Sabato, 14/08/2021 - Una compagnia teatrale popolare, specie se poggia, da sempre, le proprie basi sulla cultura e la civiltà locali – anche se non solo – entra a pieno diritto nella Storia del suo territorio, divenendone trama ed ordito: in sintesi, tessuto imprescindibile.
E’ il caso della Straferrara, fondata esattamente ed ufficialmente il 14 agosto del 1931 che, proprio oggi compie, dunque, 90 anni.
Nel 2001, per ricordarne il settantennale, venne pubblicato “I SETTANT’ANNI DELLA STRAFERRARA”, redatto da chi scrive, testo presentato, in prima istanza, durante il mese di Settembre del 2002, nell’ambito della XIX Settimana Estense e, in seguito, in altre prestigiose sedi.
L’opera, ‘in primis’ sicuramente commemorativa, intendeva colmare, in maniera creativa e puntuale, sia dal punto di vista contenutistico che formale, una lacuna nel panorama della storia letterario - drammaturgica dialettale e popolare ferrarese, come criticamente da più parti venne espresso, tra cui il noto regista estense Florestano Vancini.
Non casualmente esplicativo il sottotitolo, “Piccolo percorso tra storia ed immagini di una compagnia teatrale dialettale”. L’opera era nata, con il patrocinio delle istituzioni locali e dell’Associazione Stampa.
Il libro può, ancor oggi, aiutare a non dimenticare di ricordare i più validi teatranti locali dell’epoca e non solo: il 14 di agosto, come si diceva, la Straferrara compie 90 anni di egregio lavoro mai interrotto, nemmeno sotto i bombardamenti della guerra.
Ed una parte rilevante della bella cultura ferrarese è continuata, nel tempo, anche proprio grazie alla Straferrara ed anche all’intelligente passaggio di testimone, avvenuto nel 1967, quando la figlia di Spadoni, ‘Cici’ Rossana ed il marito Beppe Faggioli, subentrarono al fondatore, il cav. Ultimo.
Soprattutto a ‘Cici’, a tutt’oggi, si deve la vitale...immortalità della Straferrara – se si passa l’ovvio 'calembour' - specie dopo la scomparsa del compagno, avvenuta quasi 8 anni fa.
Decine e decine sono i ruoli interpretati da 'Cici' negli anni della sua infinita carriera, ma è forse al periodo degli anni 50 che, in qualche modo, lei ammette di essere più legata e di sentire più vicino, ripensando alle interpretazioni che le han dato le maggiori soddisfazioni.
Uno di essi è sicuramente quello di Veronica, la ’bigotta’di “Tre gati da patnàr – Tre gatte da pettinare”, di Augusto Celati.
Tra i quattordici ed i quindici anni, poco più che adolescente, subito dopo la guerra, aveva recitato in “Scampolo” dell’autore di fama nazionale Dario Niccodemi e in “A la partigiana”, di Alfredo Pittèri, autore locale, ma pure eclettico intellettuale futurista di fama oltreconfine; molto caro è, all’artista, il ruolo di Rossana (il suo stesso vero nome...), appositamente ideato per lei, allora diciottenne, sempre da Pittèri e, ancora, quello di Eva in “Al diàvul e l’è ’na fémna – Il diavolo è femmina” – citazione da un noto film di Cukor, del 1935, interpretato da Katherine Hepburn e Cary Grant, più che mai scritto ‘su misura’ per Cici dal ferrarese Werther Marescotti, visto che, poi, nessuna più lo interpretò.
Ma STRAFERRARA vuol dire anche Cinema: iniziano verso la fine degli anni 50 le prime apparizioni dei componenti della compagine: è del 1959, infatti, la loro partecipazione a “La lunga notte del ’43” di Florestano Vancini, tratto liberamente da “Una notte del ’43”, una delle “Cinque storie ferraresi” di Giorgio Bassani; il 1970 è la volta de “Il giardino dei Finzi Contini”, di Vittorio De Sica, ancora una volta liberamente trasposto dall’omonimo romanzo di Bassani, pellicola da cui lo scrittore, come per il precedente, volle prendere alcune distanze, essendo stato lui stesso sceneggiatore e, forse, proprio per questo critico nei confronti dei testi che dalle sue opere prendevano spunto.
Il 1971 fu la volta dello sceneggiato televisivo di Sandro Bolchi, “Il mulino del Po”, ripreso dall’omonima saga di Riccardo Bacchelli che vide tra gli interpreti un ancora grandissimo seppur a fine carriera, Ultimo Spadoni.
Quando la classe non è (mai) acqua!
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