Sul ‘Monte Verità’, l’emancipazione femminile passa per l'arte e la fotografia
Nelle sale un film che racconta la prima Comune d’Europa nella Svizzera del primo Novecento, rifugio per una donna oppressa dai ruoli borghesi di madre e moglie
Mercoledi, 12/07/2023 - Nelle sale italiane il film ‘Monte Verità’, diretto dal regista e sceneggiatore Stefan Jäger, opera già presentata a Locarno due anni fa e più di recente al 40° Torino Film Festival. Il film racconta la poco nota vicenda della prima Comune d’Europa, realizzata presso Ascona, in Svizzera, nei primi del Novecento, sul Monte Monescia (chiamato poi Monte Verità) e, al tempo stesso, una storia di emancipazione femminile, quella di Hanna Leitner, moglie e madre infelice, intrappolata in ruoli alto borghesi che sente soffocanti, appassionata di fotografia ed aspirante fotografa, che fuggirà dalla sua vita convenzionale per raggiungere la Comune ed aprirsi al mondo ed all’arte.
Il Monte Verità è stato dei luoghi più interessanti della Svizzera degli inizi del ‘900, una vera colonia utopica e una fucina di idee: frequentato da intellettuali ed artisti che venivano da tutto il mondo per scoprire l’importanza della natura e l’armonia dell’uomo con essa, fu anche una delle prime comunità di vegetariani e nudisti del secolo scorso che ispirò il movimento degli hippies negli anni ’60.
Hanna, dopo l’ennesima aggressione verbale e fisica del marito, decide di lasciare Vienna e la sua famiglia per raggiungere questa Comunità di cui ha sentito parlare, in fuga dal ruolo borghese nel quale si sente relegata e svalorizzata, ma anche piena di paure e non avvezza alla vita di una Comune. In questo luogo di libertà, abitato da persone di ogni provenienza e frequentato da artisti come Hermann Hesse, Otto Gross, Isadora Duncan, Sophie Taeuber-Arp, Hanna cerca di ritrovare sé stessa.
Affetta da una grave forma di asma, la giovane donna, con l’aiuto di un medico e di donne e uomini che vivono la stessa esperienza, proverà a riprendere a respirare, fisicamente ed emotivamente, cercando di trovare forma ed espressione alle proprie inclinazioni e dando spazio alla passione per la fotografia sempre osteggiata dal marito.
"‘Monte Verità’ trae origine dalla stessa modalità che i fondatori misero in campo fondando la comunità intorno al 1900 - racconta il regista - una visione collettiva, libera da costrizioni e alimentata dalla fiducia nel potere della creatività. Ho cercato di scavare a fondo nelle resistenze interne ed esterne che una donna in cerca della sua strada deve aver vissuto in quel periodo. Nella consapevolezza che possiamo narrare sempre e solo dal nostro punto di vista, mi sono affidato all'intelligenza collettiva del nostro team per verificare il mio punto di vista. Con il 77% dei nostri capi reparto donne, siamo forse riusciti a sottolineare il cambiamento positivo che sta attraversando il mondo: ogni genere e ogni orientamento sessuale merita tutto il rispetto. Spero con il mio film di contribuire a mettere le ali a questo spirito di apertura e al desiderio di libertà, proprio come i fondatori della prima comune hippie del mondo”.
Quello di Hanna Leitner è un personaggio d fantasia, che simboleggia la condizione di tante donne di quell’epoca e il film immagina la fuga verso un luogo salvifico per ritrovare la propria identità, attraverso il ruolo dell’arte, attribuendo ad Hanna le fotografie scattate presso la Comune che rimangono a tutt’oggi di autori ignoti. Il regista si è ispirato ai numerosi documentari e libri sul Monte Verità, in particolare l’opera dello storico Andreas Schwab ("Monte Verità - Sanatorium der Sehnsucht") che è stato anche consulente del film. Nel ruolo di Hanna la giovane Maresi Riegner, che riesce a fondere la sostanziale ingenuità di una donna quasi mai uscita dalla sua comfort zone, col desiderio di libertà e con la curiosità della protagonista.
“Per preparami al mio personaggio ho studiato il periodo intorno al 1906 – racconta l’attrice - ho letto testi scritti da donne di quest'epoca e mi sono immersa sempre di più in essi. La coach di recitazione, Teresa Harder, mi ha supportato e a volte anche Hanna Herzsprung (che interpreta il ruolo di Lotte Hattemers) mi ha aiutato ad entrare in contatto con uno dei "veri" personaggi del Monte Verità. Poi abbiamo fatto una settimana di prove sul Monte stesso, facendo escursioni, assorbendo l'atmosfera, leggendo ad alta voce i testi del periodo. In quei giorni mio figlio era molto piccolo e stavo ancora allattando. Questo mi ha aiutato personalmente a capire il legame che si prova con un figlio e mi ha reso accessibile il personaggio di Hanna Leitner sapendo che a lei, in quanto aristocratica in quel periodo, non era permesso allattare i propri figli. Il contatto con i propri figli a quei tempi era meno personale di quanto lo sia oggi. I bambini si rivolgevano formalmente alla madre, la quale aveva una funzione educativa, ma l'amore materno era sullo sfondo. Il contatto fisico e la sensazione di sicurezza non erano previsti nella classe sociale di Hanna Leitner. Attraverso la mia stessa maternità ho capito l'amore per un figlio e quanto deve essere infinitamente doloroso non vederlo per molto tempo o addirittura perderlo.”
Lascia un Commento