Emilia Romagna - Iniziative della Regione: campagna donazioni del sangue cordonale, fondo per la non autosufficienza, Osservatorio sul fenomeno migratorio.
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2007
Donazioni di sangue cordonale: un gesto per aiutare la ricerca
La Regione Emilia-Romagna ha lanciato una campagna di sensibilizzazione finalizzata alla donazione del sangue cordonale. L’iniziativa si rivolge alle future mamme, invitate a compiere un gesto gratuito, ma di grande utilità: dare l’assenso al prelievo del sangue che resta nel cordone ombelicale dopo la nascita del bambino.
“Assieme a una nuova vita nasce una possibilità di cura. Dona il sangue del cordone ombelicale” è lo slogan della campagna, il cui obiettivo è rendere disponibile per la cura e la ricerca il sangue che, normalmente, viene scartato insieme alla placenta. L’utilità di questo sangue sta nella sua ricchezza di cellule staminali, in grado di generare globuli rossi, bianchi e piastrine: tale caratteristica lo rende risorsa preziosa per i trapianti in bambini e adulti di basso peso affetti da malattie del sangue e del sistema immunitario. Il sangue cordonale, infatti, è la terza fonte di cellule staminali dopo il midollo osseo e il sangue periferico.
Il gesto richiesto alle neo mamme non comporta nessun rischio né per le donne stesse né per i loro piccoli, poiché il sangue viene raccolto dopo la recisione del cordone ombelicale.
Una volta prelevato, il sangue, contenuto in sacche, è trasferito per essere analizzato, classificato e conservato nella “banca regionale del sangue cordonale”, attiva presso il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, da cui si provvede alla distribuzione verso i vari centri trapianto della regione. Tutte queste operazioni, dalla donazione fino alla distribuzione, avvengono sotto la garanzia della stretta osservanza di procedure contraddistinte da criteri precisi di qualità e di trasparenza.
Come si diventa, dunque, donatrici di sangue del cordone ombelicale? In modo estremamente semplice e ben illustrato nelle 5mila locandine e nei 60mila opuscoli stampati dal Servizio sanitario regionale e distribuiti in ospedali, Consultori, sedi Ausl, Urp, portinerie, Centri unici di prenotazione, ambulatori di pediatri e medici di famiglia, sedi di associazioni di volontariato: durante la gravidanza, le donne possono rivolgersi direttamente agli operatori del reparto di ostetricia scelto per il parto: da loro, oltre che dal proprio ginecologo di fiducia, si potranno ottenere tutte le informazioni utili.
Fondo per la non autosufficienza, via libera dalla Commissione
Più la persona non autosufficiente resta all’interno del proprio contesto familiare, più sono garantiti il suo benessere e la sua serenità. Ma per ottenere questo risultato occorre creare una rete di servizi a supporto della persona stessa e della sua famiglia.
Il sostegno alla domiciliarità è l’obiettivo primario del programma triennale per l’utilizzo del Fondo per la non autosufficienza della Regione Emilia-Romagna, che dispone, per il 2007, di 311 milioni di euro, cui si aggiunge la quota derivante dalla Finanziaria del Governo, 100 milioni (200 milioni di euro invece sono invece i soldi statali previsti per il 2008 e il 2009). La domiciliarità viene sostenuta in modo diretto e indiretto, attraverso il potenziamento dei servizi, il supporto alla rete familiare, alla comunità, il tutto con l’obiettivo di mantenere il più a lungo possibile chi non è autosufficiente nel suo contesto abituale, a casa sua.
In questa ottica si legge l’intenzione di sviluppare l’assistenza domiciliare integrata, sanitaria e sociale, il programma di aumenti degli assegni di cura per gli anziani, la formazione per le assistenti familiari (chiamate in gergo “badanti”) per le quali si prevedono anche punti di ascolto e sportelli di consulenza, il potenziamento di servizi preziosi come il telesoccorso e la teleassistenza (gestiti anche con l’apporto del volontariato), il “portierato” e il “custode sociale”, questi ultimi frutti fecondi dello sviluppo delle reti di solidarietà sociale.
Per chi necessita, invece, di maggiore assistenza, continuerà lo sforzo in corso per abbassare la compartecipazione alle spese “alberghiere” nelle case protette, in modo da andare incontro soprattutto ai redditi più bassi, senza dimenticare la previsione di ricoveri temporanei per le famiglie che assistono a domicilio i loro anziani ma hanno bisogno di periodi di sollievo.
In Regione più residenti dall’Est Europa
Nuovi emiliano-romagnoli, il boom viene dall’est. Secondo il settimo rapporto dell’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio della Regione Emilia-Romagna, aggiornato al 31 dicembre 2006, i flussi più abbondanti sono quelli provenienti dall’Europa orientale, Ucraina, Romania e Albania in testa.
Tra il 2001 e il 2006, infatti, il numero di immigrati originari di questi tre Paesi è cresciuto rispettivamente del 1500, 500 e 170 per cento. Più contenuto, invece, il tasso di crescita degli asiatici (soprattutto Cina) e degli africani (Marocco e Tunisia in modo particolare).
Buone notizie sul fronte dell’integrazione: sui 289.013 residenti al 1° gennaio 2006, oltre 65mila, un quarto circa del totale, disponevano già della Carta di soggiorno ottenuta da chi risiede nel nostro Paese da cinque anni.
Sul fronte del lavoro, i dipendenti stranieri extracomunitari rappresentano ormai il 12,5% del totale degli occupati in Emilia-Romagna. Su quello scolastico, la crescita è consistente nella scuola dell’obbligo, dove i bambini stranieri sono arrivati al 9,5% del totale, e anche nei nidi (7%) e nell’università (4%).
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