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Straordinarie imprenditrici comuni

Straordinarie imprenditrici comuni

Veneto - Una ricerca sull’imprenditoria femminile

Pennello Alessandra Domenica, 28/03/2010 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2010

Quali sono le peculiarità delle imprenditrice venete? È possibile leggere e rappresentare nella loro potenzialità le differenti modalità attivate dalle donne nell’esercizio d’impresa? Perché le imprese femminili sono piccole, rischiano poco e speculano poco? A queste domande risponde la ricerca che Regione Veneto (Assessorato al Bilancio e all’Imprenditoria Femminile e Giovanile e alle Pari Opportunità) e Fondazione Giacomo Rumor Centro Produttività Veneto hanno affidato all’Università degli Studi di Verona Dipartimento di Scienze dell’Educazione.

L’indagine dal titolo “Straordinarie imprenditrici comuni” e affidata alla responsabilità di Antonia De Vita dell’Università di Verona, attraverso la rielaborazione dei risultati di un questionario somministrato, gli approfondimenti in focus group e le interviste narrative individuali, ha voluto offrire una lettura che evidenziasse le specificità di genere.

Queste imprese rappresentano un tessuto produttivo e sociale da riconoscere e valorizzare. Le imprenditrici emergono come interpreti originali di un’economia che intreccia vita e lavoro, che concilia tali dimensioni in maniera non antagonistica, valorizzando e promuovendo legami sociali significativi ampliando il senso dell’economico. Viene preferita la piccola dimensione, che meglio di altre garantisce la possibilità di “esserci” all’interno del processo produttivo, mantenendo così viva la motivazione a continuare.

Le donne mettono passione nel loro lavoro, danno grande importanza alla qualità e la buon nome. Prevale “il fare da sé” per fare meglio, la scarsa fiducia negli altri – soprattutto negli istituti bancari – le costringe a mantenere basso il loro grado di innovatività.

Tempi di vita e tempi di lavoro si ricompongono in modo nuovo, dando luogo anche a soluzioni con le quali lavoro e famiglia si rafforzano reciprocamente.

Investire nelle donne, oneste, affidabili e grandi lavoratrici, con una grande influenza sociale sul territorio di riferimento, potrebbe essere prezioso, soprattutto in un momento di congiuntura economica come quello attuale.

Gli autori, pur privilegiando in questa ricerca le imprenditrici venete, sostengono che lo studio meriterebbe di approfondire anche le esperienze delle migranti, il cui protagonismo ed agire sociale ed imprenditoriali sta diventando significativo. Ci auguriamo possa presto diventare una realtà.

 



(28 marzo 2010)

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