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Tina Modotti a Verona: una fotografa rivoluzionaria

Tina Modotti a Verona: una fotografa rivoluzionaria

Fino all'8 marzo, il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri ospiterà la retrospettiva di Tina Modotti, fotografa, attrice, militante e brigatista internazionale.

Lunedi, 26/01/2015 -
Si concluderà l'8 marzo - al fiorire delle mimose - la retrospettiva su Tina Modotti (realizzata dall'associazione culturale Cinemazero in collaborazione con il comune di Verona e con Silvana Editoriale), visitabile presso il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri.



Sono passati 90 anni dalla prima mostra della Modotti, una ricorrenza che la città di Verona ha deciso di omaggiare, ricordando della Modotti «l'eccezionale vicenda umana, artistica e politica che l'ha resa una delle fotografe più celebri al mondo e una delle personalità più eclettiche del secolo scorso».



La Modotti, nata a Udine il 17 agosto 1896 e deceduta a Città del Messico il 5 gennaio 1942, fu amata e celebrata in vita per le sue opere, soprattutto in America latina. L'ingiusto oblio in cui cadde poi, si deve forse ricondurre ad un certo spirito reazionario che la bollò come una personalità eccessivamente laica.



Tina Modotti non fu, infatti, una semplice artista, ma prima di tutto fu una donna profondamente libera. Vestì i panni dell'operaia, dell'attrice e dell'emigrante fino ad essere, nel Messico degli anni Venti, una militante antifascista così attiva nel movimento comunista internazionale da essere perseguitata. Fu quindi, esule politica e garibaldina di Spagna.



«Sempre, quando le parole "arte" e "artistico" vengono applicate al mio lavoro fotografico», diceva la Modotti, «io mi sento in disaccordo... Mi considero una fotografa, niente di più. Se le mie foto si differenziano da ciò che viene fatto di solito in questo campo, è precisamente perché io cerco di produrre non arte, ma oneste fotografie, senza distorsioni o manipolazioni».



Già solo sulle tecniche estetico-artistiche della Modotti si potrebbe parlare a lungo. Il suo approccio all'immagine fotografica, metodico e posato, rende i suoi bianchi e neri pastosi e meditati. Nel tempo e con l'esperienza, insomma, la Modotti riuscì di fatto a trasformare la macchina fotografica in uno strumento di indagine, in un mezzo di denuncia sociale.



Un semplice scatto, "umile" proprio perché non manipolato, "autentico" perché non distorto, assumeva e assume tuttora un valore ideologico, all'epoca apprezzato anche dallo scrittore John Dos Passos, e dalla pittrice Frida Kahlo.



Foto: Tina Modotti, Madre con bambino di Tehuantepec, Messico, 1929. Archivio Fotografico Cinemazero Images, Fondo Tina Modotti.

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