Lunedi, 05/02/2018 - The Post
Di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media
The Post sta per Washington Post
The Post di Steven Spielberg 72 anni, è ambientato nel 1971, quando l’editrice del Washington Post, Katharine Graham (Meryl Streep 68 anni) e il direttore Ben Bradlee (Tom Hanks 61 anni) decisero di ignorare le minacce della Casa Bianca guidata da Nixon e pubblicare i Pentagon Papers, "Quaderni del Pentagono", un’inchiesta che svelava un gigantesco insabbiamento sul Vietnam in cui era coinvolto il governo, che continuava a inviare giovani a morire sul fronte nonostante sapesse che quella guerra non si poteva vincere.
Kay Graham editrice dal 1963, aveva ereditato il giornale dal marito Philip Graham, morto suicida, che aveva a sua volta ricevuto l'incarico dal suocero, Eugene Meyer, e sta per quotare la testata in borsa, quando arriva in redazione una scatola da scarpe con dentro dei documenti fotocopiati da l'ex-analista dell'esercito Daniel Ellsberg. Sono i Pentagon Papers, ordinati da Robert McNamara nel 1967 per raccogliere i disastrosi rapporti sulla guerra del Vietnam, dal 1945 in poi.
Vanno pubblicati? Questa è la domanda.
L'occultamento dei documenti top secret sulle strategie e i rapporti del governo degli Stati Uniti con il Vietnam tra gli anni quaranta e sessanta, passando per quattro Presidenti, dimostrava come le amministrazioni Kennedy e Johnson avessero nascosto all'opinione pubblica e al Congresso stesso il crescente coinvolgimento nella guerra e nella politica nella regione, tacendo anche la crescente certezza di non poterne uscirne vincitori. innesca una battaglia senza precedenti in nome della trasparenza e della libertà di stampa.
In particolare, la pubblicazione dei Pentagon Papers diviene manifesto della ferma e decisa rivendicazione del diritto di cronaca e della libertà di informazione da parte di due figure molte diverse ma accomunate dal coraggio e da una forte etica professionale
È il New York Times il primo a rivelare il fatto, poi impedito a proseguire la pubblicazione da un'ingiunzione della corte suprema, e il Washington Post rimette mano ai documenti e rilancia grazie al coraggio della sua editrice e del suo direttore.
Così nonostante i meschini tentativi del governo di contenere la fuga di informazioni riservate, tutti i media a catena sosterranno il Washington Post e ad unisono diffonderanno la notizia schierandosi dalla parte dei cittadini. Nonostante Ellsberg avesse cercato in tutti i modi di portare alcuni suoi conoscenti senatori a discutere dei testi in sede istituzionale (dato che non sarebbero stati perseguibili, a differenza di lui), si decise poi a diffondere i testi su oltre 17 organi di stampa, tra i quali il Washington Post.
Kay Graham non è solo una donna che afferma la sua voce, è una donna che non si fa intimidire dagli uomini.
Key Graham è una donna che fa parte dell’élite sociale, economica e culturale del paese. È una donna che chiama ex Presidenti per nome, che è amica intima di Bob McNamara, che sta trattando l’entrata in Borsa della sua compagnia e che quindi ha anche rapporti con i banchieri. E’ una donna di potere e ne è consapevole, e Spielberg inquadra, a rafforzare il potere di Key, gli edifici del potere: la Casa Bianca, Wall Street, le sedi dei quodiani, le stesse rotativa in primissimo piano, il potere della stampa ma soprattutto inquadra Key che userà il suo Potere per la libertà di stampa e per una vera democrazia
Kay Graham è una donna che per fare quello che ha fatto - autorizzare la pubblicazione dei Pentagon Papers - non ha rotto solo con un modello femminile imposto, ma ha anche rotto con un modello sociale basato su ipocrisie interessate su scala diffusa.
La Graham era una donna che pensava che la qualità possa portare profitto, e che l’etica è una cosa essenziale nella qualità di un giornale, come del resto la libertà da quei vincoli.
Ed è quella libertà, oltre che quella di stampa – necessaria - cui Spielberg fa riferimento.
Il suo è ammiccamento alle élite americane e mondiali, di cui lui fa parte, con l’invito a rompere gli schermi, i vincoli. A uscire delle conventicole per ricominciare a lottare per l’etica e la libertà.
Nonostante i meschini tentativi del governo di contenere la fuga di informazioni riservate, i media diffondono la notizia schierandosi dalla parte dei cittadini.
Il Post e il New York Times furono coprotagonisti dell'onda anomala del Watergate, più o meno due anni dopo.
Oltre ai due protagonisti principali, di cui Tom Hanks, che è l'attore che ha lavorato più volte con Steven Spielberg in ruoli differenti, e Meryl Streep, ancora una volta candidata all’Oscar come attrice protagonista, che non aveva mai recitato in un film dell'autore, il cast di The Post comprende Alison Brie, Carrie Coon, David Cross, Bruce Greenwood, Tracy Letts, Bob Odenkirk, Sarah Paulson, Jesse Plemons, Matthew Rhys, Michael Stuhlbarg, Bradley Whitford e Zach Woods.
Le musiche di The Post sono a cura di John Williams, il montaggio del fedelissimo Michael Kahn che per la prima volta qui accredita al suo fianco Sarah Broshar, sua assistente da oltre dieci anni. Continua la presenza ultraventennale di Janusz Kaminski alla direzione della fotografia.
The Post rappresenta il debutto della sceneggiatrice Liz Hannah, classe 1985: il suo copione era stata inserito nell'ufficiosa Black List hollywoodiana delle migliori sceneggiature non prodotte, finché Spielberg non l'ha raccolto. Josh Singer, premio Oscar per Il caso Spotlight, è stato comunque chiamato a integrare il lavoro di Liz.
Quindi una squadra , a cominciare dal regista, in età matura che sa cosa sia il Cinema.
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