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Tanto più sarete autentiche, quanto più vi ascolteremo.

Tanto più sarete autentiche, quanto più vi ascolteremo.

Parole da ricordare nel 2015. Auguri!

Mercoledi, 31/12/2014 -
Non troppe ore ci separano dal 2015. Si guarda indietro, ai momenti più importanti dell’anno che scivola via. Si fanno bilanci, si appuntano le prime idee da realizzare. Nel 2014 Noidonne ha celebrato, seppur un po’ in sordina, i settant’anni di pubblicazioni. La guerra non era ancora finita quando alcune straordinarie partigiane, decisero di prendere la parola e di raccontare la vita delle donne italiane. Il percorso che è scaturito da quel momento, è lastricato di fasti e di momenti duri, che portarono nel 2000 ad una chiusura che sembrava definitiva, che per fortuna si evitò con un salvataggio in extremis, pagato ad un prezzo altissimo. Le pubblicazioni non vennero interrotte, pur essendo state, per molti anni, affidate solo al bianco e nero e alla pazienza dei creditori. Oltre che, è bene ricordarlo, al lavoro gratuito di molte persone. Prima fra tutte la direttora Bartolini senza la quale non sarebbe rimasta che la memoria di quello che fu.



Non che i ricordi non siano importanti, tutt’altro, ma quel che è certo è che oggi, alle soglie del 2015, la rivista non si presenta come un cadavere in decomposizione o, peggio, un corpo imbalsamato. Siamo, al contrario, come donne e come rivista, dentro un processo in divenire, attento al presente, e che cerca di guardare al futuro e alla costruzione di un orizzonte pieno di senso e di libertà per le donne e per la società tutta. A riprova di questo, un paio settimane fa, una giovane studentessa di matematica, volontaria della Biblioteca della Casa delle donne di Pisa, ha organizzato un incontro a cui siamo state invitate. Per raccontare di questi 70 anni e per interrogarci su come oggi, all’interno di una società strutturalmente diversa da quella che ha visto la nascita e l’evoluzione della rivista, si può far fruttare questa eredità a partire proprio dal nome “Noidonne”. Che significa oggi questo termine? Quali soggettività comprende? Chi vogliamo raccontare? Sono domande che ci facciamo quotidianamente.



Ho provato, riaprendo l’archivio, vero scrigno dei tesori, a disegnare un nuovo percorso, cercando le parole necessarie a raccontare gli anni trascorsi, compreso quest’ultimo, e a guardare questo 2015 con tanto ottimismo della volontà. Non ho trovato nessuna risposta esaustiva (qualcun* ne ha?) ma solo spunti per provare a orientarci nel presente.



Autonomia. La cooperativa Libera Stampa, ancora oggi casa editrice della rivista, nasce nel 1969, in un momento tutt’altro che roseo per le finanze del giornale, una delle tante crisi che hanno attraversato la storia di Noidonne. All’epoca, l’alternativa paventata dal PCI perchè continuasse a dare al giornale sostegno economico, era quella di fondere insieme Noidonne e un’altra rivista di partito, “Vie Nuove”. Davanti a questa ipotesi le giornaliste dissero di “no” e, rischiando moltissimo, si inventarono la cooperativa “Libera stampa” che contava oltre 10.000 soc*, tra giornaliste, lettrici e diffonditrici. Una scelta di autonomia che rendeva la redazione libera di scrivere qualsiasi cosa, e che piacesse o meno al partito “chissenefrega”. Continuiamo anche oggi su questa linea, raccontando la verità, dando spazio a buone notizie e non risparmiando critiche e insinuando dubbi sulle scelte che le Istituzioni prendono e che toccano direttamente la vita delle donne.



Corpo. Il tema dei temi, al centro delle rivendicazioni del femminismo, che ottengono tanti dei diritti che ancora oggi terreno di scontro tra chi crede nell'autodeterminazione delle donne e chi invece le vorrebbe assoggettate alle decisioni di qualcun altro. Non ci stancheremo mai di ripetere che il dirittto di operare scelte individuali sul proprio corpo, frutto di libertà e desiderio, va rispettato e garantito. E' proprio il corpo il centro da cui partire sempre, luogo dei desideri autentici, privi di mediazione culturale.



Comunità. La rivista negli anni ’50 e ’60 toccava numeri da record, grazie alle migliaia di abbonate e alla rete fittissima delle diffonditrici, donne che portavano il giornale nei luoghi più remoti, persino nelle campagne. Oggi, in questi tempi amari per l’editoria e il giornalismo, ancor più se indipendente, abbiamo bisogno nuovamente di una comunità attorno a noi, che legga, commenti, proponga inchieste e storie, muova critiche e ci aiuti nel difficile compito di raccontare la complessità del reale.



Coraggio. “Prendete me, io posso odiarvi molto più di lei”, dice ai nazisti che vogliono portarsi via la madre anziana, la sorella di un partigiano. Odio contro il potere che assoggetta, imprigiona, uniforma, schiavizza. Lo stesso odio, e dunque lo stesso coraggio, mostrato dalle donne kurde che imbracciano le armi, da Malala ribelle alla furia cieca dei talebani, dalle donne della Terra dei fuochi, che non smettono di denunciare. Difficile scegliere tra i tanti volti del coraggio femminile di questi ultimi settant’anni e del nostro presente, perché di esempi ce n’è in ogni angolo del mondo. Perché ovunque le donne si trovano a lottare con coraggio contro il patriarcato e l’ordine socio-economico-culturale con cui è connesso.



Giornalismo militante. Sin dalla sua costituzione la redazione di Noidonne è stata composta da attiviste e militanti. Quelle che si riunivano nei sottoscala e stampavano solo se arrivava la luce, che facevano la colletta per comprare la carta e litigavano con il tipografo dell’epoca, Alcide Mengarelli, perché scrivevano titoli e pezzi troppo lunghi. L’ansia di voler dire tutto, di partecipare, di esserci. Oggi, in un panorama non certo esaltante, in cui il giornalismo è stato – a volte – al servizio del potere politico ed economico e in cui i media mainstream faticano a raccontare la violenza contro le donne, c’è ancora bisogno di scegliere le parole giuste, e di trattare i temi con il rigore e la cura necessari, perché la realtà che raccontiamo è qualcosa che tocca le nostre vite.



Lavoro. La prima e forse la più grande battaglia su cui Noidonne insiste è proprio quella sul lavoro fuori casa come mezzo per l’emancipazione delle donne. La denuncia delle condizioni delle lavoratrici è costante. Mondine, tabaccaie, operai tessili, fino ad arrivare alle precarie delle ultime generazioni. In un paese con altissimi livelli di disoccupazione femminile, di differenziale salariale, di mancanza di welfare adeguato, è necessario parlare di lavoro, di condivisione delle responsabilità, di modelli sociali di cura e di genitorialità che coinvolgano le collettività e non solo i singoli nuclei familiari. Sfide enormi, nell’ottica di ripensare i modelli di produzione e riproduzione.



Mondi. Il femminismo oggi non è un movimento bianco e borghese, e, come insegna la storia di fatto non lo è mai stato. Noidonne, rivista nata per farsi comprendere da tutte le donne, a partire da quelle che leggevano e scrivevano a malapena, di certo non è mai stato espressione di un femminismo elitario. Anzi. Ha cercato di costruire consapevolezza e diffondere conoscenze dove c’era marginalità sociale e culturale. E rispetto agli stimoli che arrivavano dall’estero, ha avuto cura negli anni – l’archivio parla chiaro – di raccontare incessantemente cosa accadeva alle donne di tutto il mondo. A partire dalle sorelle russe, per ovvie ragioni di vicinanza politica, per continuare, sempre, negli anni, a volgere lo sguardo altrove, lontano, magari peccando a volte di etnocentrismo introiettato, chissà, ma sempre con estrema curiosità.



Memoria. Nel 2015 si celebreranno i settant’anni di Resistenza contro il fascismo, nemico comune di tante donne, anche molto diverse, che lottarono compatte. Oggi i fascismi sono tanti e hanno altri volti, almeno nei paesi a capitalismo avanzato. Sono nell’omologazione dei corpi e dei desideri sessuali, nelle proteste delle sentinelle, negli atti omofobici, transfobici e di bullismo fuori e dentro le scuole, negli episodi di razzismo contro migranti e sex workers. Ovunque può annidarsi il pregiudizio e l’odio per il diverso quando ci sono dinamiche di potere e di controllo di mezzo.



Raccontata così, sembra che Noidonne abbia sempre letto e interpretato la realtà nel migliore dei modi, e che la storia della rivista sia senza macchie. Ovviamente così non è. Non sono mancati nei decenni errori, fratture, egoismi, incapacità di seguire i cambiamenti del reale e della pratica femminista. Ma a poche ore dal nuovo anno possiamo guardare a ciò che possiamo fare adesso acuendo i sensi, non per essere migliori, ma per fare meglio.



L’incontro a Pisa è stato partecipato e appassionato e rappresenta proprio il giusto punto di partenza da cui ripartire nel 2015. “Più sarete autentiche, più vi ascolteremo”, ci ha detto Francesca Talozzi, militante femminista, alla fine dell’incontro. Un invito a prendere la parola partendo dalla nostra – radicale - visione del mondo e a tradurla sempre in un giornalismo onesto e libero, che rispetti la pluralità dei punti di vista.



Essere autentiche, forti e libere stando sempre dietro i conti non è semplice. Per questo, mi ripeto, abbiamo bisogno di una comunità forte che ci sostenga. Noidonne, con i suoi pregi e difetti, non ha mai smesso di dare peso alle donne e di raccontare i femminismi, che con il loro andamento carsico, l’agitarsi impetuoso, a volte scomparendo per poi riemergere, hanno cambiato il corso della storia, pur incontrando, come nessun altro movimento, resistenze socio-culturali fortissime, talvolta palesi, spesso nascoste e difficili da neutralizzare.



Abbiamo comunque fiducia in noi, nelle donne e negli uomini, e la difficoltà del compito che ci prefiggiamo, come femministe, giornaliste e persone, non ci farà arretrare di un millimetro.

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