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Torino, concretezza e spiritualità

Torino, concretezza e spiritualità

Intervista a Antonella Parigi - “saper far conti e far quadrare i bilanci è uno degli elementi della creatività. Credo più nella concretezza che nelle idee che non fanno i conti”

Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2008

Torino Spiritualità, una delle più accattivanti proposte culturali sbocciate in Italia, giunge alla sua quarta edizione (24-28 settembre). Al suo esordio, con quel titolo dal vago profumo d’incenso, era sembrata una bizzarria. Invece l’iniziativa sul cui esito pochi avrebbero scommesso ha visto accrescere successo e richiamo e ha assunto nel breve volgere di pochi anni un rilievo internazionale. Il progetto è nato da un’intuizione di Gabriele Vacis, che aveva portato in palcoscenico un allestimento intitolato “Domande a Dio, domande agli uomini”: visto il successo, perché non lanciare ogni anno una serie di appuntamenti intorno ai temi dello spirito? Il pubblico ha risposto fin dalla prima edizione. Intorno ai temi proposti in cortili, palazzi e teatri si è addensata gente di ogni ceto e di ogni età, sensibile e curiosa di fronte ad argomenti sempre più attuali e complessi in tempi come i nostri che hanno espresso una generazione piuttosto arida, senza grandi ideali, senza fede, con scarsa fiducia in se stessa e nella libertà umana. La ricerca di una dimensione morale e spirituale dell’essere umano, il dialogo interreligioso e interculturale, anche la dimensione politica hanno favorito dibattiti accesi. Personalità provenienti da tutto il mondo hanno animato incontri e convegni e in un clima di affabilità con un pubblico hanno condiviso il loro sapere e il loro sentire.
Adesso l’esperienza è cresciuta, l’occasione di riflessione sugli aspetti più profondi dell’esistenza - anche al di là delle religioni - è un campo ben seminato, rigoglioso di spunti di riflessione, un terreno di conoscenza esteso, perché le radici della spiritualità si estendono e si intrecciano su ambiti diversi.
Fondatori e animatori di questo affascinante laboratorio di democrazia e di libertà di coscienza sono Gabriele Vacis, Roberto Tarasco, e Giorgio Vasta. Antonella Parigi, che del Comitato organizzatore è presidente, è la vivace, fantasiosa e sorridente animatrice degli incontri che quest’anno si svilupperanno su un sottile e dorato filo conduttore: la speranza.
“Non pratico religioni, afferma. Sono una persona assolutamente laica. Ma, come dice una mia cara amica, monaca buddista, sono una donna di fede. La nostra definizione è quella di ‘cittadini’, del nostro paese e del mondo”.

Lei ha una formazione impareggiabile: una laurea in filosofia, applicata per anni all’impresa e alimentata da una approfondita relazione con la letteratura. Il Circolo dei Lettori di Torino, di cui ha assunto la direzione, ha un successo che deve avere stupito anche lei. Dove ha esercitato la capacità manageriale e organizzativa?
Ho lavorato a lungo con la tedesca Braun e alla Cinzano. Saper far conti e far quadrare i bilanci è uno degli elementi della creatività. Credo più nella concretezza che nelle idee che non fanno i conti.

Sono tante le personalità, che Torino Spiritualità richiama. Chi sono questi maestri?
Per me sono quelli che uniscono ad un sapere specifico una formazione del sé molto profonda e una capacità di trasmettere un’emozione, più che di dimostrarsi dei bravi divulgatori. Enzo Bianchi, Gabriella Caramore, Martina Corgnati, Stefano Levi della Torre, Ugo Perone Farina Sabati, Lililia Zaouali…per citarne alcuni.

Fra tanti poeti, pensatori, artisti. C’è una personalità che l’ha segnata particolarmente?
Un mio punto di riferimento è Padre Bianchi, una persona che è vicina agli altri, non solo spiritualmente, intellettualmente, ma anche umanamente. Ma non solo lui, tutto il monastero di Bose, di cui è priore. Apprezzo molto il professor Melloni, che fin dall’origine lavora con me per la sua capacità e libertà di pensiero.

La spiritualità è talvolta incompatibile con la scienza?
Al contrario, dovrebbero compenetrarsi.

Queste iniziative che raccolgono le domande del pubblico con un contatto diretto, informativo, in cui si confrontano credenti e non credenti, possono essere modellatrici di energie, risveglio di anime?
Io credo negli incontri. Si possono incrociare maestri sulla propria strada, trovare risposte a tante domande, aprire nuovi orizzonti di ricerca. Se le religioni nella loro essenza contengono un grande sapere, una grande conoscenza dell’essere umano, anche al di là della trascendenza del nostro rapporto con Dio, lo slancio spirituale anche a chi non crede offre spunti e conoscenze dell’essere umano molto proficui. Potrei fare degli esempi. E uno personale: un valore come la fedeltà, può emergere in tutta la sua luce come essenza di un rapporto profondo.

Che cos’è la spiritualità?
La definirei la percezione del nostro limite, della parte non razionale di noi, quella più nascosta e intima. Uno slancio verso la ricerca della verità, magari non nelle stesse condizioni per tutti. La nostra definizione di uomo occidentale parte da Cartesio: “penso, dunque sono”. Credo che questa sia una visione di parte, non complessiva dell’essere umano. Mi sento più vicina a quella del buddismo, dove la razionalità è un punto di arrivo, non di partenza. Nel mondo in cui siamo ospiti siano intrisi di emozioni.

C’è una circostanza fortuita che ha indotto il suo successo?
Mi ritengo una donna molto fortunata. Ho avuto begli incontri, fin da bambina. Vengo da una famiglia molto diversa a me, ma ho avuto la gioia di incontrare la mamma di una mia amica, una fisica, di cui ho gran nostalgia, che mi ha aperto un mondo.

Domanda scontata. Lei ha due figli, 18 e 13 anni. Una signora in carriera vorticosa, come lei, è obbligata a trascurare marito e figli per ubbidire all’incalzare delle incombenze e dei ritmi?
Potrei rispondere in due modi. Di tutto i ruoli che ho giocato nella mia vita, quello che mi è piaciuto di più è quello svolto con più dedizione è quello di mamma. L’inconciliabilità è un luogo comune, i miei ragazzi non sono mai stati abbandonati, sono nella media, bravi, simpatici e contenti della loro mamma.


(23 settembre 2008)

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