Egitto - Li chiamano Street children, sono i bambini di strada egiziani che vivono ai margini della società e che grazie alle attività di FACE possono sperare in un futuro migliore
Zenab Ataalla Domenica, 04/10/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2015
Il Cairo. “Non posso sopportare che i bambini soffrano” risponde così Flavia Shaw-Jackson a chi le chiede la ragione per la quale ha iniziato a lavorare con i bambini egiziani che vivono in povertà con le loro famiglie o da soli per strada. “Tutto è iniziato nel 2003, quando ho visitato 25 orfanotrofi nelle aree dimenticate di questa immensa città. Quando, senza paura, ho cominciato a parlare con la gente che popola le aree più povere per capire che cosa fare in concreto per loro”.
Sposata e madre di tre figli, Flavia da oltre dodici anni vive tra il Belgio e l’Egitto, dove con grande impegno e risolutezza è riuscita a creare FACE, l’associazione benefica belga-egiziana che si occupa della cura dei bambini più bisognosi e della quale è fondatrice. “Mi piace ricordare che la nostra organizzazione è nata in realtà il giorno in cui abbiamo seguito la riqualificazione vera e propria di due orfanotrofi già esistenti al Cairo, uno cristiano e uno musulmano, nelle zone di Kaliubeya e Zeitoun. Le condizioni di questi due orfanotrofi erano drammatiche. Rimasi scioccata per giorni. I bambini appena nati e salvati dalla strada venivano immersi nell’acqua fredda. I pannolini usa e getta venivano puliti e messi ad asciugare per essere riutilizzati. Le cose che mi colpirono furono i pianti, le urla e le cure inadeguate. Mi ricordo che un giorno presi in braccio un bambino piccolissimo che aveva ferite e cicatrici sul piccolo corpo e chiesi il motivo. Mi dissero che era stato abbandonato in strada dove era stato sbranato da cani e gatti. Ecco in quel preciso momento decisi che non avrei permesso che si ripetesse una cosa del genere”.
Secondo la recente indagine del Governo egiziano, presentata all’inizio dell’anno, sono circa 22 milioni i poveri in Egitto.Di questi circa 9 milioni sono bambini con un’età compresa tra 0 a 17 anni. Ma sono poco attendibili i dati che riguardano i bambini di strada che, come ricorda anche Flavia, si aggirano tra i 300mila ed il milione a seconda delle fonti. Proprio a questi ultimi sono rivolte le principali attività di FACE perché, rispetto agli altri bambini, sono soggetti a molti più pericoli, tra cui la violenza sessuale ed il traffico di organi. “Aiutare i bambini che da soli vivono per strada è difficile. Bisogna stabilire con loro una relazione che comporta anche dare delle regole. Ogni bambino viene seguito dai nostri operatori, sanitari e sociali, i quali lavorano giorno e notte per le strade, sotto i ponti, negli edifici abbandonati. Si cerca con molta pazienza di instaurare un rapporto di fiducia e duraturo che possa aiutarli a inserirsi di nuovo in una società che li ha abbandonati”.
Nonostante le difficoltà, tra cui l’aver intrapreso le procedure laboriose di registrazione come organizzazione non governativa in Egitto, Flavia Shaw-Jackson è riuscita a creare FACE grazie ai rapporti con il Ministero della Salute, il Consiglio Nazionale di Infanzia e la Maternità ed il Ministro degli Affari sociali egiziani. “Mi ritengo fortunata, sono una madre, una moglie con una famiglia sana ed ho la possibilità di aiutare i bambini più bisognosi grazie all’incontro le persone giuste al momento giusto. Ogni bambino aiutato mi spinge, ci spinge ad andare avanti per la nostra strada, nonostante tutto”. Al momento Face impiega 160 persone, tutte di nazionalità egiziana. I progetti in attivo ora sono sei e si snodano tra programmi di sviluppo infantile, programmi assistenziali per i bambini di strada e la formazione del personale all’interno degli orfanotrofi statali.
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