, ha contezza di questo fenomeno. Tanti i casi appena accennati, come se fosse la donna ad avere vergogna, e non l'uomo che delinque.
Dal libro “Non mi toccare” Aracne editrice si legge: Educata a essergli sottomessa. Col metodo dell’addestramento dei cani
Per sopravvivere bisogna sapersi adattare, questo ci dice la società patriarcale, limare il proprio carattere secondo le esigenze di quello più forte. Una volta riconosciuta la condizione di subordinato e dipendente, l’essere dominante va a gonfie vele.
“Ecco io sono stata educata come se fossi un cane da mio marito”, mi dice Annetta. “Anzi in modo più brutale, a volte lui utilizzava le mani e le parolacce come punizione. Cosa che non si consiglia di fare neanche in addestramento animale. Sono stata trattata peggio degli animali”.
Non bisogna mai, e in nessun caso, usa violenza fisica o psicologica per punire il cane, perché non insegnerete nulla, ma aumenterete le sue paure e apprensioni. “Queste le parole di un qualsiasi testo di addestramento. E invece il mio compagno quello voleva fare: impaurirmi. A volte ho avuto enuresi notturna. Il cane deve camminare al nostro fianco o dietro, mai davanti. Questo facevo io.
Mi ha sbattuto il cibo in faccia perché avevo fatto qualcosa di banale, ma che a lui non era piaciuto. Ho letto sempre nei manuali di addestramento che quando si porta del cibo ad un cane bisogna tenere la ciotola in mano e darla solo quando sono ubbidienti e seduti; non consentire mai di iniziare a mangiare fino a quando non guarderà negli occhi e avrà il permesso del padrone.
Io ho avuto vere e proprie lezioni di quello che dovevo o non dovevo fare. Come quando si insegna al cane ciò che è buono e ciò che è sbagliato, e si corregge ogni comportamento sbagliato. Io venivo punita se mi permettevo di arrivare con qualche minuto di ritardo. Chiusa fuori in terrazza per ore se rispondevo male.
Non potevo camminare per il paese: alcuni luoghi mi erano negati e gli orari erano limitati. Anche nei manuali di addestramento si dice: Non lasciate che il cane si appropri di alcuni spazi. Arrivare da una serata con le mie amiche dopo le otto e mezza di sera significava essere punita. Lasciata fuori dalla stanza da letto anche per un’oretta. Poi la porta si apriva quando ero esausta e avevo implorato io di aprire. Mi vergognavo di me. Ma ci ero dentro fino al collo in questa relazione, mi sentivo fortemente legata a lui. Invischiata fino al collo e non sapevo uscirne.
Se facciamo rete si può. È troppo umiliante e disumana una vita così.
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