Calendario UDI - “Femminicidio” e “violenza sessuata” sono strumenti per controllare i comportamenti femminili e garantire il potere maschile: non è violenza comune ma violenza che mina all’identità del soggetto in quanto donna
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2008
Parte il 25 novembre da Niscemi, luogo in cui Lorena Cultraro, 14 anni, è stata uccisa da tre suoi “amici”, e si concluderà a Brescia dove Hiina Saleem è stata assassinata dal padre perché “colpevole” di non essere una buona musulmana, la “Staffetta di donne contro la violenza”, organizzata dalle donne dell’Udi per prendere pubblicamente parola contro il “femminicidio”. L’iniziativa che durerà un anno intero e attraverserà l’Italia sarà accompagnata dal Calendario UDI 2009 che raccoglie “le parole che abbiamo detto in questi anni, parole che si possono rintracciare nei documenti nazionali, ma anche nei comunicati delle realtà territoriali o nelle lettere di singole donne”. Il testo, curato da Ingrid Colanicchia, e tradotto in italiano, arabo inglese, francese e rumeno ripercorre le esperienze dell’UDI degli ultimi anni e sottolinea con forza le parole che non si vogliono pronunciare: “femminicidio”, “violenza sessuata”. Una violenza che “eletta a strumento col quale moderare e controllare i comportamenti femminili per garantire il mantenimento dell’ordine patriarcale e dunque del potere, non è violenza comune ma violenza che mina all’identità del soggetto in quanto donna”.
La parte grafica del Calendario, in armonia con lo scritto, è tutta incentrata sul corpo femminile. Le rappresentazioni metafisiche, realizzate da Carla Cantatore, emozionano nella loro glacialità; sono corpi femminili raffigurati come manichini che “rappresentano guscio e armatura piuttosto che sostituzione della carne, sono a difesa della fragilità del nostro corpo.(…) quel collo è una sorta di cornucopia e da quella si eroga, si distribuisce, si dona la grande energia che può essere materiale o spirituale ma è quella che specialmente viene dalle donne”. “Hina e Lorena siamo noi”. Le tragiche vicende delle due donne diventano la parola d'ordine che definisce il paradigma della violenza sulle donne ma le ragioni del femminicidio che avvelena il nostro pianeta si ravvisano nella dichiarazione di F. Pala alla Scuola Politica dell’UDI 2008: “Le antiche domande, amore e bellezza, risultano così dolorosamente in – castrate dentro strutture sociali e culturali dominanti che le donne vivono con fatica. Il corpo di donna si trova a muoversi, crescere e agire in un ambiente che è chiaramente ‘informato’ allo sguardo maschile”.
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