Intervista - Intervista alla Ministra per l’Integrazione On. Cecile Kashetu Kyenge. La sua “forza tranquilla” e gli stereotipi che con lei, africana, sono saltati
Gianguido PAGI Palumbo Domenica, 07/07/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2013
La multi etnicità, l’inter etnicità, il meticciato, sono fra le sfide più importanti e difficili del mondo contemporaneo e non certo solo in Italia. La crisi dei “modelli” ormai tradizionali di inter-azione fra popoli ed etnie in un solo Paese indicano la necessità di nuove frontiere della vita in comune e delle mescolanze inevitabili. L’Italia sta sperimentando, quasi senza accorgersene, un nuovo modello ibrido, ancora incerto e indefinito, di convivenza ancora “anarchica” che include uno strano mix di rigore giuridico e sua inapplicazione, di solidarietà e xenofobia, di coinvolgimento economico strutturale e sfruttamento, di accoglienza e rifiuto, di mescolanze e ghettizzazioni, il tutto sparso in aree diverse del Paese con politiche locali e comportamenti sociali molto differenziati. Il nostro paradosso comporta che effettivamente siamo molto “indietro” per l’impianto legislativo e siamo molto “avanti” per una diffusa capacità di adattamento sociale.
E in Italia che succede, fra cori negli stadi di calcio, omicidi folli e matrimoni misti? Che vuol dire oggi “essere italiani”? Esiste una relazione fra “sentirsi” italiani, “essere” italiani ed essere riconosciuti giuridicamente come “italiani-e”? Il dibattito pubblico che si è scatenato nell’ultimo periodo in Italia sul Diritto di Cittadinanza italiana per i figli di genitori “stranieri”, anche grazie alla Ministra Kyenge, è molto importante. Non si tratta solamente di votare una nuova legge sulla Cittadinanza, si tratta anche di verificare a che punto sia nel nostro Paese la coscienza, la cultura dell’identità di Popolo a 152 anni dalla nascita dell’Italia come Stato unico. Il problema dell’Identità collettiva di un Popolo e di una Nazione è davvero complesso e difficile da affrontare in un mondo sempre più intrecciato anche negli affetti, negli amori, nelle amicizie e in molte famiglie miste. In Italia dovremmo riuscire contemporaneamente a trovare presto soluzioni giuridiche più moderne e rispondenti ad una realtà oggettiva e influente ed al contempo però dovremmo promuovere un grande e lungo impegno educativo e socioculturale formativo (scuole e media) che ci aiuti a riscoprire le nostre antichissime radici meticcie per capire finalmente che siamo stati grandi e importanti per il mondo intero proprio perché gli esseri viventi meticci e ibridi sono molto più ricchi di energie e di risorse fisiche e mentali. Non si tratta quindi solo di accettare l’Altro che arriva sforzandosi di “integrarlo”, ma dobbiamo accettare prima NOI Stessi assieme ai così detti ALTRI. Con queste convinzioni e stato d’animo ho chiesto all’ On. Cecile Kashetu Kyenge, Ministra del’Integrazione (o dell’Inter-Azione come lei stessa vorrebbe definirsi), di rispondere a quattro domande per provare a conoscere un po’ meglio le sue idee e le sue intenzioni.
In Italia da quando è stata nominata Ministra per l’Integrazione è già stata intervistata molte volte e si sono scatenate polemiche di diverso tipo. Le sue tre priorità dichiarate sono: la abolizione del reato di Clandestinità, la Cittadinanza Italiana ai bambini nati in Italia, la modifica di ruolo dei Cie. Secondo lei in Italia i cittadini di origine straniera, gli-le Immigrati-e stanno peggio che in altri Paesi Europei (Francia, in Germania, in Spagna o in Inghilterra )?
È utile iniziare da una premessa fondamentale: il Ministero per l’Integrazione dovrebbe lavorare in maniera trasversale e collaborativa con altri ministeri di competenza su tematiche specifiche. Rispetto ai temi posti in essere, ad esempio, molti riguardano gli Interni. Il mio ruolo è quello di lavorare su punti precisi mediando ed aprendo al dialogo con tutte le parti politiche. Ogni paese, poi, ha un percorso storico migratorio specifico e a sé, quindi, le interazioni sociali e politiche riguardano la storia interna sia del paese stesso, sia delle ondate migratorie che hanno determinato in quel contesto l’applicazione di peculiari modelli e politiche d’integrazione: per questo motivo non si possono usare categorie qualitative come peggio o meglio nel confronto con l’Italia.
La sua nomina da una parte è una oggettiva novità storica per l’Italia (una Ministra di origini africane) che dovrebbe essere considerata un segnale di modernità assieme all’altra Ministra straniera alle Pari Opportunità-Sport e Giovani (Josefa Idem di origini tedesche), dall’altra c’è il rischio o la sensazione che il tutto diventi una “foglia di fico”. Cosa ne pensa?
Questo è certamente un momento storico e culturale importante per il Paese. Il cambiamento storico è già presente in Italia: la mia nomina, con quella della Idem, sono la conferma di un percorso di partecipazione politica all’interno delle istituzioni che è stato largamente condiviso e sostenuto: da qui non credo che si possa tornare indietro.
Siete state nominate Ministre per un Governo di coalizione di Destra, Centro e Sinistra. Due donne di origini straniere: ma una viene dalla Germania e non sta provocando reazioni negative e lei viene dal Congo e sta provocando grandi impressioni. Questo razzismo oggettivo in Italia che origini ha?
L’origine è probabilmente dettata dalla poca conoscenza delle altre culture in generale e in particolare, per ciò che mi riguarda, dal fatto che raccolgo in me simbolicamente una serie di stereotipi, che, ovviamente, per il ruolo istituzionale che rivesto stanno saltando: ritengo che questo sia un bene per la cultura del paese.
Da medico specialista, come vede il Servizio Sanitario in relazione ai 5 milioni di cittadini di origine straniera? Esistono dei problemi specifici di attenzione, di assistenza oppure i cittadini sono e dovrebbero essere considerati tutti uguali dalla Sanità italiana e dalle Asl regionali?
Per poter essere considerati in modo paritario non bisogna confondere uguaglianza con equità. Ogni cittadino necessita di attenzione: per essere “considerato uguale all’altro” si deve garantire parità di diritti e doveri per ciascuno. Nello specifico per i migranti bisognerebbe attivare un percorso di sensibilizzazione e corretta informazione sui servizi tenendo conto, inoltre, delle peculiarità dei bisogni degli anziani e di chi viene escluso dal sistema.
Credo che la forza, e spero anche l’efficacia, della Ministra Kyenge stia nel particolare abbinamento fra una forte determinazione e un approccio quasi chirurgico, scientifico, razionale ai problemi che si trova ad affrontare in un Governo oggettivamente anomalo ed in continuo equilibrio instabile. Lei sa che non può spingere troppo in alcune direzioni, sa che non può deludere, sa che vi sono spazi di mediazione e di cambiamento reale anche in ambiti giuridici. La sua calma (apparente?) e la sua fermezza stanno di fatto stupendo molti che non si aspettavano al Ministero dell’Integrazione di questo Governo, una donna, una donna di origine africana, una donna di origine africana dalla “forza tranquilla” (come il Presidente francese Mitterand fece battezzare la campagna elettorale del Partito Socialista nel 1981). La formazione, la storia di molteplici impegni sociali, politici e istituzionali, il suo carattere potrebbero e dovrebbero permetterle di ottenere comunque dei risultati e come lei stessa dice in una delle risposte “da qui non si potrà tornare indietro”. Anche se proprio la nostra storia antica, il nostro passato ci fa capire la nostra forza originaria meticcia.
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