Sabato, 12/11/2022 - Si è da poco chiusa a Genova, a Palazzo Ducale, la mostra “Tina Modotti. Donne, Messico e libertà” e da oggi un’altra, Tina Modotti. La Genesi di uno Sguardo Moderno (Centro Saint-Bénin di Aosta), promossa dall’Assessorato Beni Culturali della Regione autonoma Valle d’Aosta e curata da Dominique Lora, in collaborazione con Daria Jorioz, analizza attraverso oltre 100 scatti originali della fotografa provenienti dalla collezione dell'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia e dalla Fototeca Nazionale di Città del Messico, un essenziale e diverso aspetto dell’arte visiva e visionaria dell’Artista, il suo contributo allo sviluppo della fotografia in Messico, dopo l’apprendistato 'umano e professionale' con il suo mèntore, il fotografo Edward Weston, di cui fu modella, musa e amante.
Così, per dirla con le parole della Curatrice: “(...) Le rappresentazioni di scorci urbani, periferici e campestri, vòlti ad esprimere le condizioni umane, le tradizioni dei popoli ma anche la storia del progresso, accomunano la ricerca della Modotti a quella di altre grandi fotografe quali Lola Alvarez Bravo, Berenice Abbott, Consuelo Kanaga o, in Europa, Lucia Moholy-Nagy. Esplorando la sua profonda sensibilità, Tina sperimenta con forme e corrispondenze. L’opera d’arte è per lei un movimento, un insieme di archivi e di ricordi vivi che, tra passato e futuro, rendono il quotidiano invisibile e dimenticato, un manifesto emotivo che esprime con coraggio e speranza il disagio, l’inconsistenza ed il significato di un presente spesso indigente.
Insieme a Dorothea Lange, Margaret Bourke - White, Lee Miller Penrose, Berenice Abbott, Imogen Cunningham o a fotografe messicane come Lola Alvarez , la Modotti si distingue quale artista appassionata e indipendente, d’avanguardia, coraggiosa e, soprattutto, di essenziale ispirazione per le generazioni a venire (...)”.
La sua libertà di rappresentare il reale, sensuale, ruvida, chiara e vivida, che prende le distanze dall'universo astratto di altri maestri suoi contemporanei quali il già citato Weston, e poi Stieglitz, Adams o Steichen, l'ha infatti portata verso una forma istintiva e originale di umanità e di comprensione nei confronti del mondo che la circondava e che, di fronte al suo obiettivo, si rivelava nella sua essenza, libera da metafore anche nella rappresentazione di un semplice fiore.
L'opera originale di Tina (rivalutata solo a partire degli anni '70) si trova principalmente negli Stati Uniti, dove per troppi anni è rimasta dimenticata negli archivi di vari istituti sparsi per il paese, soprattutto in seguito alla censura imposta dal cieco ed ottuso movimento maccartista che improntò di sé , a livello socio-storico-politico-artistico (e non solo) i ‘maledetti’ Fifties americani.
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