Aiutare chi ha sempre aiutato è più semplice di quanto crediamo. Basta iniziare a fare rete. Vi aspetto
Lunedi, 04/06/2012 - Questa è una di quelle lettere che non si vorrebbero mai scrivere, perché quando lo si fa vuol dire che qualcuno ha bisogno di aiuto. La “mia” terra ha bisogno di aiuto, il perché lo sappiamo, dal 20 maggio tutto è precipitato nel dolore. La “mia” gente è forte, lo dicono tutti, ce la farà ma senza di noi non può farcela. E’ troppo ardua l’impresa che l’aspetta. Quando i tremori finiranno, quando a poco a poco la paura diventerà un incubo del passato, ci saranno tante cose da ricostruire oltre alla propria serenità e per farlo ci vorranno soldi, tanti, troppi. Le braccia gli emiliani le hanno forti e le sapranno usare. Cavezzo, il paese in cui vivevo è distrutto. A Camposanto il paese in cui sono nati i miei figli, i ragazzi che ho visto crescere insieme a loro stanno lottando giorno dopo giorno per la normalità insieme, come è giusto che sia., Finale il paese che accoglieva a braccia aperte la Poesia quando la usavamo come arma per aiutare altra gente, non ha più luoghi per la Poesia. Vorrei dire alle amiche di Artinsieme reciteremo a cielo aperto…ma prima hanno bisogno di ricostruzione. Poi…potremo scegliere le stelle come teatro. Per scelta non per obbligo.
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