Il "parlar male" andrebbe decodificato e curato fin da piccoli, perché diventa un disturbo individuale di massa che produce violenza e danno sociale a carico prevalentemente delle donne.
La masturbazione, con buona pace del moralismo, a
Lunedi, 23/01/2017 - Bisogna farci i conti. Non ho dimenticato di essere stata a lungo perseguitata (ai tempi in cui le minacce, sempre sessiste, erano rivolte alla donna autorevole) da una voce arrochita, sempre la stessa, che diceva parole volgari e coprofile, fino al giorno in cui mi venne da ridere perché ad una voce che chiedeva a chi telefonasse, un bambino che stava cambiando voce, rispose "a un mio compagno".
Sbagliato ridere. Perché una cosa così non è da bambine. E i maschi cresciuti - c'è stata la denuncia di Mentana a La7 tv - sono autori di stupri virtuali sui social e di foto postate di donne ignare di essere state colte da facebook o selfies che vengono proposte agli "amici" come "porche" da "sborrare" virtualmente. Si dice che capiti anche tra gay e che il trattamento non sia più elegante.
Non sono scherzi. Ma, a pensarci, non rappresentano una sorpresa se non per il mezzo con cui vengono diffusi.
Il "parlar male" andrebbe decodificato e curato fin da piccoli, perché diventa un disturbo individuale di massa che produce violenza e danno sociale a carico prevalentemente delle donne.
La masturbazione, con buona pace del moralismo, andrebbe riconosciuta come dato di realtà non drammatico, espressione di pulsioni naturali maschili e femminili da conoscere e controllare, come ogni altra reazione istintiva inconsulta accettata nei neonati (che si masturbano: il corpo è anche un gioco).
Ma la buona educazione non riguarda solo il non essere sgarbati nelle risposte a genitori e maestri o nel non mettersi le dita nel naso.
Per questo, contro tutti i moralismi e le ipocrisie, non si può concepire una società in cui la metà che crede di essere più forte non si accorga che l'evoluzione passa anche attraverso la conoscenza di sé come corporeità e animalità non necessariamente violente se gli esseri sono dotati di cervello pensante.
La violenza del sesso ha una dimensione maschile che non conosce parità: perfino la reazione atroce di subirla da parte di donne che non solo per amore, ma per non distruggere qualcosa che hanno creato e chiamato famiglia o per attaccamento ad una persona che hanno definito "unica" ha connotati migliori. Sono valori che vengono attribuiti al ruolo femminile subalterno per natura, mentre perfino nell'accettazione priva di dignità della violenza (anche matrimoniale) rappresentano una differenza culturale non indifferente.
Le reazioni spropositate per un'offesa, l'invenzione dell' "onore", la giustificazione dei codici per l'ira o la passione nei delitti sono maschili. Sono causa di violenza "attiva" nata dagli istinti, conosciuti non come "naturali in sé", ma naturali in un mondo evolutivo, che desidera, anche per se stesso/stessa, decoro, bellezza, eleganza. Altrimenti la relazione, anche realmente affettiva (gli uomini si innamoreranno anche loro come noi, non è vero?), diventa un'abitudine fondata sul bisogno di un corpo da usare, oggetto di una soddisfazione maggiore (le donne non sono d'accordo) della masturbazione.
Significa che siamo davvero arretrati se l'uomo, soprattutto l'uomo, prostituisce se stesso percependosi come bestia inelegante e offende la propria dignità: Michelangelo ha ben sublimato in bellezza e umanità quel Davide che la Bibbia ci descrive guerriero crudele e sleale, stupratore legittimato dal potere. Ecco perché si dice che "la bellezza ci salverà".
Purtroppo l'umanità preferisce educare i maschi ad essere talebani.
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