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TASSE UNIVERSITARIE: IL RAPPORTO

TASSE UNIVERSITARIE: IL RAPPORTO

Donne e consumi -

Conti Viola Domenica, 20/11/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2011

L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori presenta il II rapporto sui costi delle tasse universitarie. Dalle rilevazioni, effettuate consultando i siti e le guide delle Università con il maggior numero di iscritti, emerge che, anche quest’anno, la differenza più marcata rimane quella tra Nord e Sud: le università del Nord sono più care, in media, del 28,3%. Divario che si fa ancora più evidente prendendo in considerazione l’ultima fascia, quella per i redditi più alti: le Università del Nord risultano in questo caso più care del 68% rispetto a quelle del Sud, di conseguenza non dover dichiarare il proprio reddito (rientrando automaticamente nella fascia più alta) costa di meno al Sud. La più cara (considerando la 1^ fascia) è l’Università degli studi di Parma con una retta di 1005,87 Euro annui per le facoltà scientifiche e di 890,05 Euro per quelle umanistiche, pari al +103% in più rispetto alla media nazionale. Al secondo posto si trova l’Università di Verona (retta annuale di 613,18 Euro per le facoltà umanistiche e 671,22 Euro per le scientifiche). L’Università Aldo Moro di Bari è in testa alle università che costano meno (sempre considerando la 1^ fascia), anche se bisogna sottolineare che parte dell’importo della retta è dovuta al merito: una votazione media bassa o un basso numero di crediti conseguiti si traduce in un aumento delle tasse. Complessivamente, rispetto al 2010, si registra una lieve diminuzione delle tasse universitarie per la 1^ e 2^ fascia di reddito considerata (rispettivamente -1% e -4%), mentre i costi per gli studenti appartenenti alla 4^ e la 5^ fascia aumentano, rispettivamente, di circa il +4% e +10%. Estremamente interessante è l’analisi del costo per le famiglie. La maggior parte delle famiglie monoreddito di lavoratori autonomi, come gioiellieri, albergatori e ristoratori, rientrano nella 2^ fascia ISEE considerata e pagano in media una tassa annuale universitaria pari a 515,82 Euro, esattamente come la famiglia monoreddito di un operaio non specializzato. Questi dati, se affiancati a quelli della crescente evasione fiscale e della diminuzione degli investimenti sulla pubblica istruzione, fanno emergere un quadro drammatico: infatti si andrà sempre più verso un aumento degli studenti che appartengono o dichiarano di appartenere alle prime fasce, e quindi una diminuzione delle risorse da distribuire agli studenti che realmente ne hanno bisogno. “Anche qui, come in altri settori in cui si utilizza come parametro l’ISEE, i figli degli operai alla catena di montaggio pagano di più dei figli dei gioiellieri.” - dichiara Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori.

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