Carpi a teatro - Promosso dall'Udi e dal circolo culturale Arci-Cabasso uno spettacolo su un tema ancora da approfondire
Ferraguti Isa Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2006
Perché tra il XV e XVIII secolo in Europa vennero messi a morte, secondo caute stime, 60.000 accusati e processati per stregoneria, di cui la quasi totalità erano donne? Chi erano davvero le streghe? Perché nella cultura greca antica appare l’opposizione netta tra un principio razionale ed uno irrazionale che sembra suggerire una opposizione tra maschile e femminile? Streghe è un viaggio alla ricerca di risposte ad alcune di queste domande, un viaggio che si snoda attraverso i millenni, dall’antica Grecia al nostro Cinquecento, da un passato primordiale ai confini con il Mito, fino ai giorni nostri. Presentato dal gruppo teatrale Arcoscenico con la regia di Milena Nicolini a Carpi (Mo) è un viaggio documentato da brani di grandi scrittori classici (Eschilo, Euripide, Aristotele, Apuleio) dalle ricerche di importanti studiosi contemporanei (C. Ginzburg, P. Di Gesaro, G. Galli, M. Gimbutas) e soprattutto dalle parole stesse delle “streghe” e dei loro persecutori, così come ci sono giunte attraverso i verbali dei processi e le opere che diedero una definizione del fenomeno come eresia, legata al culto del demonio e che regolamentarono la pratica inquisitoria e persecutoria. Lo spettacolo si articola in quattro quadri. Nel primo quadro assistiamo all’irruzione delle Menadi, seguaci di Dioniso, dio dell’ebbrezza, dell’estasi sciamanica, del passaggio tra la vita e la morte, dell’irrazionalità. Secondo Penteo, il re di Tebe, che tenta di impedire il culto sfidando il dio e che, per la violazione dei rituali segreti, viene sbranato dalla sua stessa madre nel furore della trance. I protagonisti di questa tragedia di Euripide sono destinati a ritornare secoli dopo: così ogni Menade è anche una strega del Cinquecento.
(Val di Fiemme, Modena), che racconta di voli estatici a raduni rituali molto simili alle orge di Dionisio; che via via trasforma la Signora del buon Gioco, fino a sostituirla del tutto col Diavolo, la cui rappresentazione quasi coincide con certi tratti e caratteri dell’antico Dioniso. Anche la morte di Penteo ritorna negli smembramenti rituali che le streghe raccontano, con un importante aggiunta che è la traccia di un culto antichissimo, diffuso dall’Europa all’Asia per la sopravvivenza oltre la morte: le ossa, rimesse insieme, ridanno la vita ad animali e uomini divorati, anche se spesso il divoramento del rito equivale ad una profezia di morte reale.
Nel secondo quadro una giovane contadina di tempi recenti viene iniziate dalle zie alle antiche arti delle guaritrici. Parallelamente vengono rievocati i misteri della Grande Madre, la dea primordiale che presiedeva al ciclo della creazione, della morte e della rigenerazione. Tradizioni e miti dell’Egitto, di Roma, della Grecia sono intrecciati insieme ai riferimenti del nostro tempo.
Nel terzo quadro dalla tragedia classica vengono le testimonianze di una società e cultura maschili che discriminano violentemente le donne e che hanno già cancellato o sovvertito i culti e la cultura legate alla Grande Madre. Tre eroine: Medea, Clitemnestra e Ifigenia parlano per tutte le donne. La prima è stata abbandonata da Giasone per ambizione, la seconda vede la figlia Ifigenia uccisa in sacrificio dal marito Agamennone per il buon esito della guerra di Troia.
Nel quarto quadro vengono presentati alcuni illuminati stralci di due celebri processi alle streghe: quello della Val di Fiemme (1505) e quello di Modena contro Ursulina (1539). Ogni parola dei protagonisti fu realmente pronunciata. Durante gli interrogatori queste donne, anche sotto tortura riescono a mantenere una grande dignità e sono capaci persino di cruda ironia verso gli ottusi persecutori.
Lo spettacolo lascia aperte molte domande: ad esempio intorno all’esperienza della trance; ai raduni notturni (se furono anche organizzati realmente oltre che ad essere vissuti nella dimensione della trance) intorno al tempo storico della persecuzione: se è connessa con il grande mutamento sociale e politico di quei secoli (tesi sostenuta da G. Galli). “Streghe” è solo un sasso gettato nello stagno. Nelle scelte gestuali, nelle vocali dei cori, nelle musiche, si è cercata la spontaneità dei corpi e delle voci di donne di oggi che fisicamente pensano la propria storia e di uomini di oggi che camminano al loro fianco. Per un meritato riconoscimento citiamo tutti gli attori: Silvia Nerini, Alessandra Nichelini, Maria Giovanna Vannini, Daniela Briganti, Daniela Dallari, Ilaria Nappa, Linda Mammi, Valentina Poppi, Maria Grazia Biondi, Alice Giliberti, Chiara Betelli, Manuel e Massimiliano Aravecchia, Francesco Vecchi, Sebastiano Panzanella, Enzo Francesca, Alessandro Bertesina, Ottavio Corradini.
(30 aprile 2006)
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