Lunedi, 15/06/2015 - THE BRAND NEW TESTAMENT di Jaco Van Dormael
E se Dio fosse stato femmina?
In principio era il Dio, anzi la Dea…
E’ un Dio sans papier uzbeco, un Dio che ha usurpato il titolo a Dea: in principio, allora, era la Donna ma, poi, il maschio prevalse e fu il…caos.
Così si può riassumere, certo riduttivamente, l’ultimo film del belga Jaco Van Dormael, geniale, contorto ma non troppo che pare ‘gettare una nuova luce’ sui comuni mortali, la divinità ed il libero arbitrio.
Tutto pare essere predestinato nell’arguto (e blasfemo?) plot di Jaco, pure ottimo sceneggiatore, oltreché regista del lavoro.
Dio esiste ed abita a Bruxelles…
Ha una moglie, Dea, avvezza a raccogliere le figurine della squadra del cuore di baseball (gli Apostoli, non 12 per lei, ma 18) ed a ricamare tutto il giorno, un figlio che non c’è più, J.C., ed una figlioletta, bellissima e un po’ anarchica, Ea…
Giocato tra simbolo e surrealtà, il film pare trovare ottimi antecedenti e precursori nell’arte di Magritte, di Max Ernst, di Delvaux, a livello visivo, ma pure contenutistico.
Doppi, simmetrie, corpi che si specchiano e si accolgono e paion trovare una loro ragion d’essere, una pace con se stessi mai avuta.
Ma facili, facilissimi son i riferimenti a Buñuel ed al suo sempiterno “Fascino discreto della borghesia”, ma anche a certo De Oliveira, il grande Maestro portoghese che c’ha lasciato più che centenne, da poco.
Il J.C. figlio scomparso è Gesù che buono e debole, s’è lasciato sopraffare grazie ad un padreterno che l’ha reso crocifisso.
Ma ogni tanto scende dal suo estetico piedistallo di apparente icona immota (è ‘mimetizzato’ in casa, nella stanzetta di Ea) e dialoga con la sorella che, ottima stirpe di madre Dea – è solo caduta la D iniziale – si ribella, senza mela del peccato, al padre padrone che, in principio, ha per l’appunto rubato la gestione del mondo alla moglie, generatrice di gioia, pace, serenità, fratellanza, per gettare il mondo nei disastri, nel dolore, nella crisi.
Una nemesi quanto mai salutare nata da espediente geniale lo allontanerà dal suo pericoloso ruolo con un contrappasso degno del Dante infernalmente classico.
La Dea (Madre-Natura-Donna) ricomporrà la pace ed il nuovo (ma vecchio) equilibrio renderà la vita degna di essere vissuta.
Oltre alla magistrale e qui un po’sopra le righe interpretazione del sempre più bravo Benoît Poelvoorde, la pellicola s’avvale di tutti gli altri eccellenti co-protagonisti e comprimari, bravissime la piccola Pili Groyne e Yolande Moreau, dolcissima Dea.
C’ è anche la Deneuve che, forse, omaggia, con molta ironia ed autoironia, il ‘suo’ giovanile Buñuel di Belle de jour.
Presentato a Cannes alla Quinzaine, in anteprima mondiale ed in anteprima italiana al Biografilm Festival di Bologna proprio in questi giorni, applauditissimo, THE BRAND NEW TESTAMENT è un film davvero notevole, cólto anche nella scelta intelligente delle musiche che lo glossano e lo commentano, da Rameau a Schubert, che non dimentica qualche brano del secolo scorso tra cui un pezzo dell’indimenticata Dalida ed uno del nostro Salvatore Adamo, figlio di un minatore italiano emigrato, poi divenuto cantante di successo, nel paese della conterranea Paola di Liegi, principessa del Belgio, il paese di Jaco
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