Login Registrati
Stereotipi alla ribalta

Stereotipi alla ribalta

Noiuomini/2 - Un comico ‘femmina-dipendente’ e maschilista innocuo. Intervista a Dario Cassini

Dalla Negra Cecilia Lunedi, 11/04/2011 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2011

“Inabilitate al pagamento”, frequentatrici di “corsi di terrorismo pre-matrimoniale”, tendenzialmente isteriche, definitivamente incomprensibili. È il ritratto che Dario Cassini - comico di lungo corso che ha fatto dello stereotipo femminile la chiave di successo per la propria ironia -offre dal palco di “Colorado Café”. Un percorso a ostacoli che si conclude con l’assunto: “Se le donne vengono da Venere la domanda è: perché non ci sono rimaste?”. Lo incontriamo, questo “maschilista innocuo”, al Teatro Parioli di Roma, dove è in scena con il suo ultimo spettacolo, “Passerotto puoi andare via”.



Approfittatrici, doppiogiochiste, di facili costumi. Pronte a prosciugare patrimoni faticosamente costruiti da uomini che lavorano. Credi davvero che le donne siano come le descrivi?


Ma ti pare? Io, che sono fidanzato e con un complesso di Edipo che ci pago sopra l’Ici? La verità è che, come la maggior parte degli uomini, sono femmina-dipendente sotto tutti i punti di vista. Ho analizzato a lungo il rapporto uomo/donna, constatando l’incapacità di fondo tra uomini e donne di concordare su qualsiasi argomento. Allora baso la mia ironia sull’esasperazione ironica di un’iperbole che mi permette di costruire una comicità inoffensiva, che diverte per prime le donne. Credo si capisca che i miei spettacoli sono dedicati a voi, e che alla base c’è l’essersi rivolti alla donna anima e corpo. Se facessi la stessa cosa con gli uomini non funzionerebbe: loro non hanno la vostra autoironia, non lo troverebbero affatto divertente.



Non ti pare però di prestare il fianco ad uno stereotipo non solo femminile, ma del rapporto uomo/donna, non più attuale e slegato dalla società in cui viviamo?

No, io non credo che si tratti di stereotipo. Non me ne vergogno né faccio un passo indietro. È ovvio che ci sono donne che lavorano - che sono insieme madri, amanti, mogli, amiche e hanno un ruolo impegnativo nella società - che non corrispondono a questo genere di modello. Ma è altrettanto vero che all’interno del rapporto esistano ruoli prestabiliti, e che ci sia ancora una larga maggioranza di donne che continua a preferire la sicurezza di un uomo più grande e più ricco. Ed è clamorosamente sbagliato. Magari sono le stesse che danno per scontato lo sbilanciamento economico da parte maschile nella coppia, o che le venga regalato un fiore. Dentro ognuna di voi c’è il limite che io tiro fuori, quello che racconto si basa sul fatto che il bello è bello, non fa ridere. Lo scomodo invece sì. In questo spettacolo ad esempio teorizzo che la donna, prima di nascere, sia inabilitata al pagamento. Ecco perché noi maschi siamo condannati ancora oggi alla figura, un po’ datata, del cavaliere. Ma quando mai uno che si chiama ‘cavaliere’ ha fatto qualcosa di buono per le tasche degli italiani?!



È un errore attribuibile alle donne anche la produzione di un modello negativo che le riguarda?


Se ci riferiamo alla situazione attuale senza dubbio dipende da un sistema di dominio prodotto ed esercitato dal maschio, ma la responsabilità di accettare lo stato di cose e scegliere di offrire i propri favori per ottenere qualcosa in cambio è anche femminile. La scorciatoia è sbagliata sempre, anche quando parliamo di quote rosa. Non bisogna imporre la parità, ma conquistarla. A volerlo, basterebbe un attimo.



Esiste secondo te un dover essere per l’uomo di oggi, costretto ad una certa dose di machismo per esprimere la propria mascolinità?


Credo che questo dipenda molto dalle stagioni della vita. Naturalmente a 44 anni sei un uomo diverso, smetti di fare di te stesso un simbolo per accontentare le generazioni precedenti o insegnare qualcosa a quelle future. Capisci che esistono parametri sbagliati, ma per farlo è necessario aver conosciuto e sperimentato molto. E bisogna sapersi adeguare ai tempi che cambiano. Possibile che nel 2011 tutto si sia evoluto tranne il modo di vivere il rapporto di coppia? La verità è che ho successo perché ironizzo su una cosa complicata: il rapporto sentimentale è un lavoro per il quale non si viene pagati, non si hanno avanzamenti di carriera e non si può studiare per prepararsi.

Esistono modelli imposti da una parte e dall’altra, sta a noi capire che non è più possibile percorrere lo stereotipo e ribaltare le cose.

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®