Un reportage attraverso le periferie di Taranto
Lunedi, 28/04/2014 - Con ritmi subito incalzanti e telecamera in spalla, inizia il cammino nei meandri di una “bolla di polvere rossa”. Il viaggio di due giovani reporter salernitani, Vincenzo Luca Forte e Giovanna Testa, comincia dalle periferie, da alcuni rioni della “città dei due mari”, quelli meno noti che però non respirano un’aria diversa da quella tristemente celebre dei Tamburi. Il vento del resto non conosce barriere, ma a quel soffio risponde la rabbia di chi replica “noi siamo fatti di carne non di acciaio”. È l’inizio di un racconto per immagini e suoni attraverso la gente e le vie che circondano il polo industriale tarantino: tutt’intorno la camera mostra il degrado visibile nelle file scheletriche di piccionaie disabitate, palazzoni eretti come cattedrali nel deserto a Taranto come a Scampia, la stessa “monnezza” - perché Taranto (e non solo) è così “a uecchij” – “cresciuta così a caso”. La speculazione edilizia prende le forme di opere incompiute (inquadrature sul Liceo Lisippo e al Quartiere Paolo Sesto). Territori velocemente urbanizzati intorno a quelle fabbriche di sogni, destati poi con un altro aspetto.
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