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Sull’artista LeoNilde Carabba - di Valeria Contarino

Sull’artista LeoNilde Carabba - di Valeria Contarino

"... percorso artistico è intriso di simbolismo e spiritualità, le sue opere ci portano in una dimensione meditativa e ricca di significati.."

Lunedi, 20/01/2025 - LeoNilde Carabba è un'artista contemporanea italiana, nota per il suo approccio sperimentale e innovativo all'arte. Il suo percorso artistico è intriso di simbolismo e spiritualità, le sue opere ci portano in una dimensione meditativa e ricca di significati. Nata e cresciuta in Italia, Carabba ha sviluppato fin da giovane una profonda passione per le arti visive, che l'ha portata a esplorare vari mezzi espressivi, tra cui pittura, scultura e installazioni multimediali. Le sue prime mostre personali risalgono ai primi anni Sessanta. Nel 1966, Carabba inizia a esplorare l'uso della luce, impiegando microsfere di vetro rifrangenti, evidenziando così il suo spirito pionieristico e la propensione alla sperimentazione. Qualche anno più tardi, espone accanto a celebri artisti come Lucio Fontana e Bruno Munari presso la Galleria Cadario di Caravate.
Gli anni Settanta rappresentano un periodo particolarmente prolifico per l'artista, in cui partecipa attivamente alla formazione del femminismo in Italia. Nel 1975, è tra le fondatrici della Libreria delle Donne di Milano, per la quale cura una cartella di serigrafie che include i lavori di nove importanti artiste: Carla Accardi, Valentina Berardinone, Tommaso Binga, Mirella Bentivoglio, LeoNilde Carabba, Dadamaino, Grazia Varisco, Amalia del Ponte e Nanda Vigo, con una presentazione di Lea Vergine. L'anno successivo, insieme a Carla Accardi, Nedda Guidi, Eva Menzio, Suzane Santoro, Silvia Truppi e altre, fonda la Cooperativa Beato Angelico. Dal 1982 al 1987 Carabba si trasferisce a Bolinas, in California, dove sperimenta la pittura su legno, continuando a innovare e a reinventare il suo linguaggio artistico. Mandala, labirinti e piramidi diventano parte integrante del suo vocabolario pittorico, sottolineando ulteriormente la sua fascinazione per l'esoterismo e la dimensione spirituale dell'arte. Le sue opere trasmettono un senso di connessione con l'universo, sono come corpi celesti che rivelano misteri profondi. Nel corso della sua carriera, LeoNilde Carabba ha esposto le sue opere in numerose gallerie e musei, sia in Italia che all'estero, ricevendo riconoscimenti per la sua capacità di innovare e sfidare le convenzioni artistiche. Le sue esposizioni sono spesso accompagnate da un profondo discorso concettuale, che sottolinea il suo impegno nel promuovere una riflessione critica sul ruolo dell'arte nella società contemporanea e nella coscienza umana.

 

Il femminismo degli anni Settanta. Incontro con l’artista LeoNilde Carabba
Intervista di Valeria Contarino

Potresti parlarci del periodo in cui hai fatto parte della Cooperativa Beato Angelico?
È stato un periodo intenso e ricco di fermento, ma ricordo con particolare piacere soprattutto l'anno precedente, il 1975, quando tutto ebbe inizio. Eravamo un gruppo di donne artiste e ci incontravamo a casa di Carla Accardi per discutere dell'Autocoscienza e riflettere sulla nostra produzione artistica. Parlavamo del motivo per cui utilizzavamo un certo colore, come il rosso, o del perché sceglievamo una determinata forma. Ci interrogavamo su come nascevano le nostre opere, attribuivamo un significato profondo a ciò che creavamo.

Come siete riuscite ad esporre un quadro di Artemisia Gentileschi nella prima vostra esposizione?
Abbiamo esposto l’Aurora di Artemisia Gentileschi grazie ai contatti della gallerista Eva Menzio, che partecipava alla Cooperativa.

C’era anche Anne Marie Boetti quando avete avuto l’idea della Cooperativa?
Anne Marie era una donna di grande intensità e cultura, ed era sempre un piacere discutere con lei. Quando Eva Menzio e Carla Accardi le proposero di unirsi alla Cooperativa, rifiutò, prevedendo che la creazione di uno spazio espositivo avrebbe portato a inevitabili drammi di potere. E, purtroppo, così accadde.

Che significava per te essere femminista negli anni Settanta?
Essere femminista in quegli anni significava lottare con determinazione per affermarsi, specialmente in quanto artista. Ricordo quando presentai il mio lavoro alla Galleria di Giorgio Marconi, lui mi disse che apprezzava ciò che facevo, ma che lanciare una donna nel mondo dell'arte era troppo difficile. Mi suggerì di tornare dopo dieci anni quando i tempi sarebbero cambiati, ma io risposi che sarebbe stato lui a cercare me.

Nel tuo lavoro trovi un legame tra l’arte e il femminismo?
Io mi considero femminista nella vita e nel sociale, ma non necessariamente nella mia pratica artistica. Riesco a distinguere le due cose.

Qual è stato il tuo rapporto con Rivolta Femminile?
Nel 1973, vicino a casa mia a Roma, c'era una vetrina dove passavo davanti tutti i giorni con esposto il manifesto di Rivolta Femminile, il movimento fondato da Carla Lonzi e Carla Accardi. Mi fermavo spesso a leggerlo, così un giorno decisi di telefonare. A rispondermi fu Carla Lonzi. In quel periodo Lonzi classificava le donne in due categorie: vaginale e clitoridea. Mi chiese di presentarmi e le raccontai la mia storia personale e la mia esperienza come artista. Mi classificò come una donna vaginale, considerandomi troppo appassionata per il gruppo di Rivolta Femminile. Nonostante ciò, ero determinata a far parte del movimento, quindi cercai altri gruppi più affini a me. Erano anni difficili che richiedevano una grande forza per essere completamente libere.

C’erano altri gruppi d’incontro per le donne in quegli anni?
In quegli anni c'erano innumerevoli gruppi che si riunivano quotidianamente in diverse città italiane. Ad esempio, ogni mercoledì si teneva il "gruppo di analisi", dove ci si ritrovava con le donne che intraprendevano un percorso d’analisi, un fenomeno ancora poco diffuso all'epoca. Mi piaceva frequentare diversi gruppi, mi sapevo adattare, anche se a volte le affinità tra di loro erano poche. Il movimento delle donne mi ha dato una grande forza ed ispirazione, aiutandomi a trovare un senso di comunità e sostegno in un periodo di cambiamenti e sfide.

Ci racconti della tua esperienza con la libreria delle donne?
La Libreria delle Donne, fondata nel 1975, è la prima libreria dedicata esclusivamente alle donne in Italia. Lia Cigarini, che stava cercando uno spazio per incontri e discussioni, trovò ospitalità nel mio studio, e così la libreria ebbe inizio proprio a casa mia. Per sostenere l'apertura della Libreria delle Donne di Milano, organizzai anche una cartella di grafiche realizzate da nove artiste italiane, tra cui Tomaso Binga, Carla Accardi e Mirella Bentivoglio… Lea Vergine scrisse il testo introduttivo per questa preziosa collezione, contribuendo così al lancio di questo importante progetto culturale.

Come hai conosciuto Luce Irigaray?
Una redattrice di Feltrinelli, di cui non mi ricordo il nome, si stava occupando della pubblicazione del saggio Speculum di Luce Irigaray, ed era alla ricerca di un'artista per la copertina. Quindi, chiese a dieci artiste milanesi di proporle un disegno, da inviare all’autrice. Una volta ricevuti, Irigaray li esaminò senza sapere i nomi delle autrici e scelse il mio. Nel mio disegno composto da diverse onde, riconobbe il principio fondante di quell'epoca: l'idea che eravamo tutte uguali e tutte diverse, come le onde. Desiderava conoscermi e, mentre eravamo in taxi per recarci da qualche parte, mi fece una sorta di profezia: che avrei sempre affrontato grandi cambiamenti e che avrei ottenuto un forte riconoscimento in tarda età.

Qual è stata la tua esperienza negli anni poco successivi?
Negli anni Ottanta trascorsi poco tempo in Italia. Partii per l'India, dove intrapresi un viaggio spirituale profondo. Successivamente, mi trasferii in California: inizialmente lì per una vacanza, ma finii per innamorarmi e ci restai per cinque anni.

Che significa essere femministe oggi? Pensi che le lotte femministe degli anni Settanta siano servite?
Oggi vedo tante donne lavorare nel settore artistico, e noto che le difficoltà che affrontano sono simili a quelle degli uomini. Quando ero giovane io, invece, era necessario essere molto più resilienti e determinate rispetto agli uomini per ottenere lo stesso riconoscimento e successo.

Valeria Contarino è una curatrice e storica dell'arte italiana. Dopo aver conseguito una laurea in Storia dell’arte all'Università La Sapienza di Roma, ha proseguito i suoi studi in Gestione culturale e strategie museali presso l'Istituto Cattolico di Parigi. Lavora in diverse istituzioni italiane come assistente alla curatela, tra cui il Museo d'Arte Moderna della Galleria degli Uffizi di Firenze e la Galleria Spada di Roma. Successivamente lavora a Parigi in diverse importanti gallerie d'arte, tra cui la Galleria Continua. Nel 2022 diventa direttrice della 193 Gallery di Parigi nella sede di Venezia, in occasione della 59° Biennale di Venezia. Attualmente residente a Parigi, Valeria Contarino continua la sua carriera lavorando per Beaux Arts Magazine come Production Manager nel dipartimento Edizione e Partenariati, collaborando con importanti istituzioni francesi e internazionali.

Articolo di Valeria Contarino


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