Domenica, 06/12/2015 - The Brand New Testament - Dio esiste e vive a Bruxelles
di Jaco Van Dormael, dal Biografilm Festival di Bologna,
ora finalmente nelle sale
Grande accoglienza da parte del pubblico italiano per Dio esiste e vive a Bruxelles, la nuova commedia di Jaco Van Dormael (Toto le héros - Un eroe di fine millennio, Mr.Nobody), ora finalmente nelle sale.
Presentato in anteprima nazionale, dopo Cannes, al Biografilm Festival di Bologna, a giugno scorso, è uscito ufficialmente il 26 novembre per I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection e, al suo primo week-end, il film ha già conquistato oltre 30mila spettatori.
E se Dio fosse stato femmina?
Il Dio del film di Van Dormael, un sempre più bravo e character Benoît Poelvoorde, è un Dio sans papier uzbeco che ha usurpato il titolo a Dea: in principio, allora, era la Donna, ma poi il maschio prevalse e fu il...caos.
Così si può riassumere, con molte pecche e lacune, ma in sintesi 'certa', questa ultima fatica di Van Dormael, geniale, contorto, ma non troppo, che pare 'gettare una nuova luce' sui comuni mortali, la divinità ed il libero arbitrio: tutto pare esser predestinato nell'arguto ( e/o blasfemo?) plot di Jaco pure sceneggiatore del lavoro.
Dio esiste, dunque, e abita a Bruxelles.
Ha una moglie - la sunnominata DEA - avvezza a raccogliere le figurine della squadra del cuore di baseball ed a ricamare tutto il giorno, un figlio che non c'è (più), ed EA (caduta la 'd' iniziale o la 'v' interposta, chissà...).
Giocato tra simbolo e surrealtà, nelle migliore tradizione belga, il film pare trovare ottimi antecedenti e precursori nell'arte di Magritte e Delvaux, a livello visivo, formale, ma anche contenutistico.
Doppi, simmetrie, corpi che si specchiano e si accolgono e paion trovare una loro ragion d'essere ed una pace con se stessi mai avuta.
Ma facili, facilissimi soni i riferimenti a Buñuel ed al suo sempiterno "Discreto fascino della borghesia", ma anche ad un certo Oliveira, il grande Maestro della cinematografia portoghese che c'ha lasciato, a 106 anni, attivo fin all'ultimo, ad aprile scorso.
Il J.C., figlio scomparso, cui si allude nei dialoghi è Gesù che buono e debole - così lo definisce il Padre - si è lasciato sopraffare, grazie ad un Padre-Eterno che l'ha reso, per sempre, Crocifisso.
Però, ogni tanto, scende dal suo estetico piedistallo di apparente icona immota e dialoga con la sorella Ea che - ottima stirpe di Madre Dea - si ribella, senza bisogno di 'mela del peccato', al padre padrone che, in principio, ha per l'appunto rubato la gestione del mondo alla moglie, Fattrice di pace, serenità, fratellanza per gettare il mondo nelle guerre, nel dolore, nella crisi.
Una Nemesi quanto mai salutare nata da un geniale espediente, lo allontanerà dal suo pericoloso ruolo sempiterno con un contrappasso degno del Dante più infernalmente 'classico',
La Dea ( Madre - Natura - Donna ) ricomporrà la pace ed il nuovo ( ma vecchio) equilibrio renderà la vita degna d'esser vissuta.
Oltre alla magistrale e qui un po' sopra le righe interpretazione di Poelvoorde, la pellicola si avvale di tutti gli altri eccellenti comprimari. Bravissima la piccola Pili Groyne, già grande 'diva in posa' a Bologna, al Biografilm Festival. C'è anche una Deneuve che, forse, omaggia, il suo giovanile Buñuel di Belle de jour.
Film bellissimo, colto, anche nella scelta delle musiche, da Rameau a Schubert che non dimentica neppure qualche buon cantante ed interprete del secolo scorso come l'indimenticabile Dalida ed il nostro Salvatore Adamo, minatore ed 'extracomunitario' ante-litteram di lusso dagli anni Cinquanta-Sessanta nel paese della conterranea principessa del Belgio ( patria di Jaco), Paola di Liegi.
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