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Te la compri, come una macchina

Te la compri, come una macchina

Stereotipi - Come frantumare decenni di lotte delle donne in uno spot di trenta secondi

Bartolini Tiziana Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2007

Bastano meno di quindicimila euro e sono 'tue': la macchina e Lei, "la più bella del liceo.. quella che consideravi irraggiungibile". Dice più o meno così la pubblicità dell'ultimo modello sfornato da una nota casa automobilistica, rivolgendosi dallo schermo (presumibilmente) a giovani uomini evidentemente ritenuti sprovvisti di altri argomenti con cui attrarre l'attenzione di 'quella donna'. Il sogno, inutilmente inseguito a scuola di far innamorare la bella compagna di classe, può avverarsi comprando quell'automobile alla cui vista Lei, evidentemente, non potrà resistere. Questa ragazza sarà bella, ma forse è anche un po' sciocchina se considera la cilindrata elemento fondamentale nelle relazioni. Un disadattato poi è Lui, che invece di domandarsi perchè Lei lo abbia ignorato – potrebbe non essere il suo tipo, potrebbe essere innamorata di un altro o chissà - pensa bene di appagare altre aspettative. Una scorciatoia avvilente per entrambi, quella di affidare al rombo di un motore le possibilità di relazioni tra persone e tra i sessi, ma soprattutto è un modo di offendere la donna. Lei è degna di attenzione se è bella e giovane, se è scema al punto giusto cioè quel tanto che basta a cogliere solo il valore materiale, se è disposta al ruolo passivo di una che ama farsi scorazzare, anzi farsi guidare. In quei trenta secondi lo spot pubblicitario ha frantumato decenni di lotte delle donne, con l'aggravante che non ha fatto ricorso neppure alla abusata esposizione del corpo femminile. Le tecniche pubblicitarie si affinano ed evolvono, ma le offese per la donna non cessano. Nel caso specifico, infatti, il messaggio in modo più subdolo non ha utilizzato come punto di forza la nudità ma è ricorso allo stereotipo della donna terreno di conquista da parte dell'uomo cacciatore, che nella versione aggiornata, non potendo cavalcare un bianco destriero, arriva strombazzando.
Che dire poi della pericolosità di affidare al pubblico un messaggio che equipara l'idea della proprietà di una vettura al possesso di una donna? Non è per questa ragione che gli uomini uccidono le loro ex mogli o ex fidanzate? Esattamente perchè quegli 'ex' non tollerano di essere tali e considerano quelle donne 'di loro proprietà'. In una società in cui quelli che 'lo ha detto la televisione....' sono tanti, anche lo spot apparentemente più innocente può essere nocivo.

(9 ottobre 2007)

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