Login Registrati
Togliti il velo!

Togliti il velo!

Alle sorelle musulmane - Souad Sbai, presidente dell'Associazione donne delle Marocchine, ha diffuso questo scritto che 'noidonne', volendo sostenere un appello coraggioso, offre alla conoscenza e divulgazione.

Elham Manea e Yemen Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2006

"Questo è un invito rivolto a te, sorella musulmana, un invito a toglierti il velo. E’ un invito sincero. Non è un atto di cattiveria. E’ un invito puro. Non cerca di profanare una parte di te. Così come non vuole spronarti alla perversione. Anzi ti invita ad adoperare la tua mente, a utilizzarla, da sola. Tu e la tua mente, bastate da sole. Senza dovere cercare nei libri e nella storia. Senza dovere esplorare nei quaderni le opinioni dei commentatori. Per questo te lo chiedo, senza paura. Ti chiedo di accogliere con benevolenza e ponderare le mie parole senza dubitare del mio intento. Dopotutto tu sei libera. Libera di decidere. Libera di scegliere il tuo destino. Di fare quel che vuoi. Sei padrona di te stessa. Solo tu. Solo tu ti puoi proteggere. Nessun altro. Puoi indossare il velo oppure toglierlo. Rispetterò qualsiasi tua decisione. Alla fine la decisione deve essere la tua. Lascia quindi che ti illustri il motivo del mio invito.
Ho detto in un precedente scritto che l’uso del velo è iniziato di fatto nel mondo islamico con la rivoluzione islamica in Iran, che ha reso obbligatorio il velo per le donne dopo che i religiosi erano riusciti a convincere il ceto medio e le fazioni di sinistra a spargere il proprio sangue per cacciare lo scià Muhammad Reza Pahlevi. Siccome questa rivoluzione ha rappresentato la prima vera rivolta nella regione è diventata per molti un esempio da imitare, così come l’abbigliamento delle donne iraniane (naturalmente, i mezzi di comunicazione hanno taciuto tutte le manifestazioni femminili contro l’imposizione del velo, ma questa è un’altra storia). A questo si aggiunge un altro fatto, ovvero il boom petrolifero cui ha assistito il Regno saudita in seguito al quale alcune persone facoltose hanno iniziato a investire il proprio denaro per pubblicare la cultura della propaganda islamica wahhabita, e per avviare una enorme macchina mediatica che afferma da mattina a sera che il velo è obbligatorio. Queste tradizioni della propaganda islamica si sono unite al pensiero dei Fratelli musulmani e delle fazioni politiche arabe e islamiche a loro ispirate, per diffondere nella società un pensiero nuovo, un pensiero strano, che ha cambiato molti comportamenti e modi di pensare. Quindi l’ambito in cui è nata la questione del velo è politico. Due nazioni, in cui il regime politico governa in nome della religione, attraverso la quale cercano di diffondere il loro modello e al tempo stesso affermare la legittimità del loro potere. Entrambe impongono alle donne il velo, affermando che si tratta di un simbolo religioso, a prescindere dalla loro volontà. A prescindere dalla volontà delle donne! Il pensiero dei Fratelli musulmani mira unicamente a raggiungere il potere politico. Tuttavia, poiché usano la religione per giustificare il loro fine, devono anche fornirci un modello "comportamentale islamico" e l’"abbigliamento" risulta esserne una parte centrale. Quindi, torno a ripetere la questione del velo è del tutto politica. Politica e basta. Ma la sua giustificazione, la convinzione da parte della donna che sia un obbligo, ha assunto tre aspetti: i primi due umani, il terzo religioso. La prima giustificazione si basa sul fatto che la donna, indossando il velo, copre la sua femminilità e protegge quindi l’uomo dalla trasgressione. La seconda vuole che comportandosi così la donna contribuisca a fondare una società virtuosa. La terza sostiene che di fatto sia nella sua essenza un dovere religioso.
La prima giustificazione presuppone che l’uomo arabo sia un animale voluttuoso che non riesce a dominare i propri istinti, poiché il sesso domina la sua mente per cui è inaffidabile e la donna deve quindi coprire le parti del suo corpo che possono sedurlo per proteggerlo dal diavolo che ha dentro di sé. Questa premessa è dannosa e ingiusta nei confronti dell’uomo arabo, che conosciamo come fratello, padre e marito, che conosciamo come essere umano. Perché è capace di trattare la donna come un essere umano, e non come un mero oggetto di piacere. Perché è in grado di dominare i propri istinti, nonostante li abbia e ne sia consapevole, così come fa la donna. Perché io come donna quando ho a che fare con lui parto dal presupposto che è un essere umano. Un essere umano che mi rispetta. Allo stesso modo, la prima giustificazione rappresenta la donna niente meno che come un oggetto sessuale, l’organo genitale, non come un essere umano, non come una persona nella sua interezza, o un essere razionale, ma come un oggetto che risveglia gli istinti, con la voce, con i capelli, con il corpo, tutto in lei provoca e sconvolge l’uomo. Dimenticando che la donna può benissimo farsi rispettare dall’uomo e da chi la circonda con il suo comportamento, con il suo modo di rapportarsi agli altri, non coprendosi il capo, indossando un mantello o una tunica. Con il comportamento. Con il modo di rapportarsi agli altri. Facendosi rispettare.
La seconda giustificazione si fonda sulla premessa che esista una connessione tra l’indossare il velo e l’istituzione di una società virtuosa. In base a questa logica la società virtuosa è quella in cui non esistono rapporti sentimentali tra le persone al di fuori del matrimonio. Tuttavia questa giustificazione è come minimo errata. Poiché le società in cui il velo è obbligatorio e in cui si ha la segregazione dei sessi non sono certo quelle in cui i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio sono inferiori. Anzi è vero il contrario. La segregazione forzata ha portato alla diffusione dei rapporti omosessuali, così come è dimostrato da studi e rapporti pubblicati che il velo non ha evitato che alcune ragazze nel mondo arabo e islamico avessero relazioni amorose al di fuori del matrimonio. Dopodiché, come è d’uso, sono ricorse alla chirurgia per la ricostruzione dell’imene.
La terza giustificazione si fonda sulla premessa che la religione ha una posizione precisa sulla questione del velo, mentre di fatto ci sono testi religiosi diversi tra loro a riguardo, da sempre. E tu donna puoi leggere questi brani da sola, non hai bisogno di un intermediario. Noterai che non solo esistono numerosi testi, ma che questi hanno anche diverse interpretazioni. Tuttavia abbiamo deciso di limitarci e interpretarli in base a idee che risalgono al Medio Evo. Se vuoi la verità, la terza giustificazione che dice a te e a me che la religione impone alla donna il velo è la più debole delle tre, perché abbiamo sentito questo discorso solo verso la fine degli anni Settanta, e l’abbiamo visto applicare solo dopo che l’interpretazione ortodossa dell’islam ha iniziato a dominare il mondo arabo e musulmano.
Questa è la logica sulla quale si fonda il mio invito. Ti supplico di prendere in considerazione le mie parole, la mia richiesta. Non ti chiedo di smettere di pregare. Non ti chiedo di smettere di digiunare. Non ti chiedo di smettere di credere in Dio. Ti chiedo di togliere il velo. I tuoi capelli sono come i miei. Non sono un simbolo sessuale di cui vergognarsi. Il tuo corpo è come il mio. Non è un oggetto di brame sessuali. Il tuo corpo è come il mio. Va rispettato e lodato. Sei come me. Una persona completa. Dotata di capelli e corpo. Sei come me, sei in grado di essere "virtuosa" nei modi e nel comportamento, senza un velo che ti copra. E’ il mio comportamento che mi definisce, non un pezzo di stoffa. Sii come vuoi essere. Rispetterò la tua decisione. Ma alla fine devi essere te stessa. Una donna. Non un oggetto sessuale."

Elham Manea, Yemen




Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®