Società/ Contraffazioni dei medicinali - In futuro avremo farmaci con l’etichetta radiotrasmittente, per combattere un mercato in crescita che mette a rischio la salute dei consumatori
Conti Viola e Roberto Trefiletti Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2005
Uno studio realizzato nel giugno 2000 dal Centre For Economics and Business Research (CEBR) per conto del Global Anti-Counterfeiting Group (GACG) indica che il calo medio annuo dei profitti nel settore farmaceutico, conseguente alla contraffazione, è pari a 292 milioni di euro.
Le medicine contraffatte, infatti, rappresentano nel mondo una percentuale compresa tra il 5 e l’8%. Questi dati, raccolti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, hanno fatto riflettere l’Autorità USA Food and Drug Administration (FDA) che ha dato il via all’adozione, entro il 2007, di etichette RFID. Sono etichette radiotrasmittenti che contengono un tracciato numerico studiato, attraverso i codici a barre, il quale è univoco per ogni singola confezione. Questo permette di sapere in ogni momento da quale stabilimento proviene il farmaco e che strada ha fatto per arrivare in una determinata farmacia. Quindi, con un semplice “Chip” nessuna confezione potrà essere venduta se non avrà l’etichetta elettronica. La trasparenza del processo, “tracciabilità”, arriverà al singolo consumatore, che inserendo nel portale Internet il codice stampato sulla confezione acquistata, potrà sapere se effettivamente il preparato è uscito o no da quella fabbrica.
La sfida dell’RFID, a partire della seconda metà di quest’anno, è quella proprio di immettere “l’etichetta intelligente” nel mercato europeo, soprattutto nella grande distribuzione e, quindi, su tutti i prodotti di largo consumo.
Un rischio per la salute del consumatore. Negli ultimi tempi si sono intensificati i messaggi inviati ai consumatori, tramite e-mail, in cui si offrono in “libera vendita e senza la richiesta della prescrizione medica” alcuni farmaci, quali il Viagra, gli ansiolitici, etc. Ricordiamo che la vendita dei farmaci, tramite Internet, è vietata nella quasi totalità degli Stati dell’Unione Europea e in Italia le categorie di medicinali attualmente acquistabili si possono suddividere in:
farmaci etici: comprendono medicinali come gli antibiotici, oppure farmaci destinati alla cura di malattie croniche e sono acquistabili solo su prescrizione del medico;
farmaci di automedicazione: sono definiti comunemente come medicinali da banco e possono essere acquistati senza ricetta medica e rientrano tra i prodotti pubblicizzabili liberamente.
Nell’acquisto via Internet queste distinzioni si annullano e decadono, quindi, le garanzie offerte da un preventivo controllo medico, sulle necessità e il dosaggio di un farmaco.
I pericoli che corrono i consumatori sono notevoli: i medicinali ricevuti possono essere scaduti, mancanti del foglietto illustrativo, oppure contenere informazioni lacunose e carenti rispetto ai rischi che si corrono nel loro utilizzo, oppure informazioni scritte in una lingua straniera sconosciuta al destinatario.
Se consumatore che acquista un farmaco tramite Internet avesse reazioni secondarie, anche di grave entità, non ha diritto di ricorrere legalmente contro il produttore del farmaco e neppure contro il medico che lo ha prescritto.
Altro rischio, oggi sempre più presente, è quello di ricevere un farmaco contraffatto, quindi duplice danno: per l’esborso di denaro per cure inesistenti e per la salute del consumatore.
In Italia le stime indicano oltre 130.000 confezioni sequestrate di farmaci contraffatti: circa il 4 per cento di essi riguardano dei “plagi”, ossia farmaci apparentemente in tutto e per tutto identici agli originali. In Europa il 10 per cento dei farmaci immessi sul mercato sono contraffatti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso noto che in alcuni stati africani ben il 60 per cento del mercato dei farmaci risulta contraffatto.
Una delle ragioni per cui il consumatore ricorre all’acquisto di farmaci tramite Internet è sicuramente quella derivante dall’aumento del prezzo delle confezioni. Per tale ragione Intesaconsumatori, di cui Federconsumatori fa parte, ha chiesto al Ministro della Sanità di aprire un tavolo di confronto fra le parti per capire come mai molti farmaci di uso comune hanno prezzi maggiorati rispetto agli altri paesi europei, onde ottenerne la diminuzione, come già avvenuto nella vicenda del prezzo del latte in polvere per i neonati.
Il mercato fiorente dei farmaci “falsi” nel mondo. L’Oms ha lanciato l’allarme: sul mercato mondiale un medicinale su 10 è falso e il 30% proviene dai paesi sviluppati. Un mercato in continua crescita come dimostrano i sequestri nel 2001 da parte degli uffici doganali dell’UE stimati per il 2001 in circa 4 milioni di scatole e confezioni di medicinali, pari a quasi il 10% degli oltre 42 milioni di oggetti falsi bloccati alle frontiere. Un fenomeno che desta attenzione ma che non è abbastanza conosciuto dai cittadini, che non sanno che la contraffazione genera un danno economico per oltre 2 miliardi di euro e la perdita media di 17 mila posti di lavoro all’interno della Comunità europea. Il farmaco più copiato è risultato essere il Viagra seguito da antibiotici, analgesici, ormoni e farmaci anti-malaria. Tutti farmaci che hanno controindicazioni e che, se ulteriormente manipolati nella loro composizione, possono causare anche la morte dei pazienti. E’ il caso del farmaco anti-malaria che in Nigeria ha portato al decesso di molti ammalati, o di quello antiasmatico in commercio in Cambogia. Paesi poveri dove il fenomeno dei farmaci falsi, fino a pochi anni fa, riguardava ben il 60-70% dei medicinali in circolazione. Attualmente, dal 2004, la percentuale è scesa al 35% grazie all’intervento dei governi dei paesi coinvolti che hanno aumentato i controlli. I paesi africani rimangono però ancora gli stati leader nel consumo dei falsi, cui segue il Brasile che copre circa il 30% del mercato per un complessivo 65% dei casi di contraffazione di medicinali imputabili ai paesi in via di sviluppo.
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