Login Registrati
Tante le vie del comunicare a Thiene

Tante le vie del comunicare a Thiene

Il Grillo pensante - Il Grillo Pensante è un centro riabilitativo per persone con disabilità della comunicazione, della relazione e disturbi dell’apprendimento

Camilla Ghedini Lunedi, 27/01/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2014

“Ci sono messaggi, come i lampi nello sguardo, che non si possono lasciare perdere. Gli occhi parlano”. Con questa certezza, Cecilia Zannoni, 60 anni, ha fondato nel 2002, a Thiene (Vicenza), il Grillo Pensante, centro privato riabilitativo educativo per bambini, ragazzi e adulti con disabilità della comunicazione, della relazione e disturbi dell’apprendimento. Il primo centro in Italia ad utilizzare la comunicazione facilitata per interagire con l’esterno. Lei, educatore professionale all’Usl, con svariati percorsi di specializzazione e una carriera stabile, a 49 anni si è licenziata per inseguire la luce - leggi potenzialità - che vedeva nei ‘suoi’ ragazzi. Ha fatto un salto nel buio, nel vuoto, ma ce l’ha fatta. Oggi, a livello nazionale, esiste un’associazione che raccoglie tutte le - poche - realtà che tra Veneto, Toscana, Emilia Romagna e Friuli si avvalgono di questo sistema. Il nome è emblematico, Vi comunico che penso, ad indicare la necessità di infrangere la costante sottovalutazione delle prerogative di chi ha disabilità. Ma a crederci per prima, snobbando le derisioni e le ingiurie che inizialmente le sono state inoltrate con ‘generosità’, è stata lei. ‘NOIDONNE’ ha deciso di visitare il centro, di vedere dove e come si svolge questa attività. Gli ambienti sono sobri, luminosi, accoglienti. Cecilia sfata il primo dei luoghi comuni che permeano questo mondo. “A detta di molti, chi non parla non ha niente da dire, non ha capacità intellettiva, è deficitario. Ma non è così. Questo avviene perché i test cognitivi sono tarati sulla ‘normalità’”. Cecilia taglia corto dicendo che pensarla così fa comodo a tanti. A lei però comodo non ha fatto. “Per me lo sguardo diceva di più”. Lei lo ha ‘ascoltato’. E così ha cercato strumenti di cui dotarsi. Va detto infatti che non è stata la comunicazione facilitata a raggiungere Cecilia, ma il contrario. Ad inizio 2000 in Italia era pressoché sconosciuta, c’erano casi isolati, non vi era alcuna rete. Lei ha cominciato a ‘studiare’, a ‘indagare’, finché si è imbattuta nel metodo che più rispecchiava le sue convinzioni, non voleva un metodo cui adeguarle. Così è nato il Grillo Pensante, forte oggi di uno staff di 8 professionisti tra psicologi, educatori e operatori, cui vanno aggiunti consulenti esterni, tra cui il neuropsichiatra e lo psicoterapeuta. Gli utenti in carico sono una cinquantina. Si va da bimbi di 3 anni fino ad over 40. Sostegno viene dato anche ai famigliari, ai genitori, che all’improvviso scoprono di poter comunicare coi figli. E scoprono, soprattutto, che hanno un’intelligenza da sfruttare anche didatticamente, emozioni e desideri troppo spesso rimasti imbrigliati, inespressi, sconosciuti. E allora avanzano sensi di colpa, per non aver capito tutto, per non aver capito prima.

Ma Cecilia e la sua squadra spiegano che no, va bene così, va bene anche così, va bene da questo momento in poi. “Per le madri e i padri, vedere i progressi dei figli è destabilizzante. Accanto alla gioia affiora l’amarezza per avere creduto che non li sentissero, che non li percepissero. È un percorso doloroso, che li porta a diventare nuovamente genitori”. Cecilia racconta che questi ragazzi a un certo punto riescono a fare richieste normali: indicare che pizza vogliono mangiare, spiegare che vorrebbero indossare pantaloni e scarpe diverse. “Dobbiamo ricordarci che hanno i sentimenti e desideri dei coetanei. Che sono consapevoli, lucidi, attenti, presenti. Che dobbiamo lavorare su quello che hanno, non su quello che non hanno. E possiedono un pensiero”. E magari passioni da coltivare. Al Grillo Pensante sono diversi i laboratori attivi, dalla redazione in cui viene realizzata la rivista Le pagine distratte al teatro. E proprio in questi mesi 12 di loro stanno portando in giro Oltre - oltre il pregiudizio, la paura, la banalità -, spettacolo con parti di testo scritte da alcuni utenti. Assistiamo alle prove. Uno degli ‘attori’ guardando verso la platea legge una sorta di sintesi delle loro cartelle cliniche. “Menomato, storpio, ritardato mentale, non risponde agli stimoli”. Sì, sta parlando di se stesso, di loro, e guarda verso di noi. E per un’istintiva vergogna vorremmo calasse il sipario. Martina Michelusi, l’educatrice che intanto dialoga con loro, ed Enrico Gaspari, il regista, ci presentano. Spiegano che dedicheremo loro un articolo e che quindi dovranno dare il massimo. Avvicendandosi nelle scene salgono tutti sul palco. A tratti Enrico li riprende perché ridono, non si impegnano abbastanza. Si vede che lo stimano, gli vogliono bene, e infatti poi gli si avvicinano, lo abbracciano, e lui ricambia. Noi rimaniamo lì, impietriti, forse convinti che avremmo assistito a chissà quale miracolo, invece che alla normalità. Perché noi non vediamo quello che vedono Enrico e Martina, che intercettano i miglioramenti fatti, quelli ancora possibili, che sanno fin dove possono spingersi a pretendere. Siamo noi che non individuiamo i loro progressi. Nel lancio di un fiore o in una ruota mimata col braccio c’è un percorso di affrancamento dall’isolamento che noi non riconosciamo. A noi tutto sembra lento, sembra ripetersi uguale a se stesso. Poi senti Enrico e Martina che fanno l’applauso, si complimentano ‘perché avete visto che differenza dall’altra volta? Bravi’. E allora capiamo che è vero che gli occhi parlano, che sorridono. E che noi, fino a un momento prima, eravamo ciechi. Ci chiedono se vogliamo dire qualcosa. No, meglio il silenzio, perché le parole di cui abusiamo ogni giorno per scrivere, per dissuadere, per dissimulare non vanno bene. Quelle giuste, qui, non le conosciamo. Capiamo che il linguaggio, come dice Cecilia, prima di essere parola è pensiero. “Cecilia, ma lei si sente mai impotente?”. “Succede, ma mai al punto da perdere la speranza”.



Il Grillo pensante è un centro per la valutazione e il trattamento dei deficit comunicativi, cognitivi, relazionali e per la loro valutazione e trattamento. Offre sia attività di gruppo che individuali. Di ogni utente si valutano i deficit ma soprattutto le abilità residue, così da impostare progetti individuali. Viene utilizzata la Comunicazione Facilitata Tecnica Aumentativa Alternativa Alfabetica del Linguaggio. Comprende strategie, metodologie e tecniche - supportate anche da strumenti tecnologici, tipo tastiera del pc - finalizzate ad aumentare le abilità di comunicazioni verbali già presenti o ad introdurne di alternative al linguaggio, laddove quest’ultimo non sia sufficientemente sviluppato. Prevede la figura di un ‘facilitatore’ che fornisca supporto alla mano, stabilizzandone e rallentandone il movimento. Il punto di facilitazione parte dalla mano, arriva all’avambraccio e si ‘riduce’, talvolta, alla sola presenza fisica dell’operatore. Implica infatti, oltre al supporto fisico, una relazione di fiducia e condivisione. Tra le difficoltà fisiche, ed emotive, che lo richiedono, spiccano uno scarso coordinamento occhio-mano; un basso/elevato tono muscolare; tremori; problemi nella programmazione di un’azione. Info, su www.ilgrillopensante.it



Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®