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Tilonia, tra sviluppo e tradizione

Tilonia, tra sviluppo e tradizione

India / Rajastan - Da 38 anni combattono tutte le discriminazioni. Accade al Barefoot College, che prepara gli “ingegneri solari scalzi” usando sistemi di formazione alternativi

Rosa M. Amorevole Lunedi, 19/04/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2010

Appena giunta a Tilonia, un villaggio situato a 7 km dalla strada tra Ajmer e Jaipur in India, ecco venirmi incontro Ram Niwas che mi accoglie con un sorriso. È il responsabile della comunicazione del Barefoot College (il nome con cui è conosciuto il Social Work and Research Center), ed è sempre felice di incontrare chi arriva con la curiosità di capire ciò che in quella parte del Rajastan sta avvenendo da 38 anni. E’ una realtà in cui si recuperano gli aspetti positivi della tradizione, sviluppando – attraverso una gestione comunitaria – un livello di vita migliore per la popolazione contrastando ogni forma di discriminazione, a partire da quella di genere e quella del sistema delle caste. La “Scuola dei piedi nudi” cerca di migliorare la vita dei contadini insieme a loro, ottenendo risultati concreti: l’acqua, la prevenzione e la cura delle malattie, i diritti umani, l’istruzione, il lavoro.

In India, secondo il rapporto della Banca Mondiale, 827 milioni di persone hanno meno di due dollari al giorno per vivere, il 75% della popolazione vive nelle campagne, di questa il 61% delle donne è totalmente analfabeta. Per le realtà rurali la povertà è devastante, stretta tra la scarsità di acqua, le rigide tradizioni e la dittatura dei capi villaggio. Le discriminazioni nei confronti delle donne derivano dalla scarsa considerazione che la società indiana riserva alle femmine. Sono viste come un peso perché per sposarsi debbono avere a disposizione una dote che le famiglie povere non possono dare. Per questa ragione sono solitamente meno istruite ed hanno minori cure sanitarie rispetto ai componenti maschi della famiglia.

Ram mi accompagna a visitare il villaggio. Vicino all’ingresso è parcheggiato un aereo da combattimento. Mi racconta che trovarono quando arrivarono li. Hanno deciso di tenerlo a monito di quanto sia stupida la guerra.

Il progetto è iniziato nel 1972 da Bunker Roy. Nato nell’agiata borghesia indiana e avviato alla carriera diplomatica, decise di abbandonare un futuro certo per dedicarsi allo sviluppo delle comunità rurali in una zona flagellata dalla siccità. L’idea era quella di avviare un esperimento comunitario di condivisione delle conoscenze e di sviluppo indipendente.

“Ciascuno mette al servizio della comunità ciò che è capace di fare”. Il punto di partenza era quello di “sfatare il modello tradizionale di educazione che vede il ritorno al proprio villaggio come una scelta perdente, mentre rimanere in città era considerato un successo”. Nella filosofia del Barefoot occorre usare la saggezza e la sapienza del territorio e della tradizione, prima di rivolgersi all’esterno. Usando sistemi di formazione alternativi è possibile offrire al maggior numero di persone di frequentare la scuola di base offrendo così alle comunità la possibilità di rendersi autosufficienti.

Oggi Tilonia presenta una serie di strutture che coprono un’area di 7mila metri. Ci sono alloggi per i residenti, guest house per i visitatori, sala mensa, biblioteca, un laboratorio per l’analisi dell’acqua, il teatro, l’infermeria, molte sale riunioni, i laboratori audiovisivi e un anfiteatro. Negli uffici amministrativi donne che lavorano con il computer, se hanno figli piccoli che ancora non vanno alla scuola materna li tengono accanto. C’è anche l’ufficio postale, il negozio per la vendita delle produzioni artigianali (tessuti, tappeti, oggetti in legno, stampe, ecc.), l’internet cafè ed una biblioteca itinerante. Le strutture sono state costruite dagli architetti locali – senza laurea ufficiale ma formati al Barefoot – il tutto alimentato con energia solare.

Qui “si affrontano i problemi reali”.

Ogni estate i villaggi del Rajastan si trovano di fronte al problema dell’acqua. Per ovviare a ciò sono nati, attraverso i corsi promossi dal Barefoot, i Village Water Communities (VWCs), gruppi comunitari di sviluppo del progetto che opportunamente formati costruiscono i depositi per l’acqua e scavano pozzi, gestiscono e controllano la salubrità dell’acqua. Solo lo scorso anno gli interventi in tre distretti hanno permesso di incrementare la raccolta di 700mila litri annui. Le donne partecipano alle attività di comunità ed effettuano i controlli sanitari dell’acqua stoccata.

#foto5sx#L’elettricità è scarsamente diffusa nelle campagne. Dal 1986 il progetto prevede non solo di portarla nei villaggi rurali, ma di rendere autosufficiente ogni comunità. Il College ha iniziato a sfornare “ingegneri solari scalzi”, contadine e contadine semianalfabeti in grado di costruire pannelli, lampade e forni a energia solare. Oggi la tecnologia fotovoltaica è stata esportata nei villaggi più poveri di dieci Stati della federazione indiana. “L’energia solare non significa soltanto portare la luce dove non c’è - afferma Ram - significa anche risparmiare centinaia di migliaia di litri di gasolio e di portare il controllo dell’energia nelle mani dei cittadini”. Significa insegnare alla popolazione non solo a montare i pannelli, ma anche a gestirli e ripararli. “E non c’è modo migliore per emancipare donne e intoccabili che inventare per loro un nuovo ruolo sociale all’interno della comunità”.

Le scuole serali garantiscono l’istruzione ai bambini che di giorno pascolano il bestiame, la formazione aiuta gli analfabeti ed i semi-analfabeti (le donne sono tante) ad imparare un mestiere garantendo loro un reddito; “oltre all’empowerment che muta il loro atteggiamento nei confronti della vita”, aggiunge molto soddisfatto Ram. Anche se il Barefoot College non rilascia attestati o diplomi, le scuole sfornano ingegneri, operatori sanitari e insegnanti, artigiani. È una formazione pratica che restituisce a chi è tagliato fuori un ruolo sociale ed una speranza che va oltre la sola aspettativa di sopravvivenza. I salari congrui vengono definiti collegialmente, in modo da remunerare ogni componente che partecipa alla produzione comune.

La prevenzione e la cura delle malattie sono un punto importante del progetto.

All’interno della struttura visito la Dental Unit, un vero e proprio studio dentistico. Alla sua nascita contribuì la Dott.ssa Cristina Gobbi, che visitò Tilonia qualche anno fa, e ritornò con l’intento di dotare il villaggio di un servizio odontoiatrico, poltrona da dentista e formazione per donne. La dentista mi presenta l’allieva che l’accompagna. Aggiunge che loro non sono state all’università, pertanto possono agire “solo sui sette denti centrali” perché per intervenire sugli altri occorre la laurea. Tra i sorrisi ho modo di vedere che tutti i presenti hanno dentature belle e bianche grazie alla prevenzione, come raramente mi è capitato di vedere durante il mio soggiorno in India.

Mi raccontano che tra i loro progetti prioritari ci sono il percorso nascita, l’educazione sessuale e la diffusione delle pratiche igieniche. Attraverso la formazione delle ostetriche, effettuata dal dottore “che è laureato insieme agli altri operatori formati”, hanno abbattuto fortemente il tasso di mortalità infantile. L’attività informativa e formativa sui temi della salute ha carattere itinerante, toccando periodicamente tutti i villaggi della regione.

La visita prosegue con l’incontro di gruppi di donne che nelle sale di formazione stanno imparando un mestiere. Vengono dal Rajastan, dal nord dell’India e anche da altri Paesi come il Nepal, l’Afganistan o il Camerun. Incontriamo un gruppo che sta preparando delle marionette, al quale Ram dispensa qualche consiglio su come concludere il lavoro.

Gli chiedo di quali finanziamenti dispongano. “In parte riceviamo finanziamenti dal Governo, che riconosce il lavoro svolto. In parte vengono dai proventi delle vendite dei prodotti artigianali, acquistabili sul posto o via internet.

Mentre camminiamo Ram mi racconta che per crescere il progetto deve essere divulgato. “Per questa ragione la comunicazione è importante”. La radio è uno strumento molto utile, ma per arrivare a tutti esiste anche un altro modo. “Ti mostrerò il nostro più efficace metodo di comunicazione, quello con il quale raggiungiamo giovani, anziani, donne, uomini”. Mi fa entrare in un teatro. Il posto è affascinante, marionette ovunque: sono raffigurati centinaia e centinaia di personaggi, tante maschere… poi sparisce. Poi dal palco una marionetta mi chiama: “Ehi, ciao! Io sono Jochim Chacha, ho trecento anni. Insieme alle altre marionette andiamo nei villaggi, invitiamo le persone a venire allo spettacolo. Tra una storia e l’altra parliamo di igiene, diritti umani, diritti delle donne e dei bambini. Attendono il nostro arrivo, e spesso ci raccontano che hanno seguito i nostri consigli”.

Tutte le attività che si svolgono a Tilonia sono certificate e trasparenti, dal sito è possibile avere tutti i numeri dell’impatto di questo splendido progetto: quante donne e quanti uomini sono stati coinvolti, quante sono state le entrate e quante le spese. In conclusione permettetemi un consiglio: dal vostro computer digitate www.tilonia.com: sarà possibile ordinare prodotti artigianali di qualità, contribuendo a sostenere una pregevole iniziativa come il Barefoot College.



(19 aprile 2010)

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