Martedi, 17/12/2024 - Leggendo quanto in questi mesi è stato pubblicato intorno al problema della violenza di genere e a quanto cammino sia necessario ancora fare perché le ragazze di oggi vengono spontanee delle riflessioni a chi, come chi scrive, è cresciuta con la consapevolezza che le nostre madri avevano aperto un cammino di libertà e parità di accesso nella società.
Parto dall’ultimo concetto: pari opportunità, che significava poter studiare all’università, poter sostenere un colloquio di lavoro e poter trovare un lavoro simile o uguale a quelli degli uomini, dalle Forze Armate al capo reparto, dal manovale al gruista, poter viaggiare e fare esperienze all’estero. Posso dire con certezza, lavorando costante a contatto con giovani, che quella consapevolezza e quindi ciò che spingeva la mia generazione a farsi avanti con forza in quelle strade è sfumato.
Sfumato dietro un’educazione timorosa, che pensa a mettere in guardia le ragazze – e fin qui andrebbe anche bene, se poi non diventasse paura ad affrontare sfide e chiusura nei confronti del mondo: molti genitori crescono le figlie senza dare loro opportunità, neanche quelle che la scuola può offrire loro, perché tanto sono femmine e quindi vanno solo protette, non potranno farsi strada se non vicino a un compagno o in un gruppo, ma non da sole, troppo vulnerabili.
Cosa è successo? Dove è stata persa la capacità di autodeterminarsi del mondo femminile? Sarebbe bene chiederselo, invece di gridare allo scandalo se le ragazze stanno dentro una relazione tossica fino a morire, ma senza riuscire a notare i segni di ciò che non va bene e chiedere alla scuola di attivare percorsi di educazione affettiva – ben vengano anche loro, ci mancherebbe, tutto può servire, ma va rinforzata la coscienza delle persone, la fiducia e la speranza.
Senza fiducia e speranza come si fa a vivere? Come si fa a sentirsi liberi? Liberi di scegliere, di muoversi, di viaggiare, di esplorare, di conoscere? Penso che sia proprio necessario che tutta la società non solo si interroghi ma corra ai ripari quanto prima, se non vogliamo continuare a crescere ragazze nel timore, ragazze fragili, ragazze sprovvedute, se non vogliamo continuare a far crescere il numero di chi si rivolge a psicologi e psichiatri perché si sente inadeguato, schiacciato da una società, un modo di pensare, di comportarsi che non riesce né a comprendere né, tantomeno a gestire.
E’ veramente amaro avere la sensazione che quanto era stato conquistato non sia per niente scontato, ma anzi, debba essere riconquistato perché è andato perduto, nel menefreghismo? Nella noncuranza? Nell’ignoranza?
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