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Tra mercato e libera informazione

Tra mercato e libera informazione

Editoriale di gennaio 2012 - Che ne sarà dei diritti degli italiani e delle italiane?

Bartolini Tiziana Venerdi, 23/12/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2012

L’Italia che verrà, dopo lo tsunami della crisi economica e finanziaria che stiamo attraversando, sarà un paese molto diverso da quello che abbiamo provato a costruire a partire dal dopoguerra. L’idea di una convivenza civile fondata su equilibri istituzionali e sociali è stata logorata da un progressivo e sempre più aggressivo individualismo. I limiti di un sistema fondato sugli egoismi di singoli o di gruppi sono più che evidenti e i danni, gravissimi, che riguardano milioni di persone non saranno facilmente riparabili. Il sistema non funziona più, ma altri mondi possibili non li scopriamo ancora. Dunque siamo costrette/i a continuare una corsa tanto forsennata quanto priva di sbocchi. La manovra finanziaria del Governo Monti salverà l’Italia, o meglio, dovrebbe mettere in sicurezza i conti pubblici. Ma che ne sarà dei diritti degli italiani e delle italiane? I tagli alla spesa pubblica incideranno profondamente nel welfare, modificando il sistema di assistenza e di relazioni sociali. Ci sarà molto più ‘mercato’ nella vita di ciascuno/a, anche se la limitazione o l’esclusione di sostegni pubblici in alcuni settori equivale ad eliminare servizi o a ridurre spazi di libertà e di democrazia. È il caso della sanità, dei trasporti, della scuola. E anche del sistema dell’informazione. Dire che i giornali devono stare sul ‘mercato’ è una affermazione propagandistica che equivale agli insulti generici dell’antipolitica. Questo anche perché le condizioni di partenza non sono uguali: enormi conflitti di interesse non permettono a tanti giornali di ottenere pubblicità e impediscono lo sviluppo di imprese editoriali ‘pure’. I tagli - enormi - del contributo pubblico all’editoria si collocano in un contesto sociale e politico sempre più verticistico e oligarchico, tendenzialmente poco propenso al dialogo. Assottigliare la conoscenza attraverso la limitazione delle fonti di informazione è funzionale all’obiettivo di scoraggiare una cittadinanza attiva e consapevole. Si calcola che i tagli all’editoria provocheranno la chiusura di circa 100 testate con la perdita di almeno 4000 posti di lavoro, senza considerare l’indotto. È chiaro che i giornali costretti alla chiusura non saranno quelli dei grandi gruppi editoriali, che hanno pubblicità e contributi pubblici, ma solo le piccole testate libere, linfa vitale di un sistema informativo e culturale diffuso e plurale, che fanno controinformazione, quelle su cui si trovano notizie che per i grandi media non sono notizie. ‘noidonne’ è uno di quei giornali, e oltre ad essere una voce libera è anche, nel suo genere, l’unico spazio delle e per le donne. Saranno le donne a decidere di mantenere aperto questo flusso di incontro e scambio, attraverso gli abbonamenti che rinnoveranno o che regaleranno, grazie alle parole che spenderanno per chiedere alle amiche e alle vicine di abbonarsi a 'noidonne’. Con l’impegno di ciascuna dimostreremo al ‘mercato’ che si può vivere anche senza dipendere dal ‘mercato’. È un’impresa difficile, ma è un’impresa per e con le donne, quindi possibile. Grazie per quanto ciascuna potrà e vorrà fare.



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