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Su quel binario un treno porterà

Su quel binario un treno porterà

pro-MEMORIA / 3 - Intervista all'artista Viola Buzzi tra memoria, esperienza e segreti di donne

Fastiggi Luce Lunedi, 07/02/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Febbraio 2011

Treni e ferrovie, caselli e case come sentinelle silenziose nella campagna; donne, soprattutto donne, di varie generazioni, popolano questi paesaggi italiani, indaffarate e solenni nella loro quotidianità, custodi di segreti che cambiano la vita. Sembra di raccontare una favola ma tutto questo è realtà; una realtà raccontata in Passaggio 19, l’ultimo evento multimediale creato da Viola Buzzi, che in questo modo ripercorre la sua infanzia e racconta i 150 anni dell’Unità d’Italia.

Ispirato a un casello ferroviario 'speciale' della linea Viterbo-Orte, Passaggio 19 nasce come una canzone autobiografica, si trasforma nel 2011 in un videoclip, diventa un fotoromanzo, un calendario e si inserisce nel più vasto progetto ITALIANI 150. Di tutto questo parliamo con Viola Buzzi, ideatrice ed anima di questa iniziativa sulla memoria.



Che cosa è ITALIANI 150 e come si inserisce Passaggio 19 in questo progetto?

A che nazione appartenevano Leonardo, Caravaggio Dante e Galileo? Erano chiaramente italiani... ITALIANI 150 è un progetto che nasce per parlare di noi italiani, per vedere a che punto siamo come italiani e italiane "antico popolo in un giovane stato”, e sviluppare la riflessione sui 150 anni dell'Unità d'Italia anche al centro Italia. Passaggio 19, invece, è la mia storia, la storia di un'italiana cresciuta negli anni 80, e la storia di un casello ferroviario di provincia dove convivono quattro generazioni che fanno memoria. Quattro generazioni di donne che si afferrano per le mani, la più piccola impara dalle anziane a camminare, ma lo saprà dopo, troppo tardi per ringraziarle. Un po’ come l’Italia che ci ha preceduto, quella indipendente aperta, che non possiamo più ringraziare ma che vogliamo tirar fuori, anzi, metter dentro a ciò che è nostro per sentirci parte di un tutto. C'è, insomma, il desiderio di unire che altro non è, nel piccolo mio, avventurarsi per via e poter tornare con qualche cosa.



Come è nata in te questa riflessione sulla memoria e sui 150 anni dall'Unità d'Italia?

Considerare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia sulla carta non ha alcun senso, e infatti non si riesce a percepire l'importanza di un compleanno tanto importante, così come ce lo presentano “dis/integrato” della memoria di ognuno di noi. Invece, 150 anni di storia possono diventare un grande vantaggio, a saperli rivedere dentro le nostre storie. Il treno è stato il mezzo social|popolare ad unire (e portare lontano) Italia e italiani dall’unificazione del 1861 a oggi. Mia nonna, tra i primi ferrovieri casellanti, era di quelle che si erano date da fare: la guerra, il lavoro lontano da casa; la sognavo al passaggio a livello “custode del passaggio dei treni”. Intorno non c’era niente, eppure lei col gelo, la neve, la canicola partiva e spostava a mano due enormi cancelli di ferro. Antonia, la sua vicina, per tutto un secolo non si è mai spostata da quel casello, indaffarata coi polli, l’orto, la vigna. Nonostante quell’isolamento da provincia italiana raccontavano che i nostri treni nascono da una linea ferroviaria intitolata “Pio centrale” in omaggio a Pio IX, il somaro di Garibaldi. La storia di ciascuna persona è legata indissolubilmente a quella del territorio in cui si forma ed è parte dello Stato nazionale e della sua unità. Così la memoria di ognuno contribuisce a definire e tramandare quella collettiva.



Hai privilegiato, nel racconto di questa storia, una prospettiva femminile che è quella della tua infanzia?

Le donne, nel mio modo di vedere, tenevano il segreto dei segreti - come esprimere un desiderio - e lo tramandavano all’ultima arrivata (segreto che nel videoclip, fotoromanzo ecc. si svelerà in vari modi). Dentro a un andirivieni di nonna madre e nipote crescevano i punti di vista, infiniti, su fatti accaduti, ma “liberi” di formarsi utilmente al quotidiano. Pensando a questa storia da grande, mi accorgo che il mondo che ho avuto intorno ha formato desideri e sogni, e una prospettiva. Di questo mondo, come tutti i mondi anche difficile, ricordo specialmente donne (e uomini, italiane/i) appassionate di quel che facevano e della patria istituzionale nel senso del giovane Mameli: la democrazia come procedura, come atti prima che sistema di regole.

Verso i sei anni la nonna mi ha comunicato che per esprimere un desiderio bastava mettere 10 lire sulle rotaie, se il treno non le fondeva il desiderio si sarebbe avverato. Il treno non le ha quasi mai fuse, e per 10 anni i desideri non lo hanno fatto deragliare.



Tutti i materiali riguardanti ITALIANI 150 e Passaggio 19 possono essere trovati sui siti:

www.violabuzzi.it  - www.italiani150.it  - www.itusci.it

Foto di Accursio Graffeo, tratta dal videoclip Passaggio 19.



(7 febbraio 2011)

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