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Tina MODOTTI.  L’Opera.  A Palazzo Roverella di ROVIGO

Tina MODOTTI. L’Opera. A Palazzo Roverella di ROVIGO

La più ampia monografica di TINISSIMA mai proposta in Italia, in parete fino al 28 Gennaio 2024

Domenica, 15/10/2023 - Metto troppa arte nella mia vita e di conseguenza non mi rimane molto da dare all'arte.
Tina Modotti


Palazzo Roverella, a Rovigo ha da poco aperto le sue porte ad una splendida ed esauriente scelta di oltre 300 opere di TINISSIMA, il frutto di un lavoro fotografico immane di Tina Modotti, una delle più importanti fotografe del XX secolo. Dalle architetture alle nature morte, dal racconto della quotidianità dei ceti popolari, dei contadini, degli operai, dei bambini e delle donne, alla mutazione delle periferie con l’arrivo della nuova modernità: il mondo breve ma intensissimo vissuto, con pienezza, a tutto tondo dalla magnifica artista per molti anni dimenticata. Fino al 1977, data in cui il Moma di New York le dedicò – ancora unica tra le altre grandi internazionali - un’importante retrospettiva che segnò la riscoperta della sua opera, a conferma del ruolo di grande protagonista del XX secolo.
Straordinari gli incontri che costellarono la sua vita, da Diego Rivera a Frida Kahlo, da Robert Capa a Gerda Taro, da Majakovskij a Pablo Neruda, che comporrà, in occasione della sua scomparsa, una toccante poesia, doverosamente esposta in mostra.

Il suo nome era Assunta Adelaide Luigia Modotti Mondini ma per tutti, semplicemente, Tina Modotti. Attrice, fotografa, antifascista, comunista, rivoluzionaria, attivista.

Nata nel 1896, ad Udine, in via Pracchiuso, parte giovanissima dal Friuli migrante perché nata da una famiglia umile con cui manterrà sempre un rapporto di affetto e di amore meravigliosi, con la madre - di cui fotografò l’ultima volta che la vide, le mani, luminoso, significativo e commovente particolare – e con i fratelli tutti racchiusi in un corollario di foto, due immagini, una multipla e la singola, materna, che si porterà sempre appresso: quando morì, il 5 gennaio del 1942 su di un taxi, quelle furono le due icone fondamentali che le ritrovarono nella borsetta...

Lasciare casa la portò, in quel lungo viaggio versò la libertà, la vita tutta sua che ebbe a costruirsi, giorno per giorno, a raggiungere gli Stati Uniti d’America ed a divenire prima attrice di teatro e poi star di Hollywood.
Ma Tina Modotti - Tinissima, come la chiamava la madre che portava il suo stesso nome - preferisce rimanere dietro l’obiettivo e segue l’esempio del suo mèntore e compagno di vita, il famoso fotografo americano Edward Weston, con cui anche dopo il distacco e la lontananza, manterrà sempre un imprescindibile rapporto.

La sua terra di elezione è il Messico post-rivoluzionario degli anni ’20, in cui si respira libertà di espressione e la cultura è strettamente legata alla politica.
Tina si iscrive nel 1927 al Partito Comunista Messicano, diventa amica prima di Frida Khalo e poi anche di Diego Rivera: il suo rapporto con i muralisti e con Rivera in particolare – che diverrà famoso proprio grazie al lavoro di lei per lui - evolve in un vero e proprio sodalizio artistico. La politica per Tina diventa un tutt’uno con la sua arte: le fotografie diventano’ nature morte politiche’ come sottolinea nella sua intervista, la storica e critica della fotografia Roberta Valtorta.
Tina si impegna nell’antifascismo: è in prima linea e alla polizia politica fascista, il suo attivismo non sfugge. Con l’aiuto dello storico Mauro Canali, la puntata ripercorre parallelamente al racconto della sua vita, ciò che le spie fasciste dislocate all’estero rilevano puntualmente della ‘pericolosa comunista Modotti’. È proprio a causa del suo impegno politico che Tina si trova, nel 1930, ad abbandonare il Messico per approdare dapprima a Berlino e successivamente a Mosca. Proprio qui Tina ritrova una sua vecchia conoscenza, un altro giovane comunista, anch’egli italiano, di Muggia: Vittorio Vidali. Si innesca subito un sodalizio sentimentale e politico che accompagnerà Tina per tutto il resto della sua vita. La loro vera avventura politica e rivoluzionaria è la Guerra di Spagna.
“ Bella, simpatica, forte. Un’artista, una fotografa. E una grande combattente, che decise di dedicare tutta la sua vita alla causa del progresso – avrebbe detto di lei lo stesso Vidali.
Nel momento in cui la Repubblica spagnola viene attaccata da Francisco Franco, Tina e Vittorio non esitano a lasciare Mosca e difendere gli ideali mettendo a rischio le loro stesse vite. Dopo tre anni di guerra civile, in seguito alla sconfitta del fronte popolare, fanno ritorno in Messico, ma gli strascichi della guerra minano la salute di Tina, che muore di infarto a Città del Messico all’alba del 5 gennaio 1942 in circostanze, in realtà, a tutt’oggi non chiarite. Sulla sua tomba l’epitaffio scritto dall’amico e poeta Pablo Neruda.

L’esposizione è curata da Riccardo Costantini con la collaborazione di Gianni Pignat e Piero Colussi. Promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, si avvale della collaborazione di Cinemazero e della segreteria organizzativa di Dario Cimorelli, editore anche dell’eccellente catalogo.

“Tina Modotti è morta” – Pablo Neruda
Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:
forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.
La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici
Non dormirai invano, sorella.
Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.
Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l’anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l’assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai tranquilla.
Non odi un passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grande dalla steppa, dal Don, dalle terre del freddo?
Non odi un passo fermo di soldato nella neve?
Sorella, sono i tuoi passi.
Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d’una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio.
Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore.
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall’acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché non muore il fuoco.
(Pablo Neruda, 5 gennaio 1942)

Info:
https://www.palazzoroverella.com/

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