Intervista a Fausta Guarriello - Il parere della Consigliera nazionale di parità circa l’impatto del provvedimento di detassazione degli straordinari sul lavoro delle donne
Cinzia Alitto Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2008
“Il provvedimento relativo alla detassazione degli straordinari va a favore esclusivo di chi può effettuare lavoro straordinario, pertanto oltre ad esserne esclusi i dipendenti pubblici (per espressa previsione del Governo), l’attenzione va rivolta da un lato a tutte quelle aziende che per politiche aziendali non richiedono il lavoro straordinario e dall’altro a tutti quei dipendenti che di fatto in azienda non ne svolgono ( e/o non possono svolgerne): le donne in primis”. Questo il commento a caldo della prof.ssa Fausta Guarriello, Consigliera nazionale di Parità a proposito della detassazione del lavoro straordinario e del documento elaborato dal gruppo di lavoro “Evoluzione del mercato del lavoro” delle consigliere di parità. “Le statistiche ci dicono che le donne, soprattutto quelle con figli piccoli, non effettuano lavoro straordinario. Ma non solo. Occorre menzionare, a tale proposito, anche i lavoratori atipici, i lavoratori delle aree del Sud, dove c’è poco lavoro, i lavoratori di alcuni settori merceologici (come quello tessile) e in generale tutti quei soggetti (ritenuti) meno disponibili e meno ’forti’ (anziani). Va, inoltre, considerato che l’Italia ha un tasso di occupazione femminile molto basso mentre quello maschile è in linea con la media europea. Siamo infatti, al penultimo posto nell’Europa con un tasso di occupazione femminile al 46,9 per cento. A marzo l’Eurostat e l’Oil (Organizzazione Internazionale del Lavoro) hanno diffuso i dati sull’occupazione femminile e l’Italia risulta spaccata in due. Mentre infatti nel Nord Italia l’occupazione femminile raggiunge il 57%, il Sud Italia si ferma al 31,2 % (in Francia arriva al 60,6 % e in Spagna al 55 %). Alla luce di quanto sopra, da una prima analisi, così come correttamente rilevato anche dal gruppo di lavoro “Evoluzione del mercato del Lavoro”, le ricadute del provvedimento di detassazione del lavoro straordinario non appaiono totalmente positive per il lavoro femminile potendo integrare, eventualmente, anche la fattispecie di discriminazione indiretta. In linea di principio, concordo con le proposte avanzate dal gruppo di lavoro a cui aggiungo la generale necessità di introdurre sempre nuove misure che possano incentivare l’occupazione femminile, sto pensando ad esempio, a nuove priorità nell'accesso per microcredito o ai Fondi comunitari finalizzati alla formazione continua., al perseguimento di politiche del lavoro efficaci e moderne volte a favorire l’accesso al lavoro di categorie svantaggiate. Per effettuare un’analisi che possa portare a considerazioni definitive ritengo opportuno, tuttavia, attendere il decorso del primo semestre stante la natura sperimentale e transitoria del provvedimento. La detassazione di premi e straordinari, infatti, verrà applicata ai redditi maturati tra giugno e dicembre dell'anno in corso, per poi diventare permanente con la Finanziaria per il 2009. Al termine di tale periodo, la verifica sui risultati potrà concretamente orientare i miei sforzi al fine di rimuovere ogni discriminazione di genere determinata da questo provvedimento. Non mancherò tuttavia, di rappresentare, sin d’ora, nelle sedi istituzionali deputate le proposte delle Consigliere volte a prevenire e impedire ogni ricaduta negativa”. Perché secondo lei continua ad esserci una così scarsa attenzione al lavoro femminile?
La scarsa presenza delle donne nel mondo del lavoro testimoniata dai dati statistici sopra citati, ci può far affermare che le donne appartengono accora, purtroppo, ad una minoranza. Minoranza di certo solo quantitativa, e non certo qualitativa, che ancora si traduce in uno scarso potere contrattuale. L’impegno mio e di tutte le Consigliere di Parità è, fra gli altri, quello di rafforzare la voce delle donne lavoratrici perché i diritti e le tutele necessarie possano trovare la giusta collocazione normativa. Nel merito, ritengo importante perseguire politiche del lavoro efficaci e moderne volte a favorire l’accesso al lavoro delle donne. Appare utile un approccio integrato alle politiche del lavoro volte alla realizzazione di nuove e incisive politiche di welfare che realizzino un potenziamento dei servizi alla persona, alle famiglie e tali da alleggerire i carichi domestici per le donne lavoratrici. Si tratta, quindi, di ripensare ad un sistema di welfare più favorevole nella piena consapevolezza del ruolo prioritario dell’istituto della famiglia e della donna che ne costituisce il perno”.
Detassare gli straordinari:
una discriminazione di genere?
Le Consigliere Mirella Guicciardi, Ornella Veglio, Gabriella Sberviglieri e Serenella Molendini hanno esaminato da un punto di vista di genere il provvedimento governativo sulla detassazione degli straordinari e le previsioni del suo impatto nelle condizioni di lavoro delle donne non si preannunciano positive. Riportiamo la sintesi delle riflessioni e delle proposte che il gruppo “Evoluzione del mercato del lavoro” ha elaborato ed indirizzato alla Consigliera nazionale di parità ponendole all’attenzione dei decisori politici e dei sindacati (la versione integrale del documento è su www.noidonne.org).
• le tante donne nel lavoro atipico non sono minimamente coinvolte dalla detassazione, anzi questa rende ancora più conveniente il lavoro atipico ponendo ancora di più queste lavoratrici in competizione con il resto del mercato del lavoro;
• detassare gli straordinari per renderli più appetibili significa porre la forza lavoro in gara per svolgere ore extra e dunque creare anche minor occupazione;
• gli straordinari, in quanto tali sono abbastanza imprevedibili e saltuari, e dunque mal si inseriscono all'interno degli orari di lavoro delle donne che sono da loro stesse progettati per conciliare lavoro di cura e professionale. I pochi asili nido non consentono un reale sostegno al lavoro delle donne e pagare una baby- sitter di emergenza ha poco senso perchè il costo equivarrebbe al salario orario detassato della lavoratrice madre, tenendo presente sia i livelli al di sotto dei quali c'è la detassazione, sia il fatto che i salari femminili sono in molti casi in fasce modeste;
• la detassazione può squilibrare i part-time, aumentando le richieste di ore ulteriori che, sebbene vincolate alla disponibilità personale, creano disagio se costantemente rifiutate;
• effetti negativi sull’occupazione femminile anche a tempo indeterminato e su quella delle lavoratrici del mezzogiorno, ovvero quei segmenti del mercato del lavoro che fanno meno uso degli orari lunghi;
• incidenza negativa sui contributi o meglio sul Trattamento di fine rapporto per le lavoratrici, proprio perché il compenso ha effetti indotti su istituti indiretti, perché il compenso entra nel computo della base di calcolo della pensione e quindi le donne subirebbero una penalizzazione.
Forse per eliminare tale discriminazione e promuovere l’occupazione femminile sarebbe stato preferibile:
• detassare la tredicesima in quanto salario di tutte e di tutti;
• aumentare i servizi per l'infanzia, magari privilegiando con rette più basse quelle tante donne atipiche che non possono neanche permettersi di pagare la retta e quindi abbandonano il posto di lavoro in seguito a maternità;
• garantire la copertura previdenziale sino a 40 ore, poiché le donne non possono usufruire dello straordinario sarebbe opportuno inserire un sistema di retribuzione “virtuale” nei limiti delle 40 ore settimanali per i rapporti di lavoro a tempo determinato e indeterminato, al fine di riconoscere la funzione della donna lavoratrice in un contesto di una società che diventa sempre più anziana che necessita di un contributo in famiglia per la gestione degli anziani e dei figli (es. se la donna lavora meno di 40 ore sarà necessario riconoscere alla stessa la copertura previdenziale sino al massimo di 40, per ottenere il beneficio ai fini pensionistici).
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