Lunedi, 23/05/2011 - In occasione di “stereotipa”, le artiste aderenti al "Movimento Artisti Arte per” hanno voluto dare un forte segnale, contrario all’uso strumentale dei messaggi pubblicitari, mostrando come la pubblicità possa essere invece un veicolo di trasmissione utile a tutti.
Ognuna di loro ha realizzato un' opera, contro quegli stereotipi che troppe volte strumentalizzano in maniera non idonea la comunicazione. Messaggi, che sfruttano la pubblicità usando una forma ben specifica, quelle persuasiva, che mira ad influenzare le valutazioni ed i comportamenti, facendo leva sull'emotività e sulle pulsioni più elementari degli individui, piuttosto che informare.
Artefici dei manifesti "e adesso… pubblicità!" sono le artiste Carla Cantatore, Eleonora Del Brocco, Stefania Di Lino, Venera Finocchiaro, Giovanna Gandini, Elisabetta Piu, Marialuisa Ricciuti e Simona Sarti
Un vecchio poster in cui si propone un corsetto intessuto con fili elettrici per rinforzare il busto mette bene in evidenza come da sempre la pubblicità abbia spesso avuto come primo obiettivo lo sfruttamento dell'ignoranza (e della vanità) per proporre oggetti inutili, quando dannosi
Marialuisa Ricciuti
Titolo: Pantomima dell'inganno
L'unica scelta consiste nel farci comprare acqua tossica con bolle o acqua tossica senza bolle
Simona Sarti
Titolo: Non omologato
Una sfilata di uomini in taulier, in immagine specchiata. Per spiegare che il riconoscimento dell' abitus non si trova negli stereotipi, ma nella rappresentazione del maschile e femminile che è in ognuno di noi. Ovvero ciò che possiamo indossare. Ed allora non dobbiamo prostituirci di fronte all'omologazione da qualunque parte ci venga richiesta.
Elisabetta Piu
Titolo: “canoni di bellezza”
Il lato estetico è inoppugnabile
Eleonora Del Brocco
Titolo: In principio era solamente dio e aveva la barba...
Donne sedute, sdraiate,vendute,marchiate
donne bruciate,streghe, stregate, segregate, sfregiate
donne belle, donne vendute, donne acquistate
e sempre, dico sempre solamente usate.
Venera Finocchiaro
Titolo: Pubblicità palestra “Forti”
La pubblicità è negli occhi di tutti in qualsiasi momento della giornata, assillante e persistente la vediamo mentre corriamo al lavoro o durante una rara passeggiata, al cinema, sulle riviste, sui quotidiani, l’ascoltiamo alla radio in macchina...
Noiosa, banale, a volte troppo spigliata, spesso arrogante.
Per la sua onnipresenza, insieme a Dio e alla televisione, è una delle poche cose che possiede il dono dell’ubiquità.
IN-VA-DEN-TE
Raramente ci sorprende piacevolmente con delle intuizioni geniali.
Difficile da progettare: lancia il messaggio in una immagine che deve, in un istante, essere colto, letto, capito, accettato e memorizzato.
E proprio per questa sua incombenza, diventa fatalmente un esempio ed entra, a volte, nel linguaggio comune con i suoi slogan.
Dunque “educativa” o “diseducativa”, e sappiamo bene che parte assume la donna nelle immagini pubblicitarie: bamboccia o bambolina, sempre sorridente, snella e bella, sia che venda carta igienica che una macchina, il nudo è costante, le pose equivoche.
Il manifesto pubblicitario della PALESTRA “FORTI”, inizia una fantomatica campagna a favore di una integra sicurezza del mondo femminile che spesso, di questi tempi, viene assalito e, purtroppo, in tutti i sensi.
Stefania Di Lino
Titolo: "Malattia d'amore"
Anoressia e bulimia, nella nostra società tecnologica portatrice di grandi infelicità, sono malattie in vasta espansione trangenerazionale.
I media continuano a proporre modelli femminili irrangiungibili, perchè irreali, corpi ritoccati al photoshop o devastati dalla chirugia plastica.
Gli stilisti di moda, ma anche la televisione, come demoniaci "vate", dettano canoni di bellezza che mortificano il corpo delle donne, esaltanto solo gli abiti che loro creano. Usano le modelle come stampelle anoressiche, inducendole, di fatto, a limitare l'assunzione di cibo. Alcune arrivano alla morte, pur di somigliare agli scheletri che vengono proposti come "belli". Di contro il cibo, oggi fonte diretta di gratificazione immediata, produce, anche attraverso il "fast-food", obesità anche tra i più giovani. Cibo come sostituto di amore.
Carla Cantatore
Titolo: Arance D.O.C.
Come proporre un corpo di donna sensuale in un modo che nello stesso tempo non offende ma esalta il corpo della donna e concentra l'attenzione sul prodotto reclamizzato e sulla mano che lo porge senza possiblilità di equivoci.
Veritiero in quanto la vit.C nella arance c'è al di là di ogni dubbio.
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