Torino / Italiani si nasce…e noi lo nacquimo - di Mirella Caveggia
Maurizio Micheli e Tullio Solenghi anticipano a modo loro la ricorrenza dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia con lo spettacolo di Marco Presta e Michele Mirabella.
Mercoledi, 10/03/2010 - In una piazza teatrale metafisica e nobilitata dalla severità di spettrali monumenti a Garibaldi e a Vittorio Emanuele II, Maurizio Micheli e Tullio Solenghi anticipano a modo loro la ricorrenza dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia. Lo spettacolo, intitolato “Italiani si nasce… e noi lo nacquimo”, e prodotto da Contrada - Teatro Stabile di Trieste, rincorre la storia patria e giocando sulla scrittura di due geni del copione comico: Marco Presta e Michele Mirabella, evoca in allegria la nostra identità.
La celebrazione diretta dalla regia di Marcello Cotugno, è introdotta solennemente da rime e versi aulici; ma i due zuzzurelloni e i sei vivacissimi attori che li affiancano capovolgono presto gli accenti e con giuliva goffaggine ripercorrono momenti di gloria del passato per beffeggiare le miserie del presente. Per la prima volta insieme, i due bravi attori (uno apprezzato da Giorgio Strehler, l’altro artefice del famoso trio con Anna Marchesini e Massimo Lopez) svolazzano nel tempo beccando qua e là personaggi famosi od oscuri per tracciare un identikit dei nostri connazionali, con il loro costume, il modo di fare e l’eterna furbizia venata di cialtroneria. La descrizione risale alle origini più remote, e muovendosi dal paradiso terrestre, dove un’italianissima Eva ha fatto già cornuto Adamo con l’uomo di Neanderthal, attraversa tempo e spazio fino ai nostri giorni. Vengono così inglobati in una spassosa accolita i grandi che hanno fatto la gloria della Penisola: Leonardo, Colombo, Michelangelo, Casanova, Leopardi (quest’ultimo bocciato senz’appello da una commissione odierna che definisce l’Infinito “una rottura di coglioni biblica”). Gli episodi sono punteggiati di riferimenti alla nostra epoca trapuntata di furbizie e di espedienti, come quelli a cui ricorrono due prigionieri cristiani in via di sbranamento, che nell’antica Roma la fanno franca grazie a un indulto acchiappato in extremis. Di rimbalzo in rimbalzo, dopo le soste nelle epoche dei famosi, si arriva ai giorni nostri. Qui l’arazzo si arricchisce di macchiette odierne schizzate con acume e con imitazioni spassose come quelle di Renato Zero e di Mughini che “aborre”, figure medianiche sbertucciate da Tullio Solenghi insieme ad altre note personalità del “più bel paese del mondo”. Quanto all’Italia del futuro, vista attraverso giovani fessacchiotti e ignorantissimi, meglio non cercare di scrutarla, pena lo scoraggiamento.
La carrellata che tratteggia con intelligenza un’italianità segnata da pecche che non conoscono tramonto, si è avviata con successo al Teatro Alfieri di Torino e nel Circuito Teatrale del Piemonte. La sua lunga tournée che si sviluppa in due stagioni celebrerà anche il varietà teatrale, un genere che può dispensare divertimento e spensieratezza se realizzato, come in questo caso, da artisti di qualità.
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