Domenica, 24/02/2019 - Storia di una famiglia italiana (Alfia Milazzo)
Prologo: due giovani genitori hanno tre figli: uno di 4, uno di 2 anni e uno di pochi mesi.
Svolgimento: lui perde il lavoro. Vengono buttati fuori casa. Sono costretti a vivere in un auto, ma cercano continuamente una soluzione abitativa. Nessuna istituzione li aiuta.
Epilogo: scatta la segnalazione dei servizi sociali. I bambini, compreso il neonato, vengono assegnati a una casa famiglia. Costo 80 euro al giorno, totale 7200 al mese. La madre e il padre sono in comprensibile stato depressivo.
Se questa vicenda non la raccontasse lei, Alfia, che perfettamente conosce queste vicende, che le vede con i propri occhi, che si batte spesso inascoltata per evitarle ricevendo porte in faccia senza fare un passo indietro, non ci crederei.
Anche se non è la prima e, purtroppo, è solo una delle centinaia in giro per l'Italia dell'assurdo.
A che servono le case-famiglia? dovrebbero sostituire genitori ignobili e incapaci. Non genitori poveri e sfortunati.
Questo incredibile e nefasto sperpero di mezzi economici è colpa dell'assistente sociale, dunque?
Ebbene no, temo che sia troppo facile riversare su una sola persona, spesso rovinata dal burnout, la follia di questo intervento.
Questo intervento può averlo proposto, ma ordinarlo non toccava a lei.
Dietro la sottrazione di minori all'autorità parentale ci deve essere per forza l'autorità di un magistrato, anche lui iper-stressato e decisamente troppo occupato per scendere nei dettagli: ha preso atto di una situazione ed è intervenuto senza tante domande. Forse non ne aveva il tempo e, comunque, non avrebbe avuto l'autorità di ordinare allo Stato di offrire un alloggio e un sussidio a due sfortunati (e onesti) genitori.
Infatti non toccava certo a lui.
Ma allora a chi tocca?
Lascia un Commento