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Straniero nella sua terra

Straniero nella sua terra

Synagosyty - Un testo di Aram Kian e Gabriele Vacis che diverte, insegna e ammonisce a dovere

Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2008

Dietro il titolo strampalato di questo spettacolo che procede con comica leggerezza sul sentiero impegnativo dell’identità individuale, spiritosamente ingabbiato in una struttura geometrica severamente rigida di Roberto Tarasco, si dissimula il nome di un piccolo centro del Lombardo Veneto che spande arie di grande città, ma è afflitto da irrimediabile provincialismo. “Synagosyty” è la più recente realizzazione teatrale di Gabriele Vacis, un regista sempre giovane e ricco di idee. Nel suo racconto teatrale si assiste alla vicenda tragicomica di un cittadino italiano come tanti altri, ma afflitto da una differenza che lo ha assediato fin da ragazzino: la sua pelle non ha estratto la pigmentazione della madre romana, ma ha preso il colore olivastro del padre, un immigrato iraniano, che paralizzato da un mite sentimento di inferiorità ha sempre chiesto scusa a tutti e non è mai stato capace di farsi valere. Sarà stato solo per scherzare, ma la maestra lo chiamava “Gheddafi” quando frequentava le elementari e non ha mai trovato la complicità dei compagni più grandicelli che lo chiamavano “mezza sega”. E se gli sconosciuti gli indirizzavano sguardi obliqui di sospetto, gli amici lo hanno sempre trattato con sussiegosa benevolenza. Quanto alle ragazze, qualche attenzione distratta gliel’hanno accordata, ma poi seguiva rapido un ciao. Lui ha sempre lasciato fare. Straniero in una terra che gli ha dato i natali, ha studiato con impegno e si è applicato nel tentativo di fare della sua vita un’impresa solida e ha incontrato una donna che lo ha affiancato. Soltanto che il trattamento che gli ha riservato la cittadina settentrionale in cui vive è scadente e lui un autentico volo non lo ha mai spiccato. Per un riscatto resterà la speranza nella terza generazione in arrivo. Poi si vedrà.
Il racconto grottesco, arruffato ed efficace di un’integrazione fallita è interpretato da Aram Kian, autore del testo con Gabriele Vacis e vivacissimo attore della scuola di Paolo Grassi. Nel racconto che mette insieme adombra la sua stessa vita, irta di intoppi affrontati con titubanze e scoraggiamenti, ma tutto sommato vinti con pertinacia. Gli fa eco nei personaggi femminili Francesca Porcini, che profonde spontaneità, simpatia e impegno. Prodotto dal nuovo Teatro Regionale Alessandrino con il Teatro Stabile di Torino, sostenuto da un testo ben strutturato, brillante e ironico, e interpretato con funambolesca agilità dal protagonista, ‘Synagosyty’, che aveva già debuttato con successo a Valenza, diverte, insegna e ammonisce a dovere.
Rappresentabile ovunque - “per una persona, per mille o in televisione” – come ha detto gli autori, per tre settimane al Teatro Gobetti di Torino ricorderà divertendo che sopruso e discriminazione sono tratti sociali odiosi, sempre visibili e duri da estirpare.

(14 maggio 2008)

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