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'Sul nascere'

'Sul nascere'

Fino al 21 aprile 2011, presso lo spazio La Magnolia della Casa Internazionale delle Donne di Roma, sarà possibile visitare la mostra “Sul nascere” di Francesca Benigni che in questa intervista ci racconta la sua arte e ciò che rappresenta

Sabato, 09/04/2011 - Da dove viene la scelta della pittura nell’epoca della grande diffusione del digitale?



Ho iniziato a dipingere a 13 anni, dopo il liceo ho frequentato l’École des Beaux Arts a Parigi e qui ho incontrato numerosi artisti che mi hanno insegnato un approccio molto classico alla pittura, unito ad una grande disciplina e metodicità che ho conservato negli anni successivi e che trovo tutt’ora necessari affinché il mio lavoro non diventi qualcosa di approssimativo. Infatti l’ispirazione da sola non basta, va stimolata e nutrita costantemente.

M’interessa inoltre tutto ciò che riguarda la parte preparatoria: approntare i colori, il contatto con la materia, riuscire a padroneggiare gli strumenti artistici.



Relativamente a questa mostra, qual è la sua ricerca, concettualmente parlando, come artista?




Sono particolarmente interessata al ritratto, alla figura umana, in questa mostra nello specifico ho cercato di sviluppare il tema del nascere non solo in relazione alla nascita come inizio di una vita, ma anche filosoficamente intesa come principio in senso assoluto.

Il mio approccio nei confronti dei neonati è sempre stato di stupore, di sgomento, verso questi esseri così inermi ed allo stesso tempo così misteriosi, forse perché sono appena giunti da un luogo lontano, che non ci è dato conoscere. In questo essere inermi ci vedo la condizione umana, la nostra solitudine. Dipingo bambini avvolti in fasce come fossero bozzoli, protetti e al contempo costretti. E già da qui, da come si liberano dalle fasce o da come le accettano placidamente, si può intuire l’indole dell’individuo futuro che diverranno.



Tra i suoi dipinti c’è “Nato tra gli stracci” , che rimanda, per suggestione, all’attualità dei flussi migratori e al dramma dei clandestini, i suoi quadri raccontano questa contemporaneità?



“Nato tra gli stracci” è stato suggerito proprio dalla visione di bambini che vivono guerre e situazioni nelle quali si sfiora la morte, dove sopravvivere diventa quasi un caso. Qui la mia difficoltà è stata trasferire la visione in un modo che non fosse cronaca, cercando di simboleggiarla di più ed in qualche modo di “digerirla” . Diventa cioè necessario separarla dalla contingenza del fatto di cronaca per ricavarne poi qualcosa che abbia un significato più ampio,che travalichi il singolo evento specifico.



 In un momento storico come il nostro che mette in discussione la libera scelta dell’essere madre cosa vuole comunicare con le sue opere, che ritraggono anche delle madri?



Ho rappresentato la maternità cercando d’indagare il rapporto assoluto tra madre e bambino, e, ad esempio, dipingendo delle donne africane, ho notato come esse siano dotate di una naturalità radicata che le rende totalmente disponibili e naturali nel loro essere madri. Ritengo che la maternità sia un’occasione, ovviamente nel momento in cui ci sono le condizioni per renderla tale. Detto ciò, penso che la maternità sia una grande opportunità di libertà, di scelta e anche d’impegno. Sono certa che come madre si possano cambiare realmente le cose, una madre può trasmettere a un figlio la sua idea di donna, dargli una lente attraverso la quale guardare il mondo femminile, porre le basi affinché quel bambino diventi un uomo rispettoso e consapevole della complessità della sua compagna futura.



(9 Aprile 2011)

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