Venerdi, 12/11/2021 - Aveva appena sentito passare il ponte sotto di sé.
Le rotaie avevano vibrato in maniera diversa quando il treno era avanzato su quella maestosa distesa d’acqua.
Eh, sì, il Grande Fiume le dava sempre un brivido, specie quando il sole vi si specchiava come in quella chiara mattina di marzo in cui pareva che anche la nebbia, consueto fantasma locale, si fosse discretamente dissolta per dare più splendore alla luce riflessa.
Tornò ad immergersi nei suoi pensieri. Aveva lavorato intensamente fino al giorno prima: due o tre giorni di riposo, di 'full immersion' nell’altro grande amore della sua vita, il cinema, le avrebbero solo fatto un gran bene.
L’avrebbero distratta dalle pur amate incombenze che ultimamente la soffocavano un po’.
Un senso di inquietudine serpeggiava nel suo animo, lasciandola infastidita, persa in problematiche in apparenza senza ragion d’essere.
Si scartò, senza accorgersene, quasi, una caramella.
L’operazione richiese più tempo del solito: probabilmente la piccola leccornia era riposta da troppo tempo nella borsetta.
La carta era tutta appiccicata. E in quello stesso momento due occhi neri, grandi, liquidi le stavano chiedendo, con un sorriso disarmante ed una manina tesa, una caramella.
Appartenevano ad un soldo di cacio, uno splendido bimbo di forse due anni che altro non voleva se non condividere un piccolo goloso piacere con lei.
Fortunatamente, ne aveva un’altra, di sicuro più ‘recente’ della propria; gliela offrì con appagamento quasi materno.
Il gesto l’aveva commossa, la richiesta era stata tenera, spontanea, un gesto che ormai non le capitava più da un pezzo.
Il piccolo stava per mettersi la caramella in bocca con la carta: ancora con un senso di 'matérnage' che le apparteneva da sempre, si volse verso la madre - una bella donna dai tratti marcati, quasi 'indios', più che 'rom' - che in quel momento era impegnata in una conversazione piuttosto animata al cellulare, facendole segno di impedire al bimbo di mangiarsi carta e caramella tutt’assieme.
Il batuffolo nero ottenne il dolcetto: lo mise in bocca con la grazia di un putto del Veronese, assaporandolo beatamente.
I suoi occhi brillavano ancor più dei raggi di sole riflessi quella mattina nell’acqua del Po.
Lascia un Commento