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Sussurri e grida: voci femminili dal manicomio di Roma in scena con  'Le Agitate'

Sussurri e grida: voci femminili dal manicomio di Roma in scena con 'Le Agitate'

Nello spettrale e claustrofobico padiglione XVII, le quattro “agitate” si raccontano, riescono a creare un forte legame di complicità, ascolto e solidarietà che serve a lenire almeno in parte le violenze inflitte dal sistema psichiatrico

Lunedi, 14/04/2025 - In scena all’Off Off Theatre di Roma lo spettacolo “Le Agitate”, che propone alcune storie di donne internate nel XVII padiglione del Santa Maria della Pietà, il manicomio della Capitale. Ispirato ai risultati di una ricerca negli archivi dell’istituzione psichiatrica, lo spettacolo fa riemergere alcuni casi di donne non-conformi, ribelli, “degenerate”, e per questo isolate dalla società e rinchiuse in manicomio in quanto giudicate non idonee alla vita sociale: La Pina, una lesbica internata per la sua sessualità fuori dalla norma; Mara, una donna che ha abortito e che quindi è stata etichettata come “contro-natura” nel rifiuto del suo ruolo di madre; Anita, una “erotomane”, la cui sessualità libera e senza vergogna ha messo in imbarazzo il contesto sociale di provenienza, quello della nobiltà romana, che l’ha fatta rinchiudere in un’istituzione per evitare lo scandalo; e Rossana, una ex-partigiana che ha abbandonato il tetto coniugale per tornare alla sua famiglia d’origine e che il marito ha fatto internare per questo motivo. Sono storie rappresentative delle tante infami vicende biografiche di donne che la psichiatria aveva il compito di normare e di restituire alle regole della convivenza sociale e della moralità, nelle decadi precedenti alla Legge 180 del 1978, la cosiddetta Legge Basaglia, grazie a cui i/le pazienti psichiatrici sono finalmente stati considerati degli individui bisognosi di cura. La legge del 1904, in vigore fino agli Anni Settanta, diceva chiaramente che era passibile di internamento chi era pericoloso a sé o agli altri, o chi dava scandalo. Non necessariamente chi era affetto da malattia psichiatrica, dunque, ma chi era percepito come “deviante”, “diverso”, “immorale” o semplicemente refrattario alle regole.

Nello spettrale e claustrofobico padiglione XVII, le quattro “agitate” si raccontano, riescono a creare un forte legame di complicità, ascolto e solidarietà che serve a lenire almeno in parte le violenze inflitte dal sistema psichiatrico, dall’immobilizzazione forzata all’isolamento, l’elettro-shock e le altre forme di terapia invasiva e rudimentale, senza dimenticare le umiliazioni e colpevolizzazioni inferte dallo staff, fino ad arrivare alla violenza fisica e all’abuso vero e proprio.L’esperienza del/la paziente psichiatrico/a era completamente disumanizzante: a chi finiva al Santa Maria della Pietà era vietato possedere anche solo un gessetto e non poteva indossare nemmeno un paio di occhiali. La vita all’interno dell’istituzione era un susseguirsi di ore vuote, di terapie dolorose e inutili, di soprusi che spesso facevano deteriorare la condizione fisica, mentale ed emotiva del/la paziente, trasformando in croniche le patologie pre-esistenti o inducendo sofferenza psichica da cui scaturivano nuove forme patologiche.

In scena dal 9 al 13 aprile sul palcoscenico più inclusivo e attento alle tematiche di genere della Capitale, lo spettacolo, per la regia di Orazio Rotolo Schifone che ha anche scritto il testo insieme a Luisa Casasanta, è stato interpretato da un cast d’eccezionale bravura: Masaria Colucci, Luisa Casasanta, Aura Ghezzi, Laura Mazzi, Edoardo Purgatori, Mattia Teruzzi e Elena Vanni. Il pubblico romano ha applaudito calorosamente questo riuscito tentativo di rendere omaggio alle vittime del sistema psichiatrico italiano, invitando a ricordare chi è rimasto impigliato nelle maglie strette di vere e proprie discariche sociali ed è stato troppo a lungo dimenticato.


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