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Stabilità o “incertezza”?

Stabilità o “incertezza”?

Strategie private - Se la scelta è tra ricominciare da capo e la sicurezza di un'assunzione...

Melchiorri Cristina Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2008

Gentile dottoressa, sono torinese e mi sono laureata 3 anni fa in Scienze della Comunicazione.

Subito dopo la laurea, grazie ad una conoscente, ho cominciato uno stage in una società di PR di Milano, nella quale ho affiancato la responsabile dell’ufficio stampa con una retribuzione (misera) di € 500 al mese.

Dopo lo stage sono stata confermata con un contratto di collaborazione a progetto, al quale sono seguiti vari rinnovi, e corrispondente aumento della retribuzione a circa € 1.000 mensili.

Da un anno circa, mi sono state affidate sempre più responsabilità e ho potuto ampliare le mie conoscenze e la mia esperienza. Anche il compenso di conseguenza è aumentato, ed oggi ricevo circa € 1.500.

Il lavoro di per sé è molto stimolante e la mia condizione di “pendolare” non mi è mai pesata, anche perché il successo delle mie attività è ben ricompensato dai complimenti che ricevo e che rappresentano una bella soddisfazione.

Le molte ore che dedico, oltre il mio orario, per seguire i progetti di clienti fra cui la preparazione di eventi, la redazione di comunicati e la necessaria presenza alle manifestazioni, aumentano e non sono retribuite.

Ora mi vorrebbero assumere, per regolarizzare il rapporto di lavoro e perché riconoscono che “sono una persona valida” … lo stipendio netto che andrei a percepire è di € 1.100.

Ma come? Dopo 3 anni in cui sono sempre stata “responsabile”, “efficace nelle relazioni”, “competente” ecc., non merito neanche di essere assunta con lo stipendio che percepisco attualmente? Consideriamo che la cifra che prendo adesso, anche se in collaborazione, è di € 400 più alta quella che andrei a prendere una volta “messa in regola”. E per fortuna abito ancora dai miei, altrimenti non saprei come “sbarcare il lunario”. Le pare possibile?

Il mio primo impulso è stato di cercarmi un altro lavoro, ma il pensiero di dover ricominciare daccapo in una nuova azienda mi frena molto e poi c’è anche il fatto che ho costruito rapporti positivi con i miei colleghi. Cosa dovrei fare adesso? Continuare con l’“instabile” contratto di collaborazione o accettare l’assunzione alle loro condizioni che, per il momento, non sono negoziabili?



Lettera firmata





Cara lettrice,

purtroppo ho dovuto fare qualche taglio alla tua lunga lettera. Mettiti pure a tavolino e “fai il punto della situazione” come si suol dire.

Ci sono persone che per la “sicurezza” accettano anche retribuzioni non completamente adeguate ma che sono certe nel tempo.

Con l’assunzione, avresti accesso ad una serie di “tutele” che allo stato attuale non hai. I contributi vengono versati e cominci ad accantonare il fondo per la pensione, inoltre il TFR che matura quando cambi lavoro ti viene corrisposto come liquidazione. I giorni di ferie e di malattia sono retribuiti. Se subisci un infortunio, l’assicurazione risponde e anche la maternità è tutelata.

Altre persone invece vogliono essere riconosciute economicamente al massimo della loro possibilità, anche se questo significa avere una libera professione o un contratto “incerto”. Prima di tutto devi capire qual è la tua “capacità di rischio” e quali sono i progetti che hai nell’imminente. Se nei tuoi progetti c’è la costruzione di una famiglia è chiaro che la sicurezza sarebbe quella da perseguire, se invece ti sei data il tempo di crescere professionalmente allora puoi puntare sul ricavare al massimo da un punto di vista economico. Buona fortuna!





(12 marzo 2008)

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