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Studio o lavoro, è vera scelta?

Studio o lavoro, è vera scelta?

Strategie Private - Sono Anna, ho ventisette anni e sono laureata in architettura da due.

Melchiorri Cristina Domenica, 16/06/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2013

Sono Anna, ho ventisette anni e sono laureata in architettura da due. La scelta della facoltà è stata dettata dalla mia famiglia più che da una mia effettiva intenzione di fare l’architetto, mestiere che, anche volendo, non è poi così facile da trovare. Comunque, con fatica e scarsa convinzione, mi sono laureata. Ho svolto anche un’esperienza internazionale nell’ambito del progetto Erasmus, a Praga, e successivamente, sono andata in Inghilterra, lavorando come barista e baby sitter, per migliorare l’inglese. Ora però sono rientrata in Italia, ma il mercato del lavoro italiano mi pare ancora peggio di come l’ho lasciato. Non voglio fare l’architetto, ma neppure la baby sitter o la cameriera. Ora è la volta di mia sorella, che vorrebbe iscriversi a Lettere. Che fare?

Anna Comiti, Sesto San Giovanni (Mi)



Cara Anna, è veramente un peccato scegliere una facoltà universitaria solo per assecondare la famiglia, senza neppure porsi il problema del lavoro futuro. La scelta dell’università, a mio parere, non dovrebbe mai prescindere dagli sbocchi lavorativi, quelli desiderati e quelli realmente possibili. A te consiglio di fare un master in marketing e vendite, per avere qualche chances in più, anche grazie allo stage che farai in azienda. Molti giovani alle soglie della maturità si stanno ponendo lo stesso quesito di tua sorella. Amo la filosofia, ha un senso studiare e laurearsi per poi non trovare lavoro? O trovare lavori totalmente distanti dalle discipline per cui si è tanto faticato? E ancora, quali sono le facoltà che garantiscono un lavoro? Dobbiamo evitare le cosiddette lauree “deboli” cioè umanistiche, anche se amiamo la storia e la letteratura? La mia risposta è, purtroppo, sì. Teniamo le nostre passioni letterarie nella sfera degli hobby. Meglio una facoltà come lingue straniere, che offre sbocchi nel turismo ma anche negli uffici export delle grandi aziende, nazionali e internazionali. Quali lingue? Per i giovani, l’inglese va saputo come l’italiano, è imprescindibile. Poi russo e cinese, per chi vuol avere un plus da giocare.

E, soprattutto, grinta! Quella funziona in tutti i lavori.



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