Venerdi, 29/09/2017 - «Non esiste una morte naturale: di ciò che avviene nell'uomo, nulla è mai naturale, perché la sua presenza mette in discussione il mondo. Tutti gli uomini sono mortali: ma per ogni uomo la propria morte è un caso fortuito, ed anche se la conosce e vi acconsente, una indebita violenza». Così scriveva Simone De Beauvoir, in UNA MORTE DOLCISSIMA, in cui la scrittrice raccontava le ultime settimana accanto alla madre colpita dal cancro. Parole che scuotono le sue, con l'evidenza che spesso nascondiamo a noi stessi, vittime dell'illusione di essere eterni. Eppure quante volte, durante il giorno, ci imbattiamo nel pensiero, che poi respingiamo, quasi non ci riguardasse. La verità è che l'argomento è ancora tabù. La malattia è spesso concepita come cosa da 'deboli', anche se sconfiggerla è da 'forti'. Il recente dibattito politico sui Dat (Disposizioni anticipate di trattamento) si è concentrato sul dovere alla vita, quasi che la scelta di una morte dignitosa non sia un diritto. Succede così che alla morte, prima altrui che nostra, arriviamo impreparati. E non sappiamo gestire il lutto. E pensare che ogni giorno, tra atti di terrorismo e calamità naturali, la respiriamo. Ecco allora che il master sulla morte e sul morire - titolo ufficiale, DEATH STUDIES & THE END OF LIFE for the intervention of support and the accompanying - in partenza all'Università di Padova (preiscrizioni entro il 2 ottobre, inizio lezioni 10 novembre http://endlife.psy.unipd.it), diretto dalla docente, Ines Testoni, tutor Alessia Zielo, è di grande attualità. Giunto alla sua decima edizione propone un approfondimento multidisciplinare, sviscerando i processi psicologici della perdita e la sua elaborazione; comprendendone la simbologia nei diversi contesti culturali; fornendo elementi di bioetica e biodiritto. «L’Università degli Studi di Padova - recita il comunicato - propone la X edizione di un percorso unico nel suo genere nel panorama universitario italiano, disponendosi come luogo di incontro di saperi e di competenze diverse per creare e diffondere conoscenza su questo aspetto importante dell’esistenza, ovvero lo spazio che sta tra la vita e ciò che le è ulteriore». Affatto ridotta la platea di riferimento. «L’obiettivo primario è offrire ai professionisti dei servizi alla persona (psicologi, medici, infermieri), operatori sociali e insegnanti, filosofi e antropologi, una formazione completa affinché acquisiscano competenze idonee ad affrontare il fine vita e il lutto nelle loro dimensioni individuali, sociali e relazionali; in condizioni di malattia e vita quotidiana; nelle perdite ed elaborazioni nelle diverse età della vita; tra interiorità e codici comportamentali condivisi. La Death Education rende possibile, in virtù dell’intervento formativo che le sta alla base, la “trasmutazione” dell’emozione legata alla paura della fine del periodo vitale in un sentimento di positività e di accoglienza della morte, perché parte della stessa vita». Per ulteriori informazioni: www.endlife.psy.unipd.it; endlife.psicologia@unipd.it
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