Martedi, 27/02/2024 - Seduta al tavolo di un bar nella piazza della biblioteca della nostra città un pensiero attraversa la mente e non mi lascia indifferente. Complice la comparsa di una serie di uova di pasqua formato gigante tutte adornate di boa luccicanti e simili a una pignatta goffamente concepita sotto il profilo estetico, mi chiedo da quanto tempo non ho la libertà di passeggiare per la città senza input. Libertà solo apparentemente modesta.
Partiamo da qui: non è andata. In grandioso anticipo sui venti giorni che aveva a disposizione da regolamento il sindaco di Terni ha confermato che rimane in carica. La funzionalità di rendere notizia questa breve e carnevalesca vicenda è sicuramente discutibile nell'ottica di una politica rinsecchita come quella da cui nasce.
Ora la piazza principale di Terni è invasa da strutture metalliche che sono il retaggio di un Natale circense e passato. Sopra le teste dei cittadini che imboccano il corso principale pendono i fili delle luminarie ormai divenute un quattro stagioni che dissocia la mente.
L’immagine che mi viene in mente è quella di un magazzino. Dove si accantonano le cose che sono servite per festeggiare. Dove vige l’indolenza di un annoiato accumulatore seriale che, deputato ad amministrare la città, esercita pure la pigrizia di non rinnovare almeno evento per evento le decorazioni, anzi le ricicla aggiungendoci sopra qualcosa.
Noi intanto restiamo bloccate in questo Natale pagliaccio. Sembra che il tempo non passi mai e che non si possa più aspirare alla tranquilla sicurezza di guardare la città vivere della propria autonoma dinamica, fatta anche di giornate neutre.
Un luna park a cielo aperto. Un magazzino allo scoperto.
Ed è così anche per i contenuti: mentre Terni si fa cartolina stonata di un dozzinale calendario dell’avvento perenne, la politica è in un immobilismo che non conserva neppure la decenza di una illuminazione artificiale. I soliti cappuccini da nemici amici al Bar, i soliti caroselli di post che bastano a sé stessi e alla quota di like che assicura di non sparire dal vociare insulso e senza mira.
Intanto la primavera si affaccia sullo stivale: dalla Sardegna il vento arriva più morbido dopo un testa a testa tra le due correnti in lizza per la Regione. Sembra che l’aria di cambiamento abbia avuto la meglio e che, almeno fuori dal continente, si apra una stagione diversa. Magari nuova.
Qui nel cuore verde, con le lampadine di festa sulla testa rimaniamo in attesa della prossima uscita social delirante, respirando questo odore che sa tanto di una sagra rovinata dalla pioggia: si finisce tutti sotto la tensostruttura in attesa che passi il temporale. Mentre sale il bagnato. Speriamo almeno di vedere spuntare da nord un sole e che sia manco troppo timido, confidando in quello spiraglio perugino notizia di poche settimane fa.
Penso: c’è differenza tra l’essere discussi e l’essere chiacchierati, no?
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