Tanto per cercare di capire. Prova per una lettura di genere del jobs act. 1a puntata
Con i decreti attuativi della scorsa settimana la riforma del lavoro è entrata nel vivo.Un'analisi in ottica di genere? Pur prevista dal nostro ordinamento è inesistente. Allora, proviamo a controllare qualcosa. Il decreto sulla maternità
Con i decreti attuativi della scorsa settimana la riforma del lavoro è entrata nel vivo.
I temi sono molti, e la stampa ne da notizia come può o come sa. Analizzare i quattro decreti, non è facile, ogni provvedimento è organizzato emendando testi di legge in vigore, per lo più sconosciuti ai più, se non nel titolo ed in qualche contenuto. Ora il passaggio alle Camere per un parere, che mi sembra difficile pensare, abbia la capacità, se mai ci fosse la volontà di modificare qualcosa.
Un'analisi in ottica di genere? Pur prevista dal nostro ordinamento è inesistente.
Da una prima lettura la filosofia mi sembra essere più o meno questa: abbiamo annacquato un po' tutto. Si allungano i tempi dei congedi parentali, la possibilità di usufruirne, dagli 8 a 12 anni dei bambini, ma rimane invariato il monte orario che si può utilizzare. Il trattamento economico per i congedi (il famoso 30% dello stipendio) si ottiene ora non solo fino ai tre anni di vita del bambino, ma fino ai 6 anni: ma il monte permessi è sempre quello. Insomma, se tuo figlio sta bene nei primi anni di vita ti va bene, hai risparmiato sul monte ore, altrimenti ti arrangi.
Si allargano le tutele dei genitori adottivi, equiparandoli giustamente, sempre di più ai genitori naturali.
Le modifiche previste per le lavoratrici della gestione separata (co.co.pro. ecc.) vanno nella direzione di difenderle dai datori di lavoro che non hanno versato i contributi. Benissimo, ma paga l'INPS...e nulla si dice cosa succederà al datore di lavoro evasore.
E, articolo del tutto inedito, si riconosce alle donne vittime di violenza di genere un congedo retribuito al 100% per 3 mesi. La possibilità di usufruirne part-time o ad intervalli per tre anni, non la commento, la lascio alle amiche esperte di questi problemi, perché me ne sfugge la logica, come mi sfugge il senso del preavviso di 7 giorni per chiedere il permesso.
Ed in ultimo, i finanziamenti. 65 milioni nel triennio 2016-2018 “è destinata alla promozione della conciliazione tra vita professionale e vita privata”. Come si dovranno utilizzare ce lo diranno prossimamente con un apposito decreto. (e, viste esperienze precedenti sono preoccupata) Sicuramente ritengo, (contrariamente a quanto si auspicava sul Sole 24 ore giorni fa) che il ricorrere all'Osservatorio curato dalla Consigliera Nazionale di Parità, implementato dalle buone pratiche raccolte dalle Consigliere dei territori, non sia una grande idea. Il sito è giustamente fermo al 2009, ultimo anno in cui ci si è ricordati che le Consigliere di parità esistevano, e sono state finanziato (poco e male) la loro attività.
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