Lunedi, 02/11/2009 - Una due giorni interamente dedicata al confronto sulla violenza di genere, la quarta tappa di un ampio progetto dal titolo perentorio di ‘Mai più violenza. Mille azioni e interventi per impedire ulteriori violenze’. Perché se è vero che ‘l’Umbria non è un’isola felice’ come traspare dalle parole di Adelaide Coletti, una delle organizzatrici, forse la verità è che nel cuore verde dell’Italia la situazione è addirittura peggiore che in altre regioni, quello che si sconta è un’assoluta e vergognosa mancanza di strutture d’accoglienza e di prevenzione.
Dati alla mano le fonti Istat mettono a conoscenza del fatto che il 28,6% delle donne umbre di età compresa tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della vita. Quale tutela allora per le vittime umbre?
Proposte e analisi veicolate da un linguaggio condiviso per abbattere il muro del silenzio istituzionale e permeare nel tessuto sociale, attraverso la modalità dell’open space costruire la ‘rete delle reti’, una rete regionale che coinvolga in dinamiche di interazione tutti i soggetti a titolo associativo e non, questo l’obbiettivo del confronto tenutosi a Terni presso il centro per le arti Caos il 29 e 30 ottobre.
Spezzare la coltre di silenzio che avvolge gli atti di violenza nei confronti delle donne quindi.
‘Il nostro progetto – spiega Silvia Liuti referente per l’Umbria di Progetto Donna- si articola in 7 momenti, l’open space è il quarto, quello dedicato al confronto e all’istituzione di un protocollo unico di intervento modulato attraverso la modalità OST. Ha partecipato gran parte del mondo istituzionale, scuola, cooperazione sociale, associazionismo, sanita', forze dell'ordine, insomma tutto il fronte attivo. C’era anche un carabiniere, uno solo certo, ma preparato e attivo, credo sia un buon segnale’.
Un riscontro positivo che garantisce l’impegno è quanto emerso dai dati di partecipazione all’iniziativa che ha messo a confronto 120 persone nella prima giornata e 90 nella seconda.
‘Abbiamo messo al servizio di una tematica tanto importante- spiega Francesca Malafoglia coordinatrice generale del progetto per l'assessorato alle politiche sociali ed abitative della regione umbria- la scientificità di una pratica come quella dell’open space. Affidandoci proprio ad una scuola superiore di facilitazione al fine di non inficiare i risultati. Tutti i soggetti coinvolti hanno vissuto una due giorni di confronto assolutamente paritaria, dal dibattito sono usciti dei report che sono stati posti all’attenzione delle istituzioni regionali, infatti la Regione Umbria è capofila del progetto, in collaborazione con Enti pubblici, Aziende sanitarie, Terzo Settore e mondo dell’Associazionismo. Quello che è emerso è la soddisfazione di tutti per aver goduto la libertà di poter contribuire a decisioni troppo spesso calate dall’alto. Avremmo impiegato mesi ad assemblare il materiale che abbiamo raccolto, materiale già consegnato all’assessore regionale Stufara impegnatosi a considerarlo una linea guida per la creazione di protocolli operativi e di una legge regionale, che garantisca disponibilità anche finanziaria’.
Un’iniziativa dal valore sociale indiscusso, ma di un prezioso rilievo politico anche, lasciare la parola a chi vive concretamente il fenomeno, creare uno strumento condiviso attraverso una pratica di spessore intersettoriale e interistituzionale.
Un filo diretto tra istituzioni e fronte operativo volto alla creazione di sinergie costruttive e finalizzate al risultato concreto: una legislazione regionale funzionale ed efficace: la proposta di una Legge Regionale di contrasto alla Violenza di Genere.
Il progetto ‘Mai più violenze’ è alla quarta delle sue fasi, dopo la creazione di un vocabolario che racchiude tutte le parole ‘chiave’ della tematica, la mappatura del territorio finalizzata al reperimento di tutti i soggetti che operano in merito alla violenza di genere ed un periodo di formazione modulato in due momenti, quello in atto negli scorsi giorni è il momento del confronto sinergico e della creazione del documento che sarà il cuore di un intervento istituzionale. La chiusura del progetto è prevista per marzo 2010, in calendario ancora l’intervento nelle scuole, il momento dedicato alla comunicazione attiva e quindi alla restituzione dei materiali raccolti, per finire con la ricognizione delle leggi e delle buone prassi.
Tra le tematiche emerse durante l’open space : la mancanza di strutture finalizzate all’accoglienza delle vittime, la sordità delle istituzioni nei confronti della violenza di genere in ragione della complessità che la distingue, ma anche dei costi e del demodè, in quanto è considerata una questione poco visibile e culturalmente marginale. La necessità dell’impegno da parte delle amministrazioni di individuare degli assessorati con portafoglio, che dispongano di un fondo dedicato per le politiche di violenza di genere e che partecipino alla nomina dei dirigenti sanitari.
E ancora formazione specifica del personale, la creazione di buone prassi e di una metodologia che fruisca di un linguaggio comune. La creazione di centri antiviolenza, case di rifugio e centri antistalking che lavorino in rete. Emerge poi la necessità di formare i docenti in funzione della declinazione disciplinare che tenga conto della genealogia del femminile nella storia. Un affondo è stato fatto poi sulla violenza economica, una delle 4 tipologie di violenza affrontate: la proposta di legge regionale dovrà prevedere fondi vincolati e specifici per favorire il percorso di uscita da questo tipo di violenza (istituzione di un reddito minimo garantito, sostegno all’associazionismo femminile, garanzie di reinserimento lavorativo, individuazione di percorsi preferenziali per l’autonomia abitativa). Fondamentale la necessità di operare una decostruzione e di promuovere una riformulazione del concetto di sicurezza. Per informazioni e per partecipare al progetto c’è un sito web dedicato www.maipiuviolenze.it.
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