Titolo*Il management della PA digitale Guida alle competenze digitali del manager pubblico
L'innovazione per il miglioramento della qualità della vita L’Italia, nell'uso dei servizi di e-governement e di Internet, è in ritardo con meno del 20%, contro il 40% medio dei Paesi europei.
Martedi, 20/10/2015 - Le pubbliche amministrazioni nella società italiana rivestono un ruolo fondamentale sia per la conservazione, sia per l’evoluzione del modello culturale. L’indicatore della Digital Agenda Scoreboard europea sui servizi di e-government, prevede che entro il 2015, il 50% della popolazione debba usare servizi di e-government. L’Italia, rispetto agli altri Paesi europei, anche in relazione all’uso di Internet, è in ritardo con meno del 20%, contro l’oltre 40% della media europea. Le cause sono da ricercare in parte in un analfabetismo funzionale e digitale tra i più alti d’Europa, in parte, nelle scelte tecnico-funzionali, che non hanno tenuto conto dei requisiti dei cittadini, utenti dei sistemi, e degli stakeholder dei servizi, perpetuando modalità di progettazione top-down vecchie e improponibili. Diviene indispensabile pertanto che il percorso per la PA digitale sia quello dell’amministrazione aperta, sua unica desiderabile e sostenibile evoluzione. Cambiano i linguaggi, i comportamenti, i ruoli, i paradigmi, i principi di gestione: servono capacità nuove. Competenze digitali evolute, che consentano ai manager delle PA di definire requisiti e politiche adeguate. Ma che cos’è una Pubblica Amministrazione digitale? Semplificando, la si può intendere come il risultato del pieno sfruttamento delle opportunità offerte dalle tecnologie digitali, che ne determina il cambiamento culturale, di competenze, processi e servizi. Un cambiamento finalizzato a migliorare la qualità dei servizi a cittadini e imprese, basato su un’ampia strategia di sviluppo del Sistema Paese. Su un’Agenda Digitale Italiana, ancora inesistente. È necessario curare l’alfabetizzazione digitale e lo sviluppo della cultura digitale per cittadini e imprese, creando le condizioni per la richiesta e l’utilizzo dei servizi digitali, oltre che del commercio elettronico, per un maggior utilizzo e una maggiore consapevolezza della rete, uno dei principali ostacoli allo sviluppo di una nuova competitività italiana. Se si rimane alla digitalizzazione dell’esistente, alla trasposizione su web delle attuali procedure, nulla potrà accadere. L’era digitale è già qui e in molti Paesi è già ben avviata, con numerose opportunità, decisive per il miglioramento della qualità della vita (basti pensare all’applicazione in ambito sanitario o nella mobilità): la PA può diventare traino, esempio e stimolo. Così il manager pubblico assume un ruolo fondamentale per indirizzare utilmente le politiche pubbliche sul digitale, a condizione che possieda adeguate competenze digitali, per guidare nella gestione del cambiamento. Non si confondano le competenze digitali con la capacità di usare smartphone e tablet. Si tratta di competenze che consentono al manager di utilizzare appieno le opportunità del digitale nella trasformazione dei processi e dei servizi che la PA è chiamata a fare. La competenza digitale più evoluta dal punto di vista sociale e politico, è quella che consente ai manager di comprendere il modello da ipotizzare e realizzare. Cambia il ruolo, e cittadini e imprese devono trovare spazi di cooperazione con la PA, per realizzare nel contempo servizi più efficienti e nuove opportunità di crescita dei mercati. È il modello virtuoso circolare, che può realizzarsi intorno al tema degli Open Data, in cui tutti gli attori in gioco possono compiere un paradigma collaborativo circolare dal quale ciascuno trae enormi benefici, che da solo non avrebbe raggiunto. Per attuare con successo rapido e duraturo un simile paradigma, bisogna renderlo sistema, pretendendo che alcune competenze digitali diventino indispensabili del profilo dei manager pubblici, così come alcune competenze collettive, quali la capacità di condivisione di esperienze e soluzioni, in grado di muovere un cambiamento profondo della cultura delle PA e di quella manageriale. Il libro tratta questi argomenti, mettendo in correlazione le competenze necessarie per il manager pubblico con la visione di un’organizzazione pubblica capace di interpretare pienamente “la rivoluzione digitale” al servizio della sua missione fondamentale. Ci si rivolge anzitutto ai manager delle Pubbliche Amministrazioni chiamati a condurre il necessario cambiamento verso il digitale, a realizzare “l’era digitale” delle PA, ma vuol fornire anche uno strumento di riflessione alla classe politica sulla dimensione del cambiamento, che ancora molti pensano di superficie e tecnologico. È utile agli specialisti di Gestione del Cambiamento e di Gestione delle Risorse Umane, a studiosi e studenti di Organizzazione e di Change Management che, sui temi della rivoluzione digitale e dello sviluppo delle competenze, vogliono confrontare riflessioni, elaborazioni concrete, risultati, e recepire studi per indirizzare l’evoluzione delle organizzazioni sul medio-lungo termine. L’auspicio dei due autori, è che si coltivi un “senso diverso dell'innovazione”, al servizio del miglioramento della qualità della vita, di un condiviso sviluppo sociale ed economico, al servizio della democrazia evoluta, in cui i cittadini si sentano coinvolti a tutti gli effetti. È questo il senso stesso della “cittadinanza digitale”. Non sono temi di nicchia o per specialisti, bensì temi del nostro futuro prossimo, emergenza di domani, ma priorità dell’azione di oggi.
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