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Terra Madre, Madre Terra

Terra Madre, Madre Terra

Da Torino a Siracusa, da Terra Madre al G7 Agricoltura, al centro di riflessioni e proposte c'è stato il Cibo, la sua 'nascita' e il suo viaggio dalla terra fino alla tavola

Mercoledi, 02/10/2024 - Il femminile di giornata / ventisette. Terra Madre, Madre Terra
Dal Piemonte alla Sicilia, nell’ultima settimana di settembre terra, agricoltura e cibo sono divenuti protagonisti di un dibattito, di un confronto, di progetti di sviluppo e obiettivi della massima importanza, degni del miglior impegno perché siano concretizzati, superando resistenze e ostacoli.
Mentre a Torino la quindicesima edizione di Terra Madre, la grande iniziativa di Slow Food, riuniva le delegazioni di 120 paesi del mondo a parlare, mostrare, dibattere su quanto doni la terra con i suoi prodotti, permettendo il nutrimento del mondo e quanti siano i problemi a questo legati e da affrontare; in contemporanea a Siracusa si teneva il G 7 dell’Agricoltura e si rifletteva tra i Ministri dei paesi leader, anche nella produzione agricola, di quali siano gli obiettivi su cui impegnarsi perché Madre Terra possa giovarsi del miglior accompagnamento possibile, ed esprimere il meglio di sé nel fornire ancora il nutrimento necessario al mondo.
Nulla come il cibo rappresenta la vita e il punto nodale dello sviluppo della civiltà, e tanto più oggi, quando lo si deve considerare da punti di vista estremamente differenziati: dai paesi che soffrono fame e denutrizione, a paesi che soffrono il sovrappeso delle popolazioni e si confrontano su stili alimentari e dietetici tra i più variegati, da terre coltivate con alti livelli di tecnologia e sempre più preda di multinazionali dell’agricoltura, a piccoli appezzamenti dove è ancora è possibile parlare del bene preziosissimo delle biodiversità vegetali e animali. Differenze notevoli dunque, ma con alcune problematiche di riferimento unificanti come le profonde modificazioni ambientali, il disequilibrio, la lontananza, non solo chilometrica, tra le zone agricole rurali e le città; la differenza tra chi ancora vede e conosce la terra da cui vegetano le piante e su cui si nutrono gli animali e chi il cibo lo vede nei luoghi di vendita senza aver mai visto la terra arata, preparata, seminata fino alla raccolta. Senza scordare, cosa che avviene di frequente, chi la terra lavora e dalla terra deve ricavare il proprio reddito e la propria dignità di un lavoro faticoso e non riconosciuto e oggi sempre più complesso, per le difficoltà che comportano le modificazioni climatiche.
Fare gli agricoltori, le agricoltrici è un impegno che non gode del giusto riconoscimento, non solo in termini di reddito, come hanno con forza “raccontato” le prolungate manifestazioni in Italia ed Europa dell’inverno scorso, ma di rispetto e riconoscimento proprio dalla società nel suo complesso, che talvolta sembra considerarlo un mestiere semplice e alla portata di chiunque. Mentre l’agricoltura, a tutt’oggi madre generatrice dei nostri alimenti, non solo prevede un accompagnamento sempre più elevato di tecnologia dal seme, alla raccolta, dall’allevamento alla riproduzione, ma richiede interesse e coinvolgimento e uscita dalla solitudine, delle lavoratrici e lavoratori generata dalla scarsa conoscenza di un mestiere che prevede una professionalità dalle molteplici sfaccettature, non ultima la convivenza con un ambiente vulnerabile e in permanente modifica climatica, mettendo a dura prova le pratiche colturali e le abitudini nonché le tradizioni culturali. Ed è forse anche tenendo conto di concetti qui, necessariamente appena accennati, che seppur da protagonisti differenti e da diversi punti di vista e quanto mai diverse responsabilità, i dibattiti e le idee da Torino a Siracusa hanno vibrato su corde intonate.
E se da Terra Madre è uscita la proposta di una petizione popolare perché l’educazione alimentare divenga materia di studio scolastico, al G7 si è parlato di sovranità alimentare, dell’esigenza di sistemi culturali: redditizi, resilienti, equi e sostenibili, di innovazione e scienza, di nuove tecnologie emergenti come l’Intelligenza artificiale - IA - in prima linea e anche funzionali al cambiamento climatico.
Pensando ai protagonisti del settore, alle imprenditrici e imprenditori si è riflettuto sull’esigenza di incoraggiare dei giovani a scegliere questo lavoro. Scelta che, mi sento di insistere, si possa immaginare non come un’utopia se si dimostrerà, più che solo a parole, dell’importanza di un lavoro che ha diritto di essere considerato importante e di tutto rispetto per capacità, nozioni e professionalità che richiede. Personalmente ritengo che immaginare di proporre un Servizio civile in agricoltura, al di là che diverse sono le finalità, del servizio civile rispetto a un impegno di lavoro tradizionale, ma entrando nel merito significa immaginare che l’agricoltura sia un impegno semplice e immediatamente alla portata di chiunque.
A meno che non si parli semplicemente della raccolta e di bracciantato, cosa che mi sembrerebbe singolare assai, si tratterebbe più che di un aiuto di un ulteriore giudizio di disvalore di tale professionalità.
Per tornare alla Terra da cui finora tutto nasce, rendendola ancora il principale laboratorio generatore di vita e soffice “letto” delle più variegate biodiversità, mi piace terminare ricordando il verso, ancora emozionante e veritiero, che San Francesco nel 1226 nel Cantico delle Creature dedicò alla Terra: ”Laudato sii, o mio Signore, per nostra Madre Terra, la quale ci sostenta e governa e produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba “.
Paola Ortensi

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