Theresa May. Chi troppo vuole nulla stringe, dice il proverbio...
L'errore di Theresa May di volere nuove elezioni per l'ingordigia di volere di più della maggioranza assoluta, ovvero quella "assolutissima". Oggi rischia persino "il posto" di premier. Un ricordo di Jo Cox a un anno dal suo assassinio
Lunedi, 12/06/2017 - Chi troppo vuole nulla stringe, anzi può stringere un vero disastro come sembra essere capitato a Theresa May.
Quando la May disse che decideva di indire nuove elezioni per poter gestire gli incontri per la Brexit con la massima forza e una delega della maggioranza “assolutissima” del paese, in Parlamento aveva già dalla sua la maggioranza assoluta dei seggi dei conservatori. Ma valutò che tanto non le bastava e ingordamente voleva di più. Tradotto: voleva trattare pensando di avere una delega talmente rappresentativa degli elettori da poter decidere davvero senza doversi confrontare e andare a trattative dure, in cui l’Inghilterra potesse alzare al massimo il tiro con Bruxelles. Le elezioni sono andate in maniera totalmente diversa dai suoi desideri.
Theresa May non solo non ha visto crescere i consensi al partito conservatore, ma ha perso molti consensi, ha perso la maggioranza in Parlamento e, pur resistendo a chi vorrebbe le sue dimissioni, cerca di fare una maggioranza per governare alleandosi, se riuscirà, in maniera che si può definire scomposta con i conservatori scozzesi rappresentati da Ruth Davidson. Per continuare nel tentativo, senza nessuna capacità o ambizione di fare la stratega politica, di fotografare una realtà che mostra il più caotico disordine. Mi vien fatto di citare alcuni elementi che rendono difficile immaginare che un Governo May possa davvero costituirsi, e comunque durare o comunque offrire una coalizione credibile, nonostante abbiamo imparato come tutto oramai sia possibile ma non per questo utile.
Comunque il nuovo assetto politico del Regno Unito, di unitario non offre molto. I conservatori scozzesi vogliono una Brexit morbida e gran parte della Scozia non solo non voleva uscire dall’Unione europea, ma si vocifera circa il desiderio di un nuovo referendum per “disunirsi”, dal regno. In Irlanda del nord le spinte degli unionisti cappeggiati da Arlene Foster fanno considerare a molti in Inghilterra al pari di una iattura la loro possibile entrata nel governo, considerata anche la loro “cultura” chiusa e contraria alla maggioranza delle innovazioni civili. L’Irlanda del nord è per esempio l’unica Provincia del Regno Unito dove non è ammesso il matrimonio tra omosessuali. E non a caso di questo chiede conto proprio, quale possibile partecipe del governo, la leader dei conservatori scozzesi Ruth Davidson, lesbica dichiarata e fidanzata niente meno che con una signora irlandese.
Leggendo così solo questi titoli non stupisce che il leader dei laburisti Corbyn possa pensare di divenire, in tempi non lontani, premier. Probabilmente anche le critiche, ricadute sulla May riguardo alla gestione della sicurezza scatenatasi dopo il drammatico attentato di Londra non hanno giovato al suo successo, ma questo non mi pare cambi il suo enorme errore di valutazione del sentiment del popolo inglese nel bandire nuove elezioni.
Troppo di frequente parlando di una donna che ha il potere di governare dobbiamo non solo rinunciare a pensare che sia una buona scelta ma spesso anche dire che di positivamente alternativo proprio meno che zero. E questo mentre la rappresentanza femminile aumenta, non ultimo proprio nella terra d’Albione di cui parliamo e a cui ancora fa onore la Regina, che avrà il compito di leggere il programma del nuovo governo. In verità non posso mettere il punto a questo pezzetto senza ricordarmi che gli avvenimenti di cui parliamo segnano anche il primo triste anniversario dell’assassinio, il 16 giugno del 2016, nel corso della campagna elettorale della Brexit, della deputata laburista Jo Cox che si batteva per mantenere il Paese nell’Unione europea e che l’assassino uccise inneggiando al diritto all’Unicità dell’Inghilterra. Forse, come disse suo marito parlando di lei, avrebbe potuto divenire la prossima premier. Un motivo in più, allora, per sentire il dispiacere della sua mancanza avvenuta in modo così orrendo.
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